diversità

now browsing by tag

 
 

“I Paesi dei Tuttiuguali”

La fiaba dei paesi dei TUTTIUGUALI è stata inventata dagli alunni della quinta di Maresca durante le ore di materia alternativa insieme all’insegnante.

Nella storia vengono affrontati i temi dell’inclusione, dell’uguaglianza, della diversità, del rispetto dell’altro nella convinzione che la diversità sia una ricchezza e un bene per l’umanità.

Il racconto è stato successivamente condiviso con il resto della classe e con la quarta. Con l’aiuto di tutti i bambini è stato rappresentato durante la festa di fine anno.

 

I paesi dei Tuttiuguali

Capitolo 1

Esordio

Un tempo esistevano al mondo i paesi dei Tuttiuguali.

In ognuno di questi paesi i bambini che nascevano erano uguali al loro genitore.

Un bambino/bambina poteva già vedere come sarebbe stata/o da adolescente, da adulto/a e da anziana/o perché era identico/a al fratello/sorella, al babbo/mamma e al nonno/nonna.

C’era il villaggio di “Moltomoltogrande”, quello di “Piedino”; c’era la città “Bianca” e la città “Quella”…

In ogni città tutti svolgevano lo stesso mestiere e vestivano nel medesimo modo.

Capitolo 2

I quattro paesi

Nel paese “Moltomoltogrande”, somigliante ad una città, si coltivava il Frutto del Tiritaka dal quale si raccoglievano pannocchie giganti e dalle quali si ricavavano i pop corn, il cibo nazionale del paese. Si praticava la FORMULA 10 e ci si vestiva in modo molto sportivo.

Nel paese di “Piedino”, sorto nella pianura ai piedi della montagna, si mangiava il “ Fangillo”, una pianta della quale si potevano utilizzare tutte le parti, dalle radici ai frutti. Era un paese nel quale si praticava la puntualità e si rispettavano assolutamente gli orari: ci si alzava alla 7.30, si pranzava alle 12.3 e, si faceva la merenda alle 17 in punto. La cena era esattamente alle 20.00, il cinema alle 10.00 e poi tutti andavano a letto alle 11.45.

Nella città “Bianca” nevicava sempre. Era molto freddo e lo sport principale era lo sci. Gli abitanti di questa città mangiavano sempre minestra calda, passavano le serate in gruppi davanti ai caminetti e gustavano grandi tazze di cioccolato caldo.

Nella città “Quella” era tutto costruito sul pendio di una montagna altissima. Ogni giorno alcune macchine estraevano dalle cave minerali. Nel frattempo gli abitanti si dedicavano al divertimento: andavano al cinema, facevano sport e ballavano.

Capitolo 3

Eguaglianza estrema

Col passare del tempo gli abitanti dei paesi iniziavano a stancarsi di tuta questa UGUAGLIANZA, di questo mondo sempre uguale UGUALE, dove tutto si svolgeva NELLO STESSO MODO; cominciarono a dubitare che mangiare sempre lo STESSO CIBO, fare tutti lo STESSO MESTIERE, vestirsi tutti allo STESSO MODO, giocare e divertirsi con i SOLITI PASSATEMPI, conoscere gli altri perché IDENTICI A SE STESSI… fosse realmente piacevole e positivo.

Fu così che gli abitanti dei vari paesi cominciarono a spiarsi l’un l’altro per scoprire le tradizioni, i divertimenti, i cibi del prossimo.

Questi goffi tentativi però non provocarono altro che zizzania e tensione tra gli abitanti dei paesi perché i confini erano così controllati e protetti che ogni intromissione era scoperta e irritava infinitamente chi era controllato. Insomma tutti desideravano scoprire quello che facevano gli altri ma non allentavano i controlli su loro stessi. Era un circolo vizioso l’uno non concedeva niente all’altro e l’altro faceva lo stesso.

Capitolo 4

I bambini, l’avventura

Un giorno, un bambino, particolarmente annoiato e curioso, del paese di “Piedino” trovò nel mezzo delle coltivazioni degli alberi da frutto una botola, l’aprì, scese lentamente e trovò una stanza con una teca in mezzo che conteneva un oggetto e un messaggio: “Dirigiti nel punto d’incontro delle terre di nessuno”.

Nello stesso momento un bambino di “Moltomoltogrande” in una crepa dei grandi alberi, una bambina di “Bianca” in un pupazzo di neve che si stava stranamente sciogliendo e un ragazzo di “Quella” in una grotta della montagna trovarono un messaggio uguale.

I quattro ragazzi si incamminarono verso le “Terre di nessuno”, un luogo creato dagli antenati degli abitanti dei quattro paesi, una zona franca dove un tempo, prima che ognuno diffidasse dell’altro, si incontravano per prendere decisioni sugli scambi di oggetti, cibi e sui rapporti reciproci.

Quando si trovarono a pochi metri l’uno dall’altro si spaventarono, poi si guardarono preoccupati e, diffidenti, fecero un passo indietro.

Mentre si interrogavano del perché si trovassero tutti e quattro lì, la terra intorno a loro cominciò a tremare e una grossa zolla di terra si staccò dal terreno e li portò in alto sopra le nuvole.

Trovandosi in mezzo alle nuvole, in una situazione dalla quale non potevano uscire, balbettando iniziarono a parlare fra di loro.

Si accorsero di avere lo stesso messaggio e la pietra, avvicinarono le mani piano piano.

All’improvviso le pietre si attrassero come calamite, formando una sfera. Dalle nuvole comparve la statua di uno strano personaggio. ERA UN ORACOLO. Iniziò a parlare.

“Sulla più alta montagna dovete andare

E il fiore arcobaleno trovare.

Seguite le tracce sulla neve

e trovate il fiocco lieve.

Nelle foreste più buie vi dovete addentrare

e il feroce Ginglob dovete affrontare.

Sulla punta dell’albero raro

raccogliete il frutto più amaro.

Mischiate tutti gli ingredienti

e uniteli alle sorgenti”

I ragazzi si guardarono e decisero, per il bene dei loro paesi che ormai erano ad un passo dalla guerra, di affrontare il freddo della montagna, la neve gelata, il buio della foresta, il temibile Ginglob. Infine si inerpicarono in cima all’albero magico. Unirono gli ingredienti e cercarono le sorgenti.

Capitolo 5

L’epilogo

Distribuirono così a tutti la pozione “Diversidatutti”, aspettarono che tutti la bevessero e aspettarono pazientemente gli effetti.

La mattina seguente tornarono nei loro paesi e trovarono i loro concittadini allegri, concilianti e benevoli verso il prossimo. Non erano più terrorizzati dall’essere spiati, erano disponibili a parlare con gli abitanti degli altri paesi, assaggiavano volentieri i loro cibi…. LI ASCOLTAVANO E NON AVEVANO PIU’ PAURA DI LORO!

I ragazzi erano stupefatti ma godevano di questo nuovo “clima” e dell’aria serena che si respirava nei loro paesi e, finalmente, si sentirono LIBERI!

Da quel giorno, tutti potevano entrare nei paesi degli altri, potevano discutere e confrontarsi con chi aveva opinioni diverse dalle loro e anche questo era molto gratificante! Stuzzicava la curiosità e la creatività…

Cominciarono a nascere tutti bambini diversi, e generazione dopo generazione le diversità erano sempre maggiori e i loro “mondi” diventarono UN SOLO MONDO, ricco, nuovo, creativo e molto molto vario!

 

Zittelleggi 14 – Ciascuno è speciale… Coltiviamo le differenze: la nostra prospettiva inclusiva.

Ciascuno cresce solo se sognato

C’è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c’è chi si sente soddisfatto
così guidato.

C’è chi insegna lodando

quanto trova di buono e divertendo:
c’è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.

C’è pure chi educa, senza nascondere
l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d’essere franco all’altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.

 Danilo Dolci

@@@

Dedicata a tutti i bambini e in special modo a quelli che, a settembre, ci lasceranno per approdare alla Scuola Secondaria di Primo Grado.

Ciao ragazzi!

image image

Un abbraccio a tutti voi!

@@@

L’8 di giugno pioveva ma tutti, tenacemente, avete creduto che il nostro spettacolo di fine anno si potesse fare come progettato! Grazie a tutti!

image image

Prima che “Sofia” diventasse il tormentone dell’estate 2016

image image image image image image image

Una festa multilingue, per aprirci al mondo!

@@@

Inclusione e solidarietà, oltre i confini dell’aula…

Incontriamoci e incontriamo altri

Per conoscerci meglio e essere più disponibili verso “l’altro”…

imageimageimageimage

I “nonni” della Casa Famiglia San Gregorio Magno, che incontriamo costantemente

 image

“L’inclusione vuole essere non un nuovo modo di dire, ma una realtà complessivamente disposta per la vita di tutte e di tutti, senza strutture speciali o progetto straordinari. L’inclusione è un diritto fondamentale ed è in relazione con il concetto di appartenenza. Le persone con o senza disabilità possono interagire come persone alla pari…” (Canevaro, 2007)

I “ragazzi” della Fondazione Turati di Gavinana, con i quali abbiamo passato una piacevole domenica

image image IMG_20160320_150151 IMG_20160320_125115

Gli amici della Scuola Primaria Edmondo de Amicis di Fornaci di Barga, con i quali abbiamo lavorato insieme per un progetto comune

image

Abbiamo anche lavorato con i bambini più piccoli e…

image

… i ragazzi più grandi

2016-04-24 (1)

“Forse il maggior numero degli errori pedagogici è il credere che un individuo impari soltanto quel dato particolare che studia in quel momento. L’apprendimento collaterale, la formazione di attitudini durature o di repulsione, può essere e spesso è molto più importante. Codeste attitudini sono difatti quel che conta nel futuro. L’attitudine che più importa sia acquistata è il desiderio di apprendere” (J. Dewey, 1963)

Star bene insieme, migliorare l’autostima

Durante l’anno ricerchiamo occasioni particolari per incrementare intenzionalmente la forza e la coesione dei gruppi classe e del più grande gruppo scuola. Per questo oltre alle tradizionali uscite/gite scolastiche programmiamo attività comuni nella scuola e oltre le aule scolastiche.

imageimage

image image image

La natura, la cultura del territorio ci offrono grandi occasioni per svolgere attività insieme, motivando e responsabilizzando i bambini al raggiungimento di un obiettivo comune, anche attraverso l’apprendimento cooperativo. Con questa metodologia ci proponiamo il fine di migliorare sia gli apprendimenti previsti nel curricolo che le competenze sociali, indispensabili per star bene con se stessi e gli altri.

image image image image IMG_20160413_133803

IMG_20160413_142224 (600 x 337) IMG_20160413_144040 (337 x 600)

La diversità diventa così normaleScopo dell’inclusione è quello di rendere possibile, per ogni individuo, l’accesso alla vita normale per poter crescere e svilupparsi totalmente.” (Canevaro, 2007)

 Tanti modi diversi per star bene a scuola

In gruppo, in gruppo ma da soli, in coppia, pensando, scherzando, aiutando, sostenendo, giocando, leggendo, vivendo le differenze, parlando, correndo, …rafforzarsi per resistere agli eventi negativi della vita…

…o imparare mangiando :-p

imageimageimage

Lavorare in gruppo per un obiettivo comune

imageimageimageAscoltare

Comunicare, relazionarsi, emozionarsi, condividere, esprimersi liberamente,…

imageimageRilassarsi

Stare insieme per giocare, confrontarsi, discutereimageimage imageMuoversi, imageimageLitigare (in questo caso far finta di…), riflettere sul conflitto come risorsa “…è tempo di passare dalla concezione che vede nel conflitto solo un problema, a quella che o considera come un’autentica risorsa, come un modo complesso di comunicare e manifestare dei bisogni, certamente impegnativo per chi educa, ma importante nelle sue potenzialità positive” (Carrescia, Faso, Folli, Palmieri, 2014)

imageimage

Bibliografia

Nessuno escluso- Carrescia, Faso, Folli, Palmieri Ed. Pearson, 2014

Litigare con metodo. Gestire i litigi dei bambini a scuola- Novara, Di Chio, Ed. Erickson, 2013

Apprendimento cooperativo in classe- Johnson, Johnson, Holubec, Ed Erickson, 2013

L’integrazione scolastica egli alunni con disabilità- A. Canevaro,Erickson, 2007

Esperienza e educazione- J. Dewey, La Nuova Italia, 1963

La vita scolastica, Giunti scuola

Alcune idee per l’anno scolastico che sta per iniziare:

1-¡ Hola!

Finalità

Il progetto, oltre a porsi le finalità di sensibilizzare gli alunni alla multiculturalità e di stimolarli alla comprensione verso chi vive e pensa in modo diverso da loro, intende porre particolare attenzione e riguardo nei confronti di quei bambini che si trovano in difficoltà nell’apprendimento della lingua inglese. Tali difficoltà risiedono soprattutto nelle differenze fonetiche tra le lingue. Molti studi indicano che queste variabilità generano una diversa incidenza di bambini dislessici tra la popolazione infantile, infatti in Italia ci sono fino a due volte meno casi di dislessia, con un’età inferiore a dieci anni, rispetto agli Stati Uniti. Tutto ciò è dovuto alla non trasparenza della lingua inglese.

Il progetto si propone di presentare la lingua spagnola prendendo spunto dagli argomenti che saranno affrontati in lingua inglese, rispettando la gradualità delle classi.

Intende stimolare una prima riflessione sulle diversità linguistiche tramite il confronto della lingua spagnola con la lingua inglese.

Vuole evidenziare alcune differenze e somiglianze a livello di grafema e di fonema; comprendere il diverso grado di difficoltà che implica lo studio delle diverse lingue; favorire l’apprendimento di una lingua straniera diversa dall’inglese dove siano presenti casi di DSA.

Il progetto si integra con attività collegate alla musica, alla lingua inglese e italiana

Costituisce anche la prosecuzione dell’esperienza dell’anno scolastico 2015/16 e si collega con le materie curricolari della scuola secondaria di primo grado

Prodotti

Nel corso dell’anno saranno prodotti giochi come ad esempio domino e memory, oppure biglietti d’auguri e semplici cartelloni.

Saranno presentate canzoni e attività durante la festa di fine anno

 

Alcuni obiettivi saranno:

Saper salutare e presentarsi.

Saper copiare vocaboli e saperli riconoscere.

Saper scrivere e utilizzare semplici vocaboli di uso comune come oggetti scolastici, giorni, stagioni, numeri,…

Saper riprodurre in modo guidato semplici funzioni comunicative.

Interagire in brevi e semplici conversazioni.

Imparare canzoni in lingua spagnola.

Valutazione

La valutazione sarà fatta proponendo situazioni di role playing, drammatizzazione, semplici schede.

I feed back saranno continui e consisteranno in situazioni di brevi dialoghi, domande e risposte con l’insegnante e i compagni; semplici schede.

Effetti

Gli effetti attesi a medio-lungo termine sono:

– favorire un buon approccio verso lo studio delle lingue straniere;

– stimolare la fiducia in se stessi e le potenzialità di tutti i bambini;

– migliorare le capacità comunicative;

– promuovere la capacità di imparare ad imparare.

Come lavoreremo e metodologie

Il lavoro sarà svolto ricavando un piccolo spazio nelle ore di inglese (o di musica)durante tutto il corso dell’anno

Il lavoro sarà svolto a coppie e a gruppo.

Saranno messe in pratica metodologie come Tutoring, Peer to peer, Role playing, Drama

2-Coltiviamo insieme

Con questo progetto rifletteremo sul mistero della crescita di una pianta da un seme. La considerazione verrà attuata progressivamente nel corso dell’anno scolastico insieme con gli anziani della casa Famiglia San Gregorio Magno ed i genitori.

Dal progetto ci attenderemo un coinvolgimento pratico (coltivazione delle piantine ) ed uno affettivo (sviluppo insieme agli anziani dell’amore e del rispetto della natura e della vita).

Osserveremo e studieremo le piante e le erbe, uguaglianze e diversità.

Realizzeremo produzioni grafiche delle varie erbe.

Creeremo  un erbario.

Ascolteremo storie antiche e moderne su erbe e piante.

Questo al fine di:

Utilizzare  al meglio la serra in comune con la Casa Famiglia San Gregorio Magno.

Migliorare dei rapporti fra generazioni.

Osservare la natura

Il progetto è una prosecuzione di attività portate avanti gli anni passati e di progetti simili nella scuola secondaria.

 

Alcuni obiettivi saranno:

Coltivare piante alimentari ed aromatiche, e fiori.

Conoscere erbe e piante.

Creare un erbario.

Scoprire e/o inventare storie sulle erbe e sulle piante

Rapportarsi con persone anziane e lavorare insieme

Imparare facendo.

Lavorare fra alunni di classi diverse

Incrementare la capacità di lavorare in gruppo

Lavorare in serra ( seminare, annaffiare, raccogliere).

Distinguere vari tipi di piante alimentari ed aromatiche

Riconoscere erbe e piante

Proporre ai genitori i risultati del proprio lavoro

 

Cosa faremo:

Tutte le mattine, a turno, effettueremo controllo e cura delle piante della propria classe, ma anche quelle delle altre classi, quelle comuni e quelle degli anziani.

Lezioni teoriche all’inizio dell’anno e durante il suo svolgimento

Conversazioni educative con gli anziani

Proposta di schede per imparare a osservare.

Proposta del quaderno per le osservazioni dell’ambiente

Lavoro in serra

Lavoro individuale o a piccolo gruppo con osservazione dell’ambiente naturale (quaderno di osservazione della natura)

Come lavoreremo

Il lavoro sarà svolto a classi aperte nelle ore pomeridiane. I bambini della classe V guideranno i bambini più piccoli nelle attività pratiche.

Lavoro di gruppo o a piccolo gruppo

Come valuteremo

La valutazione si effettuerà con domande agli anziani e questionari ai genitori; valutando la qualità delle ore passate con gli anziani; osservando i ragazzi in situazione; verificando la quantità di piantine prodotte.

Attraverso anche l’interesse/disinteresse da parte di anziani/bambini e l’osservazione dell’approccio che hanno gli uni con gli altri; la capacità di lavorare in gruppo, la ricerca, in caso di feed back negativo, di nuovi modi e strategie di aggregazione; l’osservazione della crescita o meno delle piantine; l’ipotesi su quale potrebbe essere l’origine di eventuali problemi e riflessioni circa le modifiche da adottare sulle coltivazioni per la loro risoluzione; la capacità di osservazione e l’ incremento dell’interesse dei ragazzi verso l’ambiente naturale.

I risultati attesi sono in particolar modo nei rapporti fra i bambini ed i loro coetanei ed a loro volta con gli anziani.

Ci si attende anche una maggiore presenza dei genitori nelle attività della scuola

3-Robot-ti-amo?

Il Progetto vuole avvicinare gli alunni al mondo della robotica attraverso il gioco, sviluppare un apprendimento pluridisciplinare, stimolarli a acquisire capacità di autonomia operativa, a implementare la capacità di lavoro in squadra con spirito cooperativo.

L’uso dei robot consentirà ai bambini di lavorare insieme, stimolare la fantasia e l’immaginazione, sviluppare il pensiero critico e il problem solving.

Gli alunni accresceranno le loro capacità relazionali e decisionali, il senso di responsabilità e l’autostima.

Il progetto aiuta i ragazzi a imparare a collaborare e a partecipare attivamente lavorando in gruppo, contribuisce ad accrescere la capacità di risolvere semplici problemi, valutando le situazioni e proponendo soluzioni.

Li aiuta a vivere l’errore positivamente, come stimolo a riprovare e a non abbandonare.

Favorisce un apprendimento multidisciplinare e aiuta a promuovere processi che consentiranno agli alunni di diventare costruttori del proprio sapere attraverso una proposta innovativa, accattivante e “pratica”.

Il progetto si integra con altre iniziative di robotica educativa già presenti nella scuola secondaria; può essere anche ampliato e proposto alla scuola dell’infanzia

Il progetto si concluderà:

1- con la progettazione e costruzione di percorsi con i quali realizzare “tappetini” reticolati sui quali operare con la Bee-bot.

2- con la partecipazione a un gioco/percorso, con regole precise e condivise, nel quale i ragazzi si sfideranno a raggiungere una meta; attività che potrà essere svolta sia a gruppi che individualmente.

Alcuni obiettivi:

1- Saper costruire il robot proposto.

2- Saper usare il robot.

3- Saper usare termini specifici legati alla robotica.

4- Migliorare le capacità di osservazione e analisi, di interpretazione e ipotesi, di problem solving, senso critico, riflessione, metacognizione.

5- Migliorare le capacità di orientamento nello spazio.

6- Sviluppare le capacità di interagire e cooperare.

7- Migliorare l’autostima, la sicurezza, la capacità di prendere decisioni.

Valutazione

La valutazione degli apprendimenti sarà effettuata con compiti in situazione (es. i bambini saranno impegnati nell’esecuzione di percorsi assegnati, dovranno dimostrare di saper programmare il robot e raggiungere la meta stabilita).

L’osservazione in situazione costituirà una costante e consentirà, ogni volta, di rivedere o correggere strategie e metodologie adottate se ritenute non efficaci.

Autovalutazione. Gli alunni diventeranno protagonisti del loro processo di valutazione

Il feed-back in itinere: al termine di ogni fase dell’attività è previsto un momento di riflessione comune per verificare se i punti essenziali della lezione siano stati appresi.

La presenza dell’insegnante di classe faciliterà l’attività di osservazione costante e attenta relativa al lavoro cooperativo, al lavoro svolto e ai risultati prodotti dagli alunni

Effetti

Gli effetti attesi a medio-lungo termine sono quelli di incrementare il piacere e l’entusiasmo di stare a scuola, di acquisire competenze di ascolto e comprensione, di migliorare le competenze scientifico/matematiche e i risultati scolastici nelle varie discipline.

Azioni

Il programma delle attività prevede le seguenti azioni:

  • 6 incontri di un’ora per classe (breve presentazione iniziale delle attività che verranno svolte, attività con il robot e breve riflessione conclusiva)

  • presentazione del robot e scoperta delle sue funzioni

  • presentazione/costruzione di reticolati sui quali rappresentare percorsi

  • uso del robot sui percorsi costruiti

    Come lavoreremo

    L’interazione tra studenti avverrà in presenza, a livello di coppia e a piccoli gruppi.

    I gruppi varieranno ogni volta tenendo conto dei diversi livelli di abilità.

    Il lavoro di gruppo coprirà la totalità del tempo impiegato per lo sviluppo delle attività. Nel gruppo saranno individuati dei ruoli specifici che cambieranno ogni volta da un alunno all’altro.

    Ruolo dei docenti

    I docenti ricopriranno il ruolo di facilitatore con il compito di capire se le istruzioni, le regole condivise, siano state comprese e di fare in modo che tutti i membri del gruppo partecipino.

    Sviluppi

    Quando possibile, alla fine di un percorso, saranno svolte attività peer to peer che vedranno gli alunni protagonisti nel presentare ad un’altra classe (o ai bambini della scuola dell’infanzia) le attività svolte e le loro impressioni

     

     

    “Crescere cittadini consapevoli”

     

    Si evidenzia il bisogno di riconoscere il valore delle regole e del senso civico. Il progetto ha lo scopo di identificare ed estirpare atteggiamenti e mentalità “mafiose”.

 Finalità

Superare nella classe atteggiamenti di conflitto e rivalità tra bambini

Collegamenti

Il progetto costituisce la prosecuzione di altre esperienze affrontate dalla scuola negli anni precedenti per classi parallele e soprattutto in verticale come progetto di Istituto.

Obiettivi

-Spargere semi di giustizia, di altruismo e reciprocità

-Conoscere e rispettare le diversità di ciascuno

-Stimolare il piacere di lavorare insieme

-Mettere in atto atteggiamenti di rispetto e generosità

Valutazione

Osservazione sistematica del comportamento dei bambini in classe

Il feed-back in itinere riguarderà situazioni in cui si potranno registrare esiti positivi nel creare un ambiente collaborativo in classe facendo lavorare i bambini in piccoli gruppi.

Effetti

Gli effetti attesi a medio-lungo termine sono i seguenti:

-conoscenza dell’aspetto storico-sociale del fenomeno mafioso

-comprensione delle conseguenze che possono avere atteggiamenti non legali

-promozione di atteggiamenti di giustizia e di condivisione 

Attività

Il programma delle attività prevede le seguenti azioni:

-si lavorerà a gruppi di bimbi caratterialmente diversi al fine di confrontarsi ed arricchirsi l’uno con l’altro

-lettura di testi dedicati all’argomento

-giochi per l’acquisizione di atteggiamenti  di legalità.

-incontri con personalità che si sono distinte per l’impegno e la lotta alla mafia.

-Incontro con l’autrice Ceccarelli Patrizia

-Cineforum

I bimbi formeranno gruppi  per elaborare testi scritti e grafici.

 

Italo Calvino, Le Cosmicomiche – “Senza colori”/Incontri fra scuola primaria e dell’infanzia/Due esempi : “Anna Frank” di Maresca e “Beatrice” di Pian degli Ontani

Scuola dell’infanzia/Scuola Primaria, anno scolastico 2015/2016

Questo progetto è stato svolto nelle classi “ponte”, ultimo anno della scuola dell’infanzia/primo anno della scuola primaria, per favorire la costruzione di un curricolo verticale. La maggior parte delle scuole dell’Istituto Omnicomprensivo di San Marcello ha scelto il racconto “SENZA COLORI”, il quale, già dal titolo, è sembrato il più adatto ai bambini di quest’età. Ogni plesso ha realizzato lavori diversi: rappresentazioni grafico-pittoriche (realizzazione di libri, cartelloni, ecc), con materiale plastico e drammatizzazioni (con riprese video).

1- Classe prima della scuola primaria/ quinto anno della scuola dell’infanzia “Anna Frank”

Diverso è bello

Valorizziamo l’idea di diversità attraverso la ricchezza  e la varietà dei colori.

Abbiamo presentato “Senza colori“, raccontandolo ai bambini in modo più semplice, li abbiamo lasciati parlare e commentare, alla fine hanno disegnato ciò che era loro piaciuto.

Abbiamo letto, parlato e drammatizzato Il mago dei colori (ed. Babalibri), abbiamo giocato con il corpo, abbiamo rappresentato il mondo grigio, di colori diversi e infine quello di tutti i colori con materiali e tecniche vari.

Il mondo senza colori

image image image image

L’atmosfera e larrivo dei colori

image image image image image image image image image image image

I due gruppi si sono incontrati e hanno lavorato insieme, realizzando un cartellone che rappresenta il mondo di Ayl e il mondo di Cuf

image image image image image image image image image image image image image image image image image

2- Scuola dell’infanzia e Scuola Primaria “Beatrice” di Pian degli Ontani

Del libro “Le cosmicomiche” di Italo Calvino è stato scelto il capitolo “Senza colori”.
L’esperienza è iniziata con un primo incontro delle insegnanti nel quale, in
seguito alla lettura, è stato ritenuto opportuno semplificare la storia togliendo alcuni passaggi .
E’ seguita la suddivisione del capitolo in tre parti: la prima con il personaggio,
quella centrale dove è descritto più in dettaglio il grigio paesaggio e la finale con l’arrivo dei colori.
Il percorso si è svolto in 11 incontri.
Gli spazi usati sono stati la biblioteca della scuola e l’aula, il tempo dedicato alle attività è stato di circa 1 ora a
settimana.

1 Nella biblioteca della scuola.

(In biblioteca)
Il gruppo era composto da 5 bambini del 1° anno della primaria, 2 bambini del
3° anno ed 1 bambina del 2° anno dell’infanzia.
Nel primo incontro è stato presentato il libro ed il titolo della storia “Senza
colori” seguito dalla domanda:”Di cosa parlerà?”.
Con la lettura della prima parte abbiamo conosciuto Qfwfq: “Chi sarà questo personaggio dallo strano nome?”

I bambini hanno espresso le loro opinioni.
Abbiamo concluso con l’attività grafica e la rappresentazione del personaggio in

bianco e
nero.

1 Quf

Nei successivi incontri è stata ripercorsa la storia e ci siamo soffermati sulle parole nuove incontrate.
I bambini hanno provato a descrivere il personaggio di Qfwfq, come se lo immaginavano.
Proseguendo la lettura si è scoperto in modo più dettagliato il grigio paesaggio
che i bambini hanno poi rappresentato graficamente.

2 paesaggio grigio
Abbiamo conversato e riflettuto sulla storia…  se piaceva, cosa piaceva e perchè.
Il nome Qfwfq era divertente, ci faceva ridere, ma era un po’ difficile a dirsi, così
insieme abbiamo deciso di chiamare il nostro “omino” Quf … Signor Quf … con la“Q”.
Terminata l’ultima parte della lettura, nella quale il mondo di Quf iniziava a
colorarsi, abbiamo provato a fare ipotesi per capire come sono arrivati i colori.

Alla fine abbiamo disegnato il nuovo paesaggio.

3 paesaggio che cambia

 I bambini, in seguito,  hanno raccontato la storia.
Con il racconto, abbiamo deciso di fare un piccolo libro che è stato realizzato con le attività grafiche dei bambini.

5 paesaggio con colori6 paesaggio con i menhir7 giardino dei menhir8 paesaggio prima e dopo
Come prodotto finale del percorso abbiamo pensato di ricreare il mondo di Quf costruendo un plastico.
Insieme abbiamo cercato idee su come  avremmo potuto realizzarlo, poi abbiamo provato a “progettarlo”su di un foglio.
Abbiamo iniziato a scegliere il materiale.

3 Iniziamo il plastico.4 Ritagliamo...5 ...ed incolliamo ...

La concentrazione è sempre stata altissima. I bambini si sono impegnati a esplorare il materiale a disposizione,  a tagliare, incollare, strappare, arrotolare …

6 ... costruiamo un albero ...7 ...eccolo!

(Abbiamo realizzato l’albero)

il tutto si è svolto in un clima di collaborazione, progettazione, scambio di
idee, proposte, condivisione e interesse.

8 Grattiamo il gesso.

(Lavoriamo con il gesso)

plastico

Il nostro plastico

@@@
Per la scelta dei colori abbiamo ripercorso la storia e abbiamo approfittato per “giocare con
l’arte” creando un quadro metà grigio e metà a colori … il mondo di Quf
schizzando come Pollock!

9 Dipingiamo di grigio.10 Abbiamo schizzato come Pollock!

Quf-Pollock

Il mondo grigio/Il mondo a colori

@@@
Da conversazioni spontanee fra i bambini abbiamo scoperto che il personaggio che ha
riscosso più simpatia: è quello di Ayl!

4 Ayl
Ma come se la immaginano?
Sono seguite attività grafica e descrizione.

@@@@@

Le Cosmicomiche, dinosauri e identità/classe quinta

image

“Identità, stereotipo, pregiudizio”

“Accettare luoghi comuni, conoscenze non verificate, giudizi preconfezionati: un’economia della mente che diventa un’avarizia del cuore” 

(da Mazzara, Stereotipi e pregiudizi, Il Mulino, Bologna 1997)

image

 

image

Il lavoro si prefigge di

1. sviluppare un’identità dei ragazzi più consapevole

2. ridurre i pregiudizi e gli stereotipi;

3. rendere più disponibili, al confronto e alla convivenza con l’altro, tutti i ragazzi;

image

Parole-chiave

Identità, stereotipo, pre-giudizio, luogo comune, inclusione, esclusione, condivisione, confronto, diversità, somiglianza, ruolo, media, semplificazione, complessità, opinione, informazione, oggettività, soggettività, punto di vista, modo di dire, altro, giudizio, io, noi, voi, emozione, riconoscimento, gruppo, individuo, normalità, empatia,

@@@

Questo lavoro è parte del Progetto di Istituto che ha l’obiettivo di favorire e stimolare la continuità fra i vari ordini di scuola (nel nostro caso stiamo collaborando con la 1A  della Scuola Secondaria di primo grado di San Marcello e la quinta della Scuola Primaria di Piteglio).

image

1- Abbiamo iniziato con la proposta del racconto “I dinosauri”, presente ne “Le cosmicomiche” di Italo Calvino

In questo racconto Qfwfq è l’unico esemplare di dinosauro sopravvissuto all’estinzione della sua specie. Dopo essersi rifugiato su un altipiano per lunghissimo tempo, prova a ridiscendere ma trova “gente” (?) mai vista, i “NUOVI”.  Qfwfq è terrorizzato dall’essere riconosciuto come un dinosauro ma, come lui non conosce i NUOVI, questi ultimi non ri-conoscono lui. Tutti rammentano i terribili dinosauri ma non hanno idea di come fossero veramente, non hanno ricordo di loro. Qfwfq cerca di integrarsi con questi e lavorando ci riesce ma poi sceglie di abbandonare il villaggio e scappare. Non essere riconosciuto lì per lì è positivo ma, forse, non avere una propria identità non lo è altrettanto.

Dopo la lettura del racconto abbiamo deciso di sviluppare un percorso, non calato dall’alto, che rendesse i ragazzi protagonisti, che li stimolasse a riflettere, partendo dalla propria esperienza e dalle proprie conoscenze, sul proprio senso di identità e sui concetti di pregiudizio e stereotipo, nonché a porsi in un atteggiamento di ricerca

Il progetto mette al centro del lavoro i ragazzi. Crediamo, infatti, che essere parte attiva del processo di acquisizione di conoscenze e abilità faciliti l’apprendimento e la conoscenza degli alunni sempre ed, in particolar modo, in questo caso dove si cerca di comprendere meglio se stessi e l’ALTRO.

L’insegnante ha il ruolo di consulente e facilitatore nel lavoro di conoscenza reciproca.

I ragazzi sanno che alcune riflessioni anonime saranno pubblicate sul nostro Blog. Discutiamo sul fatto che sarà utilizzato sempre (o quasi) il genere maschile per riferirsi a loro (ragazzi, alunni, bambini,…) in quanto chi leggerà avrà difficoltà nel riconoscerli. Riflettiamo anche intorno al genere maschile, preferito in italiano, quando ci si riferisca a nomi maschili e femminili contemporaneamente.

image

“Il termine “stereotipo” deriva da sterotipia (dal greco stereòs = rigido e tòpos =impronta), una tecnica di stampa che utilizza lastre di piombo fuso in un blocco unico, piane o ricurve, per riprodurre copie sempre uguali a se stesse”

Dizionario Garzanti, 2009

image

Con queste attività cerchiamo di:

a. Chiarire il concetto di identità individuale (io)

b. Comprendere che l’identità individuale si connette con identità collettive (noi)

c. Cercare di capire se l’identità individuale dei ragazzi corrisponda all’idea che gli altri hanno di loro (la percezione che gli altri hanno del singolo corrisponde o no alla percezione che il singolo ha di se stesso?)

d. Intuire l’esistenza e le caratteristiche di alcune identità collettive

e. Comprendere che le identità collettive  determinano un ambito di inclusione (noi) e uno di esclusione (voi)

f. Comprendere cosa si intende per stereotipo e pregiudizio

g. Saper riconoscere stereotipi e pregiudizi nei confronti degli stranieri

h. Acquisire informazioni reali/dati sul problema

i. Saper riconoscere la differenza tra dati e interpretazioni

l. Sviluppare la capacità di costruire grafici e tabelle che rappresentino i dati emersi

m. Tentare di interpretare i dati

image image

Il termine stereotipo “…fu usato per la prima volta nel 1922 da Walter Lippmann nell’ambito di uno studio sui processi di formazione dell’opinione pubblica. Secondo Lippmann, il rapporto conoscitivo con la realtà esterna non è diretto, ma mediato dalle immagini mentali che di quella realtà ciascuno si forma.”

( Mazzara,  già citato)

image

Giochi e attività

imageimageimage

2- Chi sei fra i personaggi del racconto? Disegnati!

Sei un dinosauro del passato o del presente?

Sei uno dei nuovi del racconto o un nuovo di oggi?

imageimageimage I dinosauri del passatoimageimage

I nuoviimage

imageimage imageimageimage

Come immaginiamo i nuovi oggi (se il genere umano si estinguesse come accadde ai dinosauri)

imageimageimageimageimageDinosauri di oggi

3- Che animale sei? Descrivilo/descriviti con tre aggettivi.

4- Perché hai scelto questo animale?

image image Timido, “svolazzante”, simpatico imageimage

Timida, avventurosa, fragile

image

Forte, coraggioso, robusto

image image

Forte,veloce, bravo

image

image

Libera, simpatica, generosa

image image

Piccola, carina, semplice

image

image

Elegante, libera, colorata

image

 image

Affettuosa, esploratrice, simpatica

image

image

Maestoso, libero, misterioso

imageimagePositiva, studiosa, educata

image

image

Educata, brava, simpatica

image

image

Tranquilla, forte, libera

image image

Figo, forte, bello

image

Amichevole, simpatica, timida

image

La scimmia: agile, furba, agitata

image

 

5- Descriviamo l’animale scelto in L2 e L3 (inglese e spagnolo), approfondendo la conoscenza di culture “altre”

DESCRIBING IN ENGLISH AND SPANISH – DESCRIBE EN INGLÉS Y ESPAÑOL

image image image image image image image image image image image image image image image

image

image image image image image image image image

image image image image image image image

6- CHI SONO IO? (rispondi alla domanda 10 volte, dai risposte semplici)

(da “Gioco e dopogioco”, di Paolo Marcato, Cristina del Guasta, Marcello Bernacchia, Molfetta, La meridiana, 1996.)

Proposta del gioco “CHI SONO IO?”
Si chiede ai ragazzi di rispondere in 10 minuti, per 10 volte, a questa domanda.

Si possono usare aggettivi, nomi o brevi definizioni discorsive, le risposte devono essere sintetiche.

Si è discusso insieme se fosse meglio il lavoro anonimo, la maggior parte di loro lo ha preferito.

Alcuni ragazzi hanno trovato difficoltà nell’individuare le parole per definire chi fossero (e farlo con pochi termini) e si sono descritti con delle frasi complesse. Tre alunni hanno risposto alle dieci domande descrivendosi come personaggi dei cartoni animati. Molti hanno utilizzato un aggettivo e, contemporaneamente, l’esatto opposto… ma, in effetti, ognuno di noi può essere “buono” in alcune occasioni e “cattivo” in altre. Altri hanno parlato di cosa sanno fare, della famiglia, dello sport e delle amicizie.

image

I dati sono di non facile lettura e interpretazione ma il nostro obiettivo era che i ragazzi riflettessero su loro stessi, sui loro comportamenti, sui loro modi di essere… e a far questo ci siamo riusciti.

Le scelte dei ragazzi

image image

“Sono una persona di cui ci si può fidare,… che ha tanti pro e tanti contro, …. Ho dei sentimenti,  questo mi rende una persona speciale e per questo sono felice di essere io”

“A volte mi sento come delle banane in mezzo a delle scimmie, che per un po’ restano buone e non le mangiano ma poi, alla fine, le mordono” “Sono una persona che viene presa in giro, anche dalle amiche,… sono una che sta bene da sola o con poca compagnia…” “Adoro la natura” “Da grande vorrei occuparmi di animali, fare la volontaria ENPA,…  mi piacerebbe avere il potere di trasformarmi in animali a piacere…”

image

“Sono sempre consapevole di quello che faccio, … sono una persona pronta ad accogliere tutti,.. sincera e competitiva, orgogliosa di me e di come faccio le cose” “Avevo un piccolo problema fisico per il quale sono stata presa in giro, … la mia cura era piangere, piangere, piangere, credo che a nessuno faccia piacere essere preso in giro per un problema fisico”

“Sono una persona che ha un carattere forte ma un cuore debole” “… con me ci si può confidare, …sono una persona emotiva che si sfoga piangendo e abbracciando,… Io stracolmo di amicizia e non mi vergogno,… mi fanno male la nostalgia, la distanza, il tradimento, la povertà e la guerra…, mi so proteggere e se qualcuno mi fa uno sgarbo gliela faccio pagare…”

image

“Sono una persona che cerca di sorridere il più possibile ma quando mi fanno arrabbiare divento una belva,.. a volte sono una persona “incazzosa” e diretta, in altre timida e vergognosa,… quando un amico mi prende in giro mi metto a piangere” “Sono una persona molto giocosa e sensibile, so amare e vi giuro che non sembrerebbe ma so amare, forse penserete che io sia una persona brava ma vi sbagliate perché sono cattiva” “Giorno dopo giorno cerco di migliorare, forse poi diventerò buona!”

image

“Sono una fiamma, sì proprio così, una fiamma di fuoco che brucia le emozioni, che sono dentro di me. Mi sento triste ma felice, mi sento felice ma triste.” “Non amo litigare, perché non si risolve niente” “Io sono un seme, che ogni giorno cresce… fino a diventare un albero fiorito.” ” Sono degli occhi che quanto gli metti gli occhiali vedi meglio e quindi chiarisci tutto” “IO sono una e l’altra accanto è la mia gemella, la miaamica, la mia ispirazione” “Io sono una canzone che appena esce è di moda e poi non l’ascolta più nessuno” “Sono un’amica perfetta ma anche malefica”

image

“A me piacerebbe volare, infatti vorrei essere un uccellino e volare via dal nido… ma è bello anche essere umani”

“Di carattere sono forte ma a volte anche debole” “Le cose che mi danno noia sono tante ma soprattutto la morte” Non sopporto le prese in giro,… alcuni compagni mi prendevano in giro e quando tornavo a casa piangevo e i miei genitori erano tristi. Mi piace essere così,… voglio essere come i miei genitori mi hanno fatto!”

“Da adulto avrei il sogno di costruire teletrasportatori,.. diventare una truppa imperiale…, avere una città tutta mia”

image

“Sono una persona che ha la forza di un lupo,… mi difendo quando ne ho bisogno,… da grande voglio fare il youtuber, ho una sensazione di rabbia quando non smettono di darmi noia…”

“Mi piace andare nel bosco,.. amo gli sport, mi piacerebbe andare alle Olimpiadi,… vorrei essere un esempio di pace, …adoro gli animali, mi piacerebbe che i miei figli crescessero bene,…”

“Quando mi trovo in palestra sento un miscuglio di emozioni: felicità, agitazione, paura,…a scuola a volte si litiga, ma alla fine si risolve tutto,… ogni giorno per me è bello perché io penso positivo”

“Io sono una persona abbastanza strana perchè faccio cose strane, … ho pochi amici ma sono migliori amici,…”

“In passato ho trascorso periodi brutti a scuola, come quelli che sta passando un altro bambino, ma non voglio che succeda più, adesso sono diventato più forte ma non voglio dare noia a nessuno e cerco di farmi più amici possibili,… in futuro voglio fermare le guerre, non voglio che la gente muoia e nemmeno gli animali!” “Mi sento uno Jedi, mi sento una truppa della resistenza”

image

“Sono una persona buona e un po’ cattiva, … che dà fiducia a chi la merita, … che da fuori sembra dura ma in fondo è sensibile, … che se vede qualcuno soffrire cerca di consolarlo, … che dona un sorriso, che è molto competente, tanto testarda, perché se voglio qualcosa anche se mi ci vuole del tempo l’ottengo…”

“La mia vita è iniziata a sei anni quando i miei genitori si sono separati. Non è stata una felicità ma neppure un dispiacere enorme. La casa non aveva più quelle litigate ad alta voce. …Credo di essere una persona  forte grazie a mia madre…”

“Sono una persona che se ha uno scopo da raggiungere cerca di raggiungerlo in tutti i modi, sono permalosa, polemica, elegante ma anche buona e generosa,… che ama l’avventura, la fantasia e tutte le cose non reali. A volte penso che sarebbe bello vivere in altri mondi ma, in fondo, mi basta l’immaginazione”

image

“Non vorrei essere nei panni delle persone povere perché so che io sono fortunata” “Vorrei essere magica e con un solo pensiero fare cose che non posso fare. Mi sembra strano tutto questo: sogni da cui non mi voglio svegliare, il mondo reale, le domande, il gusto amaro del limone. Adoro assaporare il momento di quando tutti i miei sforzi sono serviti a qualcosa” “In futuro se sarò qualcuno, e so che lo sarò, vorrei migliorare il mondo e rispondere ai miei dubbi”

7- Gioco del “Come mi vedono/come mi vedo”. Verifichiamo se le impressioni coincidono

imageimage

Ogni bambino è stato chiamato, a turno, al centro del cerchio.

Gli altri hanno provato a dire come appariva loro, utilizzando aggettivi e brevi frasi.

image

image

Gli aggettivi più frequentemente utilizzati per descrivere “l’altro” sono stati: imbarazzato, contento, sorridente, emozionato, timido, vanitoso; non sono venute fuori descrizioni più precise, forse perché “essere al centro” fa sentire (o immaginare tutti di sentirsi), più o meno, allo stesso modo.

“L’altro” si è riconosciuto, quasi sempre, nella descrizione/negli aggettivi attribuitigli, solo se riferiti a quella precisa situazione ma ha dichiarato di essere, di solito, molto diverso.

In un caso soltanto è stata fatta una descrizione molto lontana da come il bambino pensava di essere. Questa distanza, fra l’idea che egli aveva di sé e quella che gli altri avevano di lui, gli ha permesso di riflettere sugli atteggiamenti e sui comportamenti che lo fanno apparire diverso da ciò che si sente di essere veramente.

***Esempi di gruppi di parole, diverse dalla maggioranza, attribuite ad alcuni bambini: “contento, sciocco, finge emozioni, falso, indossa una maschera” (la risposta a sfida “più felice che mai!”); “offeso, confuso, spaesato” (la risposta “imbarazzato, felice,  spaesato); “felice, sciocco” (la risposta”felice ma un po’ simpatico”); “imitatore, timido, imbarazzato” (la risposta “strano, inventore, fantasioso, che ha bisogno di parlare e di essere ascoltato); “fa il cretino, imbarazzato, non divertente. agitato” (la risposta “pompato e felice”); “vanitoso, spiritoso, arrabbiato, indossa una corazza, nasconde emozioni” (la risposta “ho una maschera, sono schizzinoso, ho paura a mostrare i sentimenti, mostro atteggiamenti da duro per non sembrare una femmina)…***

La capacità di comprendere che gli altri possono vederci in modo diverso da come ci sentiamo o  crediamo di essere ha arricchito tutti.

image

8- Gioco di ruolo. Scelgo un biglietto e interpreto un compagno

IMG_20160411_144424 IMG_20160411_144434

“Come vedo l’altro?”

E’ emersa immediatamente la difficoltà, esplicitata da tutti, ad essere veramente sinceri nell’interpretare l’altro. I ragazzi avevano paura di offendere il compagno, anche quello che sopportavano meno.

All’inizio la classe è apparsa visibilmente divisa in “gruppi” che sostenevano ciascuno il proprio “membro”;  poi, gradualmente, attraverso il gioco del mimo e la percezione che si poteva interpretare l’altro senza offenderlo o senza essere platealmente criticati, ognuno è riuscito a improvvisare e a rappresentare il “personaggio” che “aveva pescato”, dal contenitore dei nomi, casualmente.

IMG_20160411_144707IMG_20160411_145446

IMG_20160411_151808IMG_20160411_151809

In questo gioco si sono evidenziate le capacità di osservazione, di conoscenza reciproca, di ascolto dell’altro, di critica dei comportamenti, di consapevolezza verso atteggiamenti assunti (aggressivi o timidi o sfrontati o…, per nascondere emozioni, sentimenti, debolezze)…

Durante la discussione, seguita all’attività di mimo, i ragazzi hanno provato a riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, empatizzando l’un l’altro, forse per la prima volta.

IMG_20160411_152057IMG_20160411_152059IMG_20160411_152051IMG_20160411_152106_BURST001_COVER

***In qualche caso i ragazzi si sono trovati in difficoltà ad imitare/rappresentare l’altro ammettendo di non conoscerlo abbastanza. In altri, gli alunni, non si sono riconosciuti appieno nella loro rappresentazione stereotipata e hanno ritenuto che, alcuni loro atteggiamenti, siano stati un po’ troppo esagerati . In questi casi si è aperta un’interessante e accesa discussione su come crediamo di apparire e come appariamo veramente agli altri. Un alunno si è, invece, dichiarato più strano di quanto fosse stato rappresentato. Dalla discussione che è seguita i ragazzi sono arrivati alla conclusione che i comportamenti che il compagno riteneva essere “strani” erano invece considerati  “normali” perché quasi tutti i bambini, magari a casa, facevano le stesse cose.***

Tutti hanno partecipato e discusso attivamente, hanno espresso le proprie opinioni ad alta voce, hanno ascoltato e richiesto di essere ascoltati.

In alcuni momenti la vicinanza emotiva è stata forte. La comunicazione ha teso alla risoluzione dei conflitti, attraverso l’analisi dei problemi individuali e la ricerca di possibili soluzioni.

Le soluzioni non sono state veramente trovate ma, comunque,  i ragazzi sono stati stimolati al confronto e ad implementare la fiducia in se stessi e negli altri.

IMG_20160411_144424 - Copia IMG_20160411_144357

9- Il biglietto sulla schiena. “Come mi vedono gli altri?”

I ragazzi devono scrivere una parola su come si “vede”, si percepisce, il bambino che ha sulla schiena il foglio. Abbiamo deciso di utilizzare un pennarello nero cosicché i commenti risultassero il più possibile anonimi.

image image image image image image image image image image image

Successivamente ciascuno legge cosa gli altri hanno scritto di lui.

Il gioco è stato bello fino a questo momento, poi i ragazzi hanno tentano di scoprire chi avesse scritto alcuni giudizi, magari non condivisi, e quindi il “clima” è diventato un po’ più caotico.

Non si sono posti in modo “critico” verso loro stessi ma verso gli altri.

Commentiamo insieme i “risultati” del gioco. Chi è rimasto sorpreso da quello che hanno scritto i compagni? Chi condivide i giudizi?

Non ci sono state molte sorprese. Dieci alunni si sono riconosciuti in quanto scritto dai compagni, cinque solo in parte e tre no, ma non sono rimasti stupiti. Interessante è stata la discussione avvenuta intorno alla definizione di alcune parole che o non erano interpretate con il giusto significato oppure erano intese in modo diverso da bambino a bambino.

L’incomprensione spesso nasce proprio così!

image image

10-Drammatizzazione a coppie. Due bambini interpretano ciascuno un personaggio

Vediamo come i due si comportano reciprocamente seguendo lo stereotipo dato. Le coppie e i personaggi da interpretare sono decise dal caso.

Il polemico, il “casinista”, il secchione, il dormiglione, il distratto, l’urlatore, il tremendo, l’escluso, il positivo, l’incluso, il simpatico, l’intellettuale, l’antipatico, il saccente, il nero, il giallo, l’indiano, il belloccio (che se la tira), lo scapestrato, l’americano, l’inglese, lo spagnolo, il sudamericano, il tenero, il duro, il gentile, lo scortese, il maleducato, il ben educato, la mamma, il babbo, il/la nonno/a, il bullo, il timido, il giovane, il vecchio, il figo,…

imageimageimageL’indiano e il distratto

image

Il sudamericano e il saccente

imageimage

Il vecchio e il duro

imageimage

Il bullo e l’addormentato

imageimageimage

Il simpatico e il maleducato

imageimage

Il cinese e il secchione

image image

La nonna e l’intellettuale

image image

Il babbo e il tremendo

image image image image

I ragazzi si sono divertiti; alcuni personaggi sono stati rappresentati con maggior difficoltà.

E’ stato comunque un gioco interessante per iniziare a parlare in modo più esplicito di stereotipo.

@@@

11- Ogni ragazzo si descrive anonimamente utilizzando alcune categorie

Se fossi un: oggetto, strumento musicale, cibo, animale, evento atmosferico, colore,… sarei? Tante strategie per far parlare i ragazzi (fra loro)

image image image image image image image image

I fogli sono stati, poi, distribuiti casualmente e i ragazzi hanno cercato di capire chi li avesse scritti.

In questo gioco hanno dimostrato di conoscersi molto di più di quanto potessero immaginare… Aiutati anche dalla calligrafia! 🙂

image image

12- Assemblea, classi quarta e quinta, per progettare un cartellone

Gli insegnanti devono essere sempre pronti a valorizzare, modificando quanto hanno programmato di fare, gli stimoli che provengono dagli alunni.

Avevamo deciso di lavorare, al pomeriggio, sulla progettazione di due cartelloni da realizzare per un lavoro svolto con il CONI. Abbiamo iniziato dicendo come si possa star bene con l’alimentazione giusta, il movimento, il riposo, … come si possa star bene con gli altri. E qui la discussione si è accesa, con l’analisi di comportamenti vivaci, “esagerati”, polemici, … che non fanno vivere bene né i bambini che li mettono in atto né gli altri.

All’apparenza, in questa attività, chi ha alzato più la voce ha pensato di aver avuto ragione e non ha permesso ai più timidi di intervenire con serenità anche se, alla fine, chi voleva esprimere il proprio pensiero l’ha fatto.

Le conclusioni prodotte da alcuni bambini, alla fine dell’accalorata discussione, sono state:

1- l’assemblea è il luogo dove si può davvero dibattere liberamente oppure chi alza la voce o chi ha tanti alleati, chi è nella maggioranza ha comunque “sempre ragione”?

2- Serve davvero parlare con chi non accetta di ascoltare?

IMG-20160420-WA0014 IMG-20160420-WA0015 IMG-20160420-WA0017 IMG-20160420-WA0019 IMG-20160420-WA0021 IMG-20160420-WA0022

13- Trovo chi è diverso da me

Individuiamo insieme coppie di parole (azioni o nomi) opposte. Ognuno sceglie la parola della coppia che preferisce. Il gioco consiste nel trovare il compagno che ha fatto scelte più diverse dalle proprie.

E’ più facile confrontarsi con chi ci somiglia ma, a volte, è utile e bello farlo con persone diverse da noi.

image

image image image Abbiamo scelto dodici coppie di parole contrarie. Solo in un caso si sono verificate 9 scelte diverse. In alcuni sono state sette. Quasi sempre sono state inferiori a sei.

Conclusioni:

1- Sono più le “cose” che ci uniscono di quelle che ci dividono;

2- La diversità si può trovare anche vicino a noi ed è sempre positiva.

imageimage

14- A te darei… Da te vorrei…”

(cerchiamo di lasciarci ripensando a cose positive, visto il percorso di otto anni fatto insieme da quasi tutti gli alunni)

 I ragazzi sono invitati a pensare e a ragionare sulle proprie caratteristiche positive e su quelle dei compagni di classe.

1. Ci si predispone in cerchio e ogni ragazzo è invitato a comunicare oralmente con il compagno che sta alla sua destra. La comunicazione è legata a ciò che, di caratteristica positiva, vorrebbe in regalo dal suo compagno e quale dote gli darebbe in cambio. 

2. Al termine sarà realizzato un cartellone che evidenzi le caratteristiche donate e quelle ricevute

Abbiamo svolto questa attività l’ultimo giorno di scuola, è stato un modo per salutarci guardandoci negli occhi.

image image

I ragazzi hanno donato simpatia, intelligenza, creatività, calma, curiosità, sincerità, generosità, silenzio, velocità, la forza di non essere permalosi, il naso, i capelli, gli occhi,  la capacità di essere bravi negli sport, nelle materie scolastiche, nei videogiochi….

Hanno voluto sincerità, precisione, riposo, generosità, agitazione; la capacità di disegnare, di scrivere, di giocare ai videogiochi, di giocare a calcio, di essere bravi a matematica, di collaborare, di non prendere in giro, di non odiare, di essere spiritosi,…

15- Le parole che fanno bene e le parole che fanno male.

Parliamo e scegliamo le parole che ci fanno sentire bene e quelle che ci fanno stare male, scriviamole su un cartellone

image image

I cartelloni sono lasciati “aperti” all’inserimento di altre parole (ne sono state aggiunte molte altre)

@@@

Fino a questo momento abbiamo lavorato affinché ciascuno comprendesse meglio se stesso e cercasse di capire l’esistenza di un senso di identità collettiva utilizzando categorie di identità poco conflittuali e comunque riconducibili a contesti sociali e ambientali nei quali gli elementi di affinità (razza, età, cittadinanza) sono prevalenti rispetto a quelli di contrasto.

Da ora in poi lavoreremo per mettere a confronto identità sociali dove gli elementi di affinità sono minori.

16- Testo: “Stamattina mi sono svegliato con una strana sensazione addosso. Ho fatto colazione, mi sono vestito, mi sono avviato a scuola. Quando sono entrato in classe la strana sensazione si è concretizzata, ho scoperto che tutti i miei compagni di scuola erano neri (o parlavano tedesco, o qualche lingua semisconosciuta…)! Parlavano…”

La prima esclamazione è stata:”Neriiiiiiiiii..!? Ma come?!” Cercare la spiegazione della presenza in classe di bambini con la pelle nera ha impegnato i ragazzi più del necessario. Alcuni hanno ipotizzato di essersi trasferiti in Africa, altri hanno pensato a uno scherzo, molti hanno immaginato di essere in un sogno, quasi tutti si sono dichiarati scioccati, “si sono allontanati dalla classe per bagnarsi e svegliarsi, a volte per piangere”.

Più complicato è stato immaginare come si sarebbero sentiti, unici bianchi in una classe di neri.

“Rimasi imbambolato, e pensai: -Cosa devo fare? … Provai a dire qualcosa ma nessuno mi rispose..”

“Corsi in bagno in cerca d’acqua da tirarmi in faccia… Quando tornai in classe mi accorsi che anche la maestra era nera. Svenni! …mi risvegliai e vidi intorno a me i compagni, erano sempre neri, allora mi scappò un grido: -Ah! no… no… non è possibile! Mi guardarono e, credendo che fossi matta, chiamarono i miei… quando arrivarono gli fecero un disegno che significava che l’uscita da scuola era alle tre. Fuggii in bagno a riflettere. Pensai che forse potevamo parlare in inglese e così iniziammo a comunicare! All’uscita, il paesaggio che vidi era bellissimo… L’esperienza mi ha fatto immaginare  come si sente una persona catapultata in un altro paese. Così anche se i bambini mi prendono in giro, adesso, li sopporto di più!”

“La maestra era di color verde chiaro e diceva frasi incomprensibili: -Allowaturinocetungolo….- Mi risvegliai sul banco dopo una verifica”

“Drin Drin… Suonò la campanella. Tutti, educatamente, presero la merenda poi vennero davanti a me e iniziarono a parlare. Io, sorpresa, pensai: -Ma parlano italiano!   Poi mi mostrarono la scuola, felici di aver conquistato la mia fiducia… Cominciai a conoscere altre persone… Tornai a casa e più tardi i miei compagni di classe mi vennero a chiamare per andare a giocare e mi insegnarono canzoni e giochi africani… Mi stavo divertendo un sacco! … In fondo non fa mai male conoscere persone nuove anche perché, in realtà,  siamo tutti uguali”

“Comunque continuavo a chiedermi come avessi fatto ad arrivare lì, in una sola notte, senza accorgermene! Mi sentivo spaesato, mi guardai intorno e vidi una cartina  dello Sduri, una regione del Madagascar… Avevo letto un libro su questi luoghi, terre ricche di flora e fauna bellissime… Mi procurai un vocabolario Sduri-italiano… cercai la mia casa, mi feci coraggio e entrai, c’era mia madre. Scoprii che aveva trovato lavoro qui. Mi misi a piangere perché avevo capito che saremmo rimasti per parecchio tempo… poi sentimmo uno sparo  e fuggimmo…”

“Mi feci coraggio e entrai, vidi un bambino dalla faccia triste e mi sedetti vicino a lui. Ebbi la sensazione che anche lui fosse spaventato da tutte quelle persone nuove così lo incoraggiai e iniziammo a giocare insieme…”

“Mi misi seduta nell’unico banco libero e sopra c’era scritto: “Juno mastron”… allora presi un vocabolario e controllai cosa volesse dire. Significava “Muso bianco, tu non vali nulla, nullità”. Mi sentii così umiliata che, senza chiedere niente andai fuori dall’aula a piangere come una fontana. Ma perché mi trattavano male? … Poi vidi una ragazza che mi porgeva la mano, io, insicura, la afferrai e lei con forza mi aiutò a rialzarmi”

“A ricreazione arrivò una bambina che mi fece delle domande e mi chiese se volevo essere sua amica. Non ci credevo! Ero arrivata da poco, com’era possibile? Comunque accettai e in poco tempo diventammo grandi amiche”

“Iniziò la lezione ma io non capivo niente. Il maestro se ne accorse e mi domandò: -Do you speak english? Io, essendo figlio di madrelingua inglese, risposi: -Yes! A quel punto la lezione iniziò. Suonata la campanella, tutti vennero a conoscermi. Erano entusiasti e mi fecero anche dei regali. Mi portarono a vedere il loro territorio…”

“Non sapevo cosa dire, balbettai qualche lettera senza significato. Tutti mi guardavano, ero imbarazzatissimo respirai forte e andai al mio banco. Quando la maestra cominciò a spiegare non capivo nulla…. non sapevo cosa fare, sudavo e stavo immobile; la maestra si avvicinò, mi guardò male e tornò verso la cattedra. Dopo un’ora senza fare niente, suonò la campanella; aspettai il momento giusto, che non mi vedesse nessuno e scappai!”

“Tutti mi fissavano, per la prima volta ero al centro dell’attenzione… la maestra mi poneva, ogni tanto, delle domande, ma io non avevo il coraggio di rispondere. Tutti intorno a me facevano dei pettegolezzi, ridacchiavano, non sapevo più cosa fare. A pranzo non sapevo dove mettermi a sedere, così mi misi in un angolino rannicchiata… finchè una ragazza della mia età mi domandò: -Ciao, vuoi venire al mio tavolino? Io rimasi impietrita. -Insomma vuoi venire sì o no? mi richiese con tono deciso. Io risposi un sì incerto… poi cominciammo a conversare e pian piano l’imbarazzò diminuì…”

“Avevo fatto quello strano sogno. Ma, mentre la mamma mi portava a scuola, mi disse che la maestra aveva proposto uno scambio con bambini del Marocco. Avrei dovuto passare una settimana là mentre altri bambini sarebbero venuti al mio posto in Italia. -Andrai in una scuola del Marocco per conoscere nuove culture e usanze, partirai domattina! Io ero spaventata dall’idea ma annuii. Poi la mamma aggiunse: -Stai tranquilla è solo per una settimana! … arrivata davanti all’aula mi bloccai per un po’ di secondi, poi mi feci coraggio ed entrai… all’inizio non parlavamo ma poi…”

“…ma come avrei fatto a parlare con loro? All’inizio scappai in bagno per riflettere, poi cercai un vocabolario… di africano(?)… ma non lo trovai. Mi sentivo esclusa dal mondo, eppure non erano loro ‘i diversi’? Forse è solo la quantità che conta! Il mio cervello era in confusione. Prima o poi sarei dovuta entrare, ero imbarazzata e allo stesso tempo triste. Mi immaginavo la figuraccia che avrei fatto se avessi tentato di parlare con loro, preferivo aspettare. Delusione, tristezza, paura erano i sentimanti che provavo… -Basta, devo conoscere i miei compagni! Mi feci coraggio, andai al banco più vicino e farfugliai qualcosa… mi sembrava che mi guardassero con uno strano sguardo… avevo paura di aver detto qualcosa di male… Poi scoprii che qualcuno parlava italiano… anche se pensavo che fossero diversi, in realtà erano come me, cambiava solo il colore della pelle… diventammo amici…”

17- Cerchiamo modi di dire e proverbi che fanno venire in mente e trasmettono degli stereotipi

Riflessioni

1- Le barzellette, che si rinnovano costantemente, possono contenere stereotipi, giudizi preconfezionati, verso “l’altro” che giungono da luoghi e culture lontani da NOI;

2- I modi di dire e i proverbi, che provengono dal nostro passato, raccolgono idee preconcette verso “altri” vicini a NOI (paesi confinanti, persone di un’altra città..)

3- I pre-giudizi sono sempre esistiti?!

@@@

“Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio”

“Donne al volante, pericolo costante”

“Donne e buoi dei paesi tuoi”

“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei!”

“Buon sangue non mente”

“Nella botte piccola c’è il vin bono”

“Chi nasce tondo non muore quadrato”

“Il lupo perde il pelo ma non il vizio”

Ma pare che il detto “Tutto il mondo è paese!” sia giusto! Ecco che cosa dicono spagnoli e inglesi! (Grazie Flavia!)

“An ape is an ape, a varlet’s a varlet/though he be glad in silk and scalet” (Benché vestita in seta e scarlatto una scimmia è una scimmia e un valletto è un valletto)

“Aunque la mona se vista de seda, mona se queda”(Anche se una scimmia si veste di seta, resta una scimmia)

“Cada oveja con su pareja” (Ogni pecora col suo montone)

Horses for courses (Cavalli per ippodromi. Ogni cavallo è adatto a particolari ippodromi)

“Every ass thinks himself worthy to stand with the king’s horses” (Ogni somaro stima se stesso degno di stare con i cavalli del re)

“Arbol que nace torcido jamàs su tronco endereza” (L’albero che è nato storto non raddrizzerà mai il tronco)

 

 

18- Cercare dati su fatti di discriminazione e pregiudizio accaduti nella nostra società; ricercare articoli giornalistici relativi a fatti non leciti compiuti da “altri” (non italiani ma non solo)

Quasi tutte le informazioni che riceviamo intorno a fatti che avvengono nella nostra società non sono dovute ad esperienze dirette ma ci sono raccontate da altri, dalla TV, dai giornali… quindi sono descritte ed interpretate da altri per noi. I media danno spesso risalto ad alcune notizie piuttosto che a altre, talvolta vengono enfatizzate e ripetute così che tutti noi ci convinciamo che siano più importanti di altre e ne siamo influenzati. Certe notizie subiscono meccanismi di semplificazione, tendono a rinforzare i nostri stereotipi e a distorcere la percezione che abbiamo della realtà.

Sarà interessante provare a lavorare su queste riflessioni nel corso dell’ultimo mese di scuola.

18/a- Lavoro in gruppo-  Proviamo ad individuare, in un articolo trovato dai ragazzi, le opinioni del giornalista distinguendole dalla descrizione dei fatti realmente accaduti.

(Acquisire un atteggiamento critico verso le informazioni date dai media: TV, radio, giornali e riviste, Internet. Ricercare le informazioni distinguendole dalle opinioni dei giornalisti. Mettere a confronto opinioni diverse.)

Alla fine del lavoro ogni gruppo riferirà le sue conclusioni. Seguirà una discussione di classe.

Questo lavoro è risultato piuttosto difficile per i ragazzi. Molti di loro non riescono a concepire che gli adulti possano mentire, anche inconsciamente.

Alcuni di loro hanno provato a intervistare delle  persone sul razzismo e la discriminazione. Tutti gli intervistati hanno dichiarato di non aver mai subito atti di esclusione e di ritenere incomprensibile il razzismo e la diffidenza  nei confronti del “diverso”. Ma allora perché questi atti accadono? Sono sempre “gli altri” a essere razzisti  o piuttosto si tende a non  dire la verità quando si è  intervistati su temi che ci possono connotare negativamente?

Queste sono  alcune delle riflessioni  intorno alle quali abbiamo discusso.

imageimageimageimageimage

Anche individuare i fatti realmente accaduti e quelli invece enfatizzati, oppure riuscire a individuare quelli che sono pre-giudizi di chi scrive non è stato semplice. Speriamo che il lavoro sia stato un’altra piccola goccia nello sviluppo del senso critico dei ragazzi.

image

Ecco alcuni degli articoli scelti e discussi nel lavoro di gruppo.

image image image image image image

18/b- Lavoro in gruppo- Si sceglie un articolo di giornale e si legge insieme. Ciascun ragazzo seleziona  e interpreta uno dei protagonisti del fatto, difendendo il  suo punto di vista 

Ogni gruppo formato da tre/quattro ragazzi sceglie una notizia; dopo averla letta insieme, ciascun componente individua un protagonista del fatto e, dal suo punto di vista, lo drammatizza insieme ai compagni. Mettersi nei panni dell’altro e difendere le sue posizioni  è l’attività che devono svolgere.

image imageimageLa docente…imageimageLe “amiche”

1- C’è la ragazza nera che “non ha diritto” a ricevere un bel voto.

image image image

2- C’è lo straniero che chiede tolleranza e aiuto nella ricerca di un lavoro.

image image

3- C’è lo straniero che scippa la signora… Si discute molto

image image

4- C’è chi viene aggredito… Ma da chi? Forse… Pare…

image

5- Infine ci sono il nero e il bianco che, seppur svolgendo il medesimo  lavoro, hanno retribuzioni diverse

image image

Dopo la drammatizzazione, ogni gruppo presenta il proprio “caso” alla classe; su ciascun fatto si apre una breve discussione.

19- Viene chiesto ai ragazzi di immaginare la vita e i comportamenti delle persone che loro ritengono diverse

Parliamo e disegniamo

Un esempio: image

“Io non sarò  MAI così!”

20- Leggiamo e commentiamo alcuni testi nei quali vengono messi in evidenza stereotipi (a vari livelli: nazioni, popoli, razze,…)

image image

Mario Gomboli, Sbagliando s’impara, Ed Paoline/Oscar Brenifer, Chi sono io?, Giunti Junior – Da Fantasticare 4, Libro di lettura, Per crescere felici- P. Ceccarelli

I ragazzi hanno letto e discusso il contenuto dei testi, prima in gruppo e  successivamente tutti insieme

21- Rileggiamo a distanza di alcuni mesi il racconto sul bullismo che abbiamo scritto tutti insieme poi ci poniamo la domanda: E se succedesse a me? 

22- Attività svolta insieme alle classi delle altre scuole

-Incontro/confronto con le altre due classi del progetto

Abbiamo deciso di lavorare insieme attraverso la musica al fine di creare la colonna sonora del nostro progetto.

Ci siamo incontrati, alle scuole medie, lunedì 11 aprile 2016  e lunedì 30 maggio, e con l’insegnante di musica di quella scuola abbiamo lavorato sul ritmo e sulle onomatopee.

Nelle nostre scuole abbiamo imparato “La canzone dei dinosauri” e poi,  tutti insieme l’abbiamo  musicata con suoni  onomatopeici.

2016-04-24 (1) 2016-04-24 (3) 2016-04-24 (4) 2016-04-24 (5) 2016-04-24 (6) 2016-04-24 (7) 2016-04-24 (10) 2016-04-24 (11) 2016-04-24 (13) 2016-04-24 (14) 2016-04-24 (16) 2016-04-24 (17) 2016-04-24 (19)

image image

SCUOLE PRIMARIE DI MARESCA E DI PITEGLIO – CLASSI QUINTE

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “RENATO FUCINI” – CLASSE 1°A

PROGETTO IN VERTICALE SU “LE COSMICOMICHE” DI ITALO CALVINO

TRASVERSALITA’DISCIPLINE COINVOLTE:

Italiano, Storia, Scienze, Musica, Arte e immagine, Lingue straniere.

CURRICOLO VERTICALE: Focalizzazione sui processi e sulla costruzione delle competenze.

COMPETENZE CHIAVE:

  • Comunicare nella madrelingua
  • Comunicare in L2 e L3
  • Collaborare e partecipare
  • Osservare e descrivere
  • Interpretare
  • Imparare ad imparare

TRAGUARDI PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE:

  • Ascolta e comprende testi di vario genere, riconoscendone la fonte, il tema e l’intenzione dell’emittente.
  • Partecipa a scambi comunicativi (conversazione, discussione di classe o di gruppo) con compagni ed insegnanti, rispettando il turno e formulando messaggi chiari e pertinenti, in un registro il più possibile adeguato alla situazione.
  • Comprende e utilizza, nell’uso orale e scritto, i vocaboli fondamentali e quelli di alto uso; comprende e utilizza i più frequenti termini specifici legati alle discipline di studio.
  • Utilizza le conoscenze e le abilità relative al linguaggio visivo per produrre varie tipologie di testi visivi (espressivi, narrativi, rappresentativi e comunicativi) e rielabora in modo creativo le immagini con molteplici tecniche, materiali e strumenti (grafico-espressivi, pittorici e plastici, ma anche audiovisivi e multimediali).
  • Esplora, discrimina ed elabora eventi sonori dal punto di vista qualitativo, spaziale e in riferimento alla loro fonte.
  • Sviluppa atteggiamenti di curiosità e modi di guardare il mondo che lo stimolano a cercare spiegazioni di ciò che vede accadere.
  • Conosce e rispetta se stesso per imparare a rispettare “l’altro da sé”.

OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO (= CONOSCENZE E ABILITA’):

  • Ascoltare e comprendere l’importanza del saper ascoltare.
  • Ascoltare e individuare l’argomento e le informazioni principali.
  • Ricostruire verbalmente le fasi di un’esperienza.
  • Comprendere il significato di parole non note basandosi sia sul contesto sia sulla conoscenza intuitiva delle famiglie di parole.
  • Trasformare immagini e materiali ricercando soluzioni figurative originali.
  • Utilizzare voce, strumenti e nuove tecnologie sonore in modo creativo e consapevole, ampliando con gradualità le proprie capacità di invenzione e improvvisazione.
  • Organizzare, rappresentare e descrivere i dati raccolti.
  • Stabilire e comprendere relazioni di causa-effetto.
  • Formulare ipotesi che giustifichino un fenomeno osservato.
  • Acquisire consapevolezza riguardo a se stessi e in relazione con gli altri.
  • Imparare a riconoscere e gestire le emozioni.

ATTIVITA’

  • Lettura espressiva
  • Giochi lessicali
  • Attività di riconoscimento di immagini nel brano
  • Giochi di ruolo
  • Attività per individuare collegamenti tra le informazioni ricevute
  • Drammatizzazione
  • Rielaborazione grafico-pittorica
  • Riutilizzo di materiali vari in modo creativo

Fase esecutiva

ATTIVITA’ SCUOLA PRIMARIA PITEGLIO

  • Conversazione esplicativa sul racconto e l’autore
  • Lezione frontale con lettura dell’insegnante
  • Lavori cooperativi ed individuali di rielaborazione scritta :
  • sintesi;
  • analisi del testo e dei termini sconosciuti con ricerca sul dizionario;
  • giochi verbali con i termini individuati;
  • stesura di un copione teatrale relativo al racconto letto;
  • rielaborazione grafico-pittorica:

disegno dei personaggi, dell’ambiente o di scene del racconto utilizzando

varie tecniche: matite acquerellabili, china, pop-up…

  • Rielaborazione creativa di materiale di recupero
  • Lettura ad alta voce e silenziosa
  • Brain-storming delle conoscenze pregresse sull’argomento “I dinosauri “ ed elaborazione di uno schema
  • Conversazione guidata riguardo alle conoscenze pregresse sull’argomento “le teorie sull’estinzione dei dinosauri” e rielaborazione grafico-pittorica di quelle individuate tramite un diagramma di flusso illustrato
  • Approfondimento delle fonti di energia rinnovabile e non
  • Osservazioni sui cambiamenti climatici attuali
  • Attività di educazione al clima che cambia attraverso giochi ed esperimenti proposti da “rete clima” ed “Eni scuola”
  • Ricerca di buone pratiche quotidiane di cittadinanza attiva al fine di promuovere negli alunni comportamenti eco-sostenibili
  • Produzione di uno schema riassuntivo delle forme di energia
  • Produzione di uno schema riassuntivo delle cause e conseguenze dei cambiamenti climatici
  • Ascolto e canto di “La canzone dei dinosauri”
  • Prodotti finali:
  • Poster ”Dov’è l’energia?”
  • Poster “Ecoconsigli”
  • Realizzazione di un libro scultura
  • Raccolta del materiale prodotto in un fascicolo/dispensa individuale

ATTIVITA’ SCUOLA PRIMARIA MARESCA

Identità, pregiudizio, stereotipo

Lettura in classe del racconto

Conversazione/discussione/riflessioni sul racconto

Disegno del personaggio preferito

Test e rappresentazioni grafiche riferiti all’identità personale

Realizzazione di testi realistici e fantastici

Giochi di ruolo

Psicodramma con cambio/scambio di ruolo

Conversazioni, dialoghi sul vissuto personale

Attività di descrizione in lingua inglese e spagnola

Produzione di grafici che sintetizzano i risultati relativi alle attività svolte

Ascolto e canto di “La canzone dei dinosauri”

Prodotti finali

Realizzazione di libri e cartelloni che raccolgono il materiale prodotto.

Pubblicazione dei lavori e delle foto sul blog della scuola “ZITTELLEGGI”

ATTIVITA’ SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO – Classe IA

Nel passaggio da un mondo divenuto impossibile a un mondo di nuovo possibile, attraverso il CAMBIAMENTO, si può realizzare l’Operazione: identità + diversità = integrazione

  • Presentazione del Progetto d’Istituto, i partners in continuità, l’argomento, il protagonista– gli alunni ascoltano con interesse e pongono domande soprattutto sulla creatura magica mutante che attraversa il tempo e lo spazio.
  • Il nostro racconto: parliamo dei dinosauri e delle ipotesi sulla loro scomparsa – lezione dialogata per la rilevazione delle conoscenze pregresse; definizione e mappa delle teorie.
  • Lettura del testo – l’insegnante legge in modo interpretativo, soffermandosi nei punti cruciali per sollecitare anticipazioni e ipotesi sui finali possibili.
  • Dopo l’ascolto: prime impressioni – elaborazioni grafiche.
  • Dopo l’ascolto: ricostruzione cooperativa della vicenda.
  • Dopo l’ascolto: i problemi esistenziali dei personaggi.
  • Analisi del testo: le sequenze; i dialoghi.
  • Scene da I dinosauri – costruzione del testo teatrale a gruppi con i PC; rielaborazioni grafiche con fumetti in inglese.
  • Scoperta guidata di una curiosità linguistica: i palindromi.
  • In sottofondo, un mondo di suoni: come si individuano e si riproducono – il metodo della partitura per la descrizione delle onomatopee.

Prodotti finali

Relazione individuale finale

Realizzazione della striscia fumetto con le scene rappresentate

Elaborazione di un testo teatrale fedele…ma non troppo

Creazione della colonna sonora

INCONTRI TRA LE CLASSI-PONTE

Primo incontro:

  • Presentazioni e scambio di saluti tra gli alunni.
  • Esercizi collettivi di riscaldamento e intonazione della voce.
  • Sonorizzazione del racconto I Dinosauri, utilizzando le onomatopee: riproduzione delle singole voci e riproduzione collettiva della partitura della storia prodotta dagli alunni della Classe IA.
  • Ascolto di brani adatti a costruire la colonna di fondo per accompagnare la sonorizzazione dell’antefatto (scomparsa dei dinosauri).

Secondo incontro:

  • Preparazione e realizzazione della partitura per la riproduzione vocale dell’antefatto con i suoni onomatopeici.
  • Canto della Canzone dei dinosauri con l’inserimento di vocalizzi adatti alle scene.

ATTIVITA’ CONCLUSIVA

Gioco a coppie: TUTTI UGUALI – TUTTI DIVERSI (“Come mi vedi? Come sono?)

GRIGLIA DI VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE

Evidenze manifestate

Livelli di padronanza

COOPERA NEI GRUPPI E FA PROPOSTE,

PARTECIPA AD ATTIVITA’ COLLETTIVE.

A

Elabora proposte che tengano conto delle esigenze degli altri; motiva le proprie proposte adeguandosi alla situazione. Partecipa in modo attivo e cerca di coinvolgere positivamente gli altri

B

Ascolta gli altri ed elabora proposte personali; espone le proprie proposte. Partecipa in modo attivo; dialoga con tutti.

C

Ascolta ed elabora qualche proposta; specifica le proprie proposte. Partecipa alle attività; ascolta tutti attentamente.

D

Elabora qualche proposta, manifesta le proprie idee. Partecipa alle attività; tratta con correttezza i compagni.

E

Segue le proposte degli altri, si distrae e deve essere sollecitato a partecipare.

ASCOLTA E COMPRENDE TESTI DI VARIO TIPO E LI RIELABORA IN FORMA PERSONALE.

A

Ascolta e comprende in modo completo e rielabora in maniera originale e creativa.

B

Ascolta e comprende in modo pertinente e rielabora in modo personale.

C

Ascolta, comprende e rielabora in modo essenziale.

D

Ascolta, comprende e rielabora in modo sommario.

Solidarietà: la vittoria più bella

  image  image image image

 IMG_4563  clicca qui

Partita solidale, richiedenti asilo vs genitori degli alunni della scuola primaria di Maresca

Sport ed integrazione:“la vittoria più bella”

 Il capitano dei genitori: “Ci hanno fatto neri”

 

Giovedì 16 Aprile 2015

 

I valori della solidarietà che lo sport ha il dovere di rafforzare nella società, sono stati protagonisti della partita di calcetto organizzata dalla scuola Anna Frank di Maresca con la cooperativa sociale “Gli Altri” di Pistoia. Il 16 aprile, al Palazzetto dello sport “Sandro Pertini” di Bardalone, si sono incontrate le squadre formate dai genitori degli alunni della scuola primaria e i richiedenti asilo alloggiati sulla montagna pistoiese, a Maresca e a Pianosinatico. L’atmosfera entusiasmante ha visto coinvolti studenti, genitori, insegnanti e tanti curiosi che hanno assistito e applaudito i protagonisti con simpatia e cuore. – Guardando la partita – commenta uno spettatore – ho notato che i migranti hanno giocato molto bene, hanno fatto bei passaggi così che la partita è stata molto combattuta. I migranti – continua il ragazzo – hanno fatto molti goal, infatti hanno vinto dodici a due. È stato molto bello vedere per la prima volta, persone di razze diverse giocare insieme e divertirsi-.

Questa iniziativa ha preso le mosse dall’adesione al progetto “Sport e integrazione” e dal desiderio dei bambini di coinvolgere gli stranieri ospitati a Maresca.

Alle 17,30 sono entrate in campo le squadre, i migranti con le maglie amaranto e i genitori con le maglie bianche. Le squadre erano composte da sei giocatori. I tempi concordati erano quattro per permettere a tutti di giocare.

Dopo i saluti di rito è iniziata la partita. Già il primo tempo ha visto la squadra degli ospiti in vantaggio, infatti al 12^ è arrivato il primo goal da parte di Mamadou.

La squadra dei genitori ha cercato affannosamente di recuperare lo svantaggio. Le azioni si sono susseguite velocemente con scambi repentini di campo e cinque minuti dopo giunge la risposta dei genitori: 1-1!

La partita è molto combattuta infatti alle 17.50 viene segnato il 2-1 per i richiedenti asilo.

I due gruppi giocano con impegno, determinazione e spirito di squadra. Il sostegno del pubblico diventa sempre più forte e caloroso, finché alle 18.10 arriva il terzo goal degli ospiti.

I migranti prendono, con il loro gioco frizzante e rapido, il sopravvento segnando altre nove reti! I genitori accorciano le distanze alle 18,39. La competizione termina alle ore 19 con il risultato di 12-2 per i migranti.

La partita si è conclusa quindi con una schiacciante vittoria dei richiedenti asilo sui babbi, i quali, nonostante la sconfitta, hanno chiesto scherzosamente la rivincita.

La serata si è conclusa con una cena a base di pizza fra tutti i partecipanti all’ iniziativa.

 imageimage

Sport e integrazione: l’incontro con un mondo in fuga

Perché tante persone chiedono asilo politico

 

I migranti che abbiamo incontrato provengono dalla Costa d’Avorio, dal Senegal, dal Gambia, dal Camerun, e anche dal Pakistan e dall’ Afganistan. Partendo dai loro Paesi hanno raggiunto la Libia dove hanno preso l’imbarcazione che li ha condotti verso Lampedusa.

Molti sono riusciti a raggiungere le coste di quest’isola aiutati dalla guardia costiera; lì sono stati accolti, visitati e nutriti.

Successivamente con il “Progetto accoglienza diffusa” il Ministero degli Interni li ha mandati sulla montagna Pistoiese, assistiti dalla cooperativa sociale “Gli Altri”. Come ci racconta un’operatrice sono solo semplici ragazzi, nati tra il 1994 e il 1996.

Un altro operatore ci dice che durante l’inverno hanno aiutato la comunità, dove sono anche ben inseriti.

Ci parla anche di un famosissimo profugo italiano che durante la Seconda Guerra Mondiale fuggì in Francia, questa persona è diventata presidente della Repubblica, era Sandro Pertini.

Altri operatori ci raccontano che queste persone hanno bisogno di essere ascoltati e di capire quali siano le nostre abitudini. Per questa ragione nella cooperativa ci sono dei mediatori linguistico-culturali che parlano lingue insolite come il Bambarà, Wolof, Mandinga (dall’Africa), Pashtun, Urdu, Dari (dal Pakistan e Afganuistan), che li aiutano a integrarsi.

Questi ragazzi seguono anche dieci ore di lezioni di italiano ogni settimana, la conoscenza della lingua potrà permettere loro di inserirsi meglio nelle comunità e forse nel mondo del lavoro.

I ragazzi sono aiutati con lo “sportello informativo per migranti” nello svolgimento delle pratiche burocratiche che servono per richiedere il riconoscimento dell’asilo politico in quanto tutti in fuga da paesi in guerra.

imageimage

Due ragazzi ci raccontano la loro storia. Uno di loro è appena arrivato e non sta giocando a calcio perché si è fatto male ad un piede. Per arrivare in Italia è stato due giorni su una barca piccola, con almeno un centinaio di altre persone. É solo e adesso vive a Maresca.

L’altro, Lamin, viene dal Guinea, ha iniziato a lavorare quando era molto piccolo. Aveva un campo tutto suo dove coltivava gli anacardi, una specie di noce, della quale la Guinea Bissau era la maggiore esportatrice. Lamin era molto bravo a scuola ma per problemi familiari non ha potuto continuare gli studi. Dopo un po’ di tempo, nel suo paese, è scoppiata la guerra civile e così ha cercato rifugio in Italia.

L’incontro con questi ragazzi è stato molto interessante e ricco di emozioni.

” Il terzo tempo “

Tutti parlano di fair play nel calcio, di terzo tempo, noi l’abbiamo realizzato.

imageimageimageimage 

 Dai quotidiani locali

image image image