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Scrittori di classe, filastrocche per dire “No!” al bullismo – Classe Quinta

In quinta abbiamo discusso, disegnato, cercato strategie e fatto riflessioni su cosa sarebbe davvero utile fare o a chi potremmo chiedere aiuto se avessimo bisogno di  liberarci da un bambino/a che ci perseguita, insomma da un bullo.

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Dopo la discussione svolta tutti insieme, ci siamo divisi in cinque gruppi e ognuno ha sviluppato la propria ipotesi, buttato giù idee, immaginato cosa sarebbe potuto accadere se si fosse chiesto aiuto agli amici, all’amico del cuore, alla mamma, ai genitori, ai maestri, ad adulti disponibili.

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Infine abbiamo scritto brevi filastrocche sull’idea che, molto spesso, nulla è come appare.

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Nulla è come appare

Nella vita ci lasciamo spesso condizionare dalle apparenze, come hanno scritto i bambini alla fine di una filastrocca da loro inventata “…Marco ha imparato la lezione/non si giudicano dall’aspetto le persone!”

La creatura mi insegue.
È un misto tra Frankenstein e uno zombie. E in mano ha un coltellaccio da macellaio.
“Tanto ti piglio!” ringhia. “Lo sai che ti piglio!”
Io corro, ma è come stare sopra un tapis roulant, di quelli da palestra: corri, corri e non arrivi mai da nessuna parte.
All’improvviso il mostro è sopra di me. Sta per uccidermi. Addio, mondo crudele!
“Voi due! Che state combinando?”, la voce è quella della maestra Gianna. “Non si corre nel corridoio!”
Il mostro, Gabriele Tardini della V° B, si ferma. In mano non ha un coltello, ma un righello.
Anch’io mi fermo, addosso alla maestra.
“Mi avete capito?”, ammonisce lei col dito alzato.
Per questa volta me la sono cavata. Ma la prossima?
Gabriele mi perseguita.
Andare a scuola, ormai, è diventato un problema.

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La creatura mi insegue.
È un misto tra Frankenstein e uno zombie. E in mano ha un coltellaccio da macellaio.
“Tanto ti piglio!” ringhia. “Lo sai che ti piglio!”
Io corro, ma è come stare sopra un tapis roulant, di quelli da palestra: corri, corri e non arrivi mai da nessuna parte.
All’improvviso il mostro è sopra di me. Sta per uccidermi. Addio, mondo crudele!
“Voi due! Che state combinando?”, la voce è quella della maestra Gianna. “Non si corre nel corridoio!”
Il mostro, Gabriele Tardini della V° B, si ferma. In mano non ha un coltello, ma un righello.
Anch’io mi fermo, addosso alla maestra.
“Mi avete capito?”, ammonisce lei col dito alzato.
Per questa volta me la sono cavata. Ma la prossima?
Gabriele mi perseguita.
Andare a scuola, ormai, è diventato un problema…

 

Sembra questo… ma, no!

Forse, sembra quello…

a volte la cosa non è come pare,

guarda bene, impara a osservare…

Fiuuuu…” Sono a casa! Non ne posso davvero più… provo a raccontare tutto alla mamma, ma ad una condizione, mi deve promettere di non correre a scuola dalla maestra a spifferare tutto!

La mamma mi guarda pensierosa mentre le racconto cosa mi sta succedendo a scuola con lo zombie/Frankestein!

Il nonno di Luca sembra birichino

ma guardando bene nel suo cuoricino

nasconde un’anima dolce e sincera

come una pecora in primavera.

Se sbirciamo dalla sua finestra

vediamo asce e forconi, e una balestra

ma se schiacciamo alcuni bottoni

la stanza si riempie di striscioni

mentre asce, forconi e zappette

sono diventati delle dolci zollette!

Adesso son pronto! Seguirò i consigli e le idee che mi ha dato la mamma, perché sembra che anche lei ne abbia subite abbastanza, da una finta amichetta, quando era piccola, tanto che si considera un’esperta… ma non sempre le è andata bene al primo tentativo! Se non dovesse funzionare pianificherò una vendetta, non troppo crudele, mica voglio diventare come lui, ma che lo faccia ragionare!

E’ già mattina, sto aspettando il bus.

Da qui inizia la tortura, sul pullman mi dà noia! Un colpetto, uno scappellotto, una battuta molto “simpatica”. Eccolo, si avvicina ed io mi sposto… “Fiuuuuuuuuuuu… adesso non può venire qui accanto a me!”

Scendo dal pulmino, corro in classe! Adesso provo a scrivergli un biglietto di pace.

AMICI?”

Ecco che me lo rimanda, apro lentamente, pieno di speranza… e grande come tutto il biglietto leggo un bel “NO!”.

E così a ricreazione mi dà degli spintoni, dei calci…

Affrontalo!” mi ha detto la mamma. Tiro un respiro, mi faccio coraggio e guardo negli occhi il mostro!!!

Mentre cammino, Frank è davanti al suo armadietto, lo spingo e lo chiudo dentro. Sogghigno!

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Il mostro mi implora di farlo uscire. Io gli rispondo che non deve più picchiarmi, lui dice:”Sì, sì!”

Ma appena lo libero capisco che è un inganno e mi fa cadere per terra!

Sembro questo,

un po’ maldestro.

Ho nel naso un anello

per questo mi sento bello

Di cerchi ne ho tanti

OH, come sono affascinanti!

Di sicuro al mostro piacerò

e felice a scuola andrò!

Sembro quello,

oh, come son bello!

Oggi i capelli ritti farò

Tutti quanti sconvolgerò.

Nessuno avrà più il coraggio

di darmi noia fino a maggio.

Che bella idea avuto ho,

SICURAMENTE, MI SALVERO’!!!

Non ho ancora il coraggio di dirlo alla maestra, oggi chiederò aiuto al mio migliore amico.

Sì, ti aiuterei volentieri… ma non so cosa fare!” risponde Tony.

Decidiamo di coinvolgere Susy, una femmina, chissà!

Insieme costituiamo una “Squadra A-B”, squadra anti-bullo.

Pensiamo di incontrarci di pomeriggio per inventare qualcosa.

Il primo tentativo è quello di affrontare il terribile Frank insieme!

La mattina successiva è quello che facciamo.

Compatti andiamo dal mostro, lo guardiamo negli occhi e con voce alta e decisa gli diciamo: “Basta, Gabriele, non dare più noia a Luca!”

Lui propone una sfida, una partita a calcio a due, se avessi vinto Gabriele mi avrebbe lasciato in pace!

E così giochiamo… ma siamo sempre i soliti illusi. Gabriele bara e torna a sembrare un mostriciattolo… viscido, perché uno che bara così spudoratamente non può considerarsi un bambino. Picchia, tira calci per vincere. Gli amici tentano di fermare il massacro ma si beccano un bello spintone. Naturalmente “The Monster” ha vinto la partita.

Ma davvero avevamo potuto credere nelle sue parole?

Mi fanno davvero male i colpi presi e, un po’ per quello un po’ per rabbia, rientro in classe piangendo.

La maestra mi vede e mi chiede cosa sia successo, io le rispondo che è colpa di Gabriele.

Ci penso io!” risponde e parte decisa per punirlo. Lo rimprovera e fa una nota a casa, scrivendo che già da tempo si è accorta che Gabriele si comporta male con un compagno.

Naturalmente cosa succede? Il mostro si arrabbia ancora di più e mi aspetta fuori del cancello… per fortuna mi salvo, c’è la mia mamma ad aspettarmi… ma cosa succederà domattina?

Stranamente, dopo questo episodio Susy non mi considera più, mi guarda da lontano e non si avvicina. Mah! Chissà perché?

C’era una volta la signorina Cesira

che, cupamente, suonava la lira.

Aveva lo sguardo buio e torvo

sembrava davvero un nero corvo,

faceva a tutti un effetto strano

nessuno provava a toccarle una mano!

Poi, un giorno, entrò da lei un bambino

tornò fuori ricoperto di chicchi e un giochino!

Dopo una notte insonne, piena di incubi ad occhi aperti, sono di nuovo fermo al bus.

Come al solito fuggo per evitarlo.

Ma, arrivato a scuola…lo vedo, mi guarda male!

Allora mi avvicino a lui: “Perchè fai il bullo?” gli chiedo

Ma il mostro, convinto di non esserlo, non la prende bene, guarda se la maestra lo sta notando e mi tira un calcio!

Questa volta la maestra fa solo finta di non vederci… ma ha osservato tutto!

Richiama Gabriele, gli chiede perché si comporti così. Tutta la classe trattiene il respiro, attendendo la risposta. Gabriele confessa che segue un po’ la tradizione di famiglia, infatti i genitori gli hanno detto che loro non si sono fatti mai mettere i piedi in testa da nessuno e che da piccoli prima di essere attaccati dagli altri, attaccavano loro!

Beh, tutti adesso guardiamo il nostro compagno con altri occhi, anche la maestra. Quest’ultima gli chiede di domandarmi scusa e di cambiare atteggiamento.

Facciamo la pace.

Tutti speriamo che la situazione sia risolta.

Ma qui sbagliamo…purtroppo!

E’ lì per la strada, tutto perfetto

con addosso un elegante giacchetto;

torna a casa con la sua auto

mentre ascolta dolcemente il flauto…

ma in verità è un uomo cattivo,

il suo nome è signor Ivo!

Nella bauliera tiene un coltello

col quale minaccia questo e quello.

L’ho visto con in mano una sigaretta

e l’ha spenta addosso ad una vecchietta!

Non vi fidate di questo signore

che fa il birbone a tutte le ore!

Il giorno dopo arrivo a scuola sorridente.

Guardo Gabriele, subito capisco che niente è cambiato.

Si avvicina e fra i denti mi dice: “Ho un conto in sospeso con te, caccola nana!”

Mi raggelo!

Inizia a seguirmi. Io fuggo e lui dietro di corsa! Acc… tutto come prima!

Poi di nascosto strappa i suoi libri e si mette a piangere. Dice alla maestra che IO, dico IO , gli ho distrutto i libri! Vatti a fidare dei gesti di pace!

Prendo una bella nota, i miei genitori mi puniscono!

Che fortuna ho!

Ma perché se la prende con me, proprio con me? E, soprattutto, perché alcuni dei nostri compagni lo seguono!?

Camminava lì tutto solo con una giacca scura

insospettito sentii addosso dei brividi di paura.

Lo seguii senza che se ne accorgesse

volevo scoprire cosa volesse.

A un cancello colorato bussò

e a una vecchietta un abbraccio donò!

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Susy mi evita, ne sono certo! Corre via tutte le volte che mi avvicino.

Poi scopro che si è fidanzata con il mostro!

La seguo e le chiedo perché stia uscendo con lui.

Lei mi dice che in realtà è molto romantico nel profondo del suo cuore.

Questa notizia mi sconvolge abbastanza.

Allora, con l’aiuto dei miei amici, lo invito a casa di pomeriggio e, per convincerlo ad accettare, gli dico che c’è anche Susy.

Siamo a casa! Aspettiamo con ansia che suoni il campanello.

Din Don!”

Andiamo ad aprire e tutti sorridenti gli tiriamo addosso mille palloncini colorati… PIENI DI TERRA E ACQUA!;-)

Lui è sconvolto, non se lo aspettava!

Allora mi avvicino, mi scuso e gli spiego che non l’ho fatto per cattiveria ma per fargli capire come ci si resta male quando gli altri ci fanno degli spregi.

Mi guarda e fugge via!

Chissà cosa mi aspetterà domattina!

Arrivo a scuola ben imbottito, pronto a prenderne chissà quante!

LO vedo che mi aspetta già con un pugno alzato…invece, invece… mi porta in disparte e mi dice che la lezione gli è servita, che ha parlato dell’accaduto anche con Susy, che lei lo ha aiutato a riflettere.

Mi guarda, mi chiede di perdonarlo dicendo: “ Scusa se ti ho preso in giro e anche per tutte le altre cose che ti ho fatto! Mi sentivo più forte comportandomi così! Ma ho capito come ci si sente! Scusami davvero!”

Mi dà la mano e si allontana.

Secondo me, fra qualche giorno, diventeremo amici!

Ho anche imparato che non bisogna solo subire ma, talvolta, serve contrattaccare in modo simpatico, non per vendetta ma per far imparare la lezione, far capire come ci si sente quando si subisce.

E sai cosa può stupire davvero l’avversario? Spiegargli con calma le proprie ragioni, a voce bassa, senza imprecare; vedrai com’è facile dimostrare che, più della prepotenza, vince l’intelligenza!

Marco, un bel bambino

fa rotolare il pallone in un giardino

di corsa lo va a recuperare

davanti a sé vede un mostro zoppicare,

scappa veloce impaurito

fa un urlo che pare un ruggito.

Ma, il signore, il pallone gli vuol ridare

chiama il bambino e si mette a ridacchiare.

Il piccolo rimane paralizzato

ma il vecchio un sorriso gli ha regalato!

Marco ha imparato la lezione,

non si giudicano, dall’aspetto, le persone!

Ma se qualcuno proprio non ti convince,

parla con babbo e mamma, maestri e parenti

ti ascolteranno curiosi e attenti,

con il loro aiuto, stanne sicuro, sempre si vince!

 

 

Scrittori di classe, dalle immagini al testo – Classe Quarta

Per partecipare a questo concorso letterario abbiamo deciso di scegliere l’incipit che ci portava dentro un museo, in un modo molto particolare!

Abbiamo chiesto aiuto alla mamma di un bambino della classe, docente di storia dell’arte alle scuole secondarie. Abbiamo concordato con lei i quadri degli artisti da utilizzare per poter creare una storia, della quale sarebbero stati protagonisti i bambini stessi.

Abbiamo scelto, come nostri traghettatori attraverso l’arte, Kandinskij e Marcella Silvestri, nonna di un nostro bambino e pittrice conosciuta a livello locale e nazionale.

Poi, un lunedì pomeriggio, la mamma è arrivata e ci ha parlato e fatto parlare d’arte… di colori, di linee, di figure geometriche, di sentimenti, di emozioni, di cosa ci può essere dentro un dipinto… di ciò che si può vedere o immaginare.

Il lavoro è stato svolto prima tutti insieme e successivamente in gruppi di tre o in coppia.

I QUADRI CI PARLANO

di Daniela Tinelli

(clicca il link!)

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Pittori a confronto fra ottocento e novecento, fra micro e macro realtà. Vasilij Kandinskij e Marcella Silvestri, storie di inganni

I bambini passano di quadro in quadro, si trasformano e vivono esperienze diverse. Solo l’intervento di una signora, che è poi la pittrice che espone (e nonna di uno dei bambini della classe), permetterà loro di tornare alla realtà.

Juliane e Marco si ritrovarono improvvisamente catapultati dentro alla scena del quadro che stavano osservando. Non sapevano come potesse essere successa una cosa del genere, però sapevano chi era il colpevole di tutto ciò: lo strano custode di quella stanza del museo.
“Avete detto che i quadri non vi dicono niente, vi ho sentiti” disse loro il custode, che adesso vedevano piccolo e lontano, quasi un fantasma nel cielo. “Ebbene ora scoprirete che i quadri parlano. Eccome! Se volete uscire dal labirinto in cui vi ho rinchiusi, sarete costretti a parlare coi personaggi dei quadri. Fra loro ci saranno veri amici che vi aiuteranno e falsi amici che cercheranno di mettervi fuori strada. Dovete ascoltare bene tutti e cercare di capire quali sono i veri amici e quali no. Solo così troverete la porta, l’unica porta che vi permetterà di passare di quadro in quadro, fino all’uscita…”
“Di quadro in quadro?! Ma che sta dicendo? Ci faccia uscire!” esclamò Juliane.
“Ma chi è lei e quanti quadri dovremmo attraversare?” chiese invece Marco.
Quella strana e inquietante situazione spaventava un po’ i due bambini, che però cercavano coraggiosamente di controllare la loro paura.
“Io sono il custode dei quadri, e anche un mago” rispose l’uomo. “Se saprete riconoscere i veri amici, le porte saranno solo sette. Io vi aspetterò all’uscita del labirinto”.
La figura del custode scomparve e i due bambini si ritrovarono soli dentro il quadro. Per la prima volta si guardarono intorno…

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…poi verso l’alto e videro gli zoccoli di un cavallo che stavano per atterrare su di loro: “Aiuto, scappiamo!” Correvano, correvano, correvano ma con le loro gambette microscopiche non riuscivano a fuggire.

Paura.

Spavento.

Terrore e affanno.

Videro la morte negli occhi.

Sulla base dello zoccolo sembrò loro apparire la faccia del diavolo che sghignazzava!

All’improvviso si resero conto che l’animale era fermo!

Erano Salvi!

Allora decisero di arrampicarsi sul cavallo. Salirono sino alla coda, videro una bella ragazza e le chiesero:”Scusi, signora, come ha fatto ad entrare qui?”

Lei con la bocca immobile rispose: ”Sono qui da più di cento anni, ricordo che non sono né entrata né uscita. Mi portò qui un pennello!”

Si guardarono intorno, erano a due passi dal cielo e, in lontananza videro… all’improvviso un pennello li catturò e li schizzò in un altro quadro.

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Si ritrovarono circondati da tanti animali colorati, rosa, verdi, gialli,… un occhio li guardava dal cielo e osservava tutto. Domandarono a un uccello col ciuffo in testa come poter uscire dal quadro e lui gli disse che avrebbero dovuto rivolgersi alla tartaruga. Tentando di raggiungerla persero l’orientamento circondati come erano da linee curve che si incastravano fra di loro. La tartaruga suggerì loro di stare attenti ai becchi appuntiti e alla lumaca. Superarono con l’aiuto di una corda il fiume e scalarono la conchiglia della lumaca ma appena arrivati in cima, immediatamente capirono l’inganno (salire ed essere al punto di partenza, conchiglia o vortice?) ma era troppo tardi per fare qualcosa e cercare la vera uscita… furono risucchiati da un grande scivolo a spirale e risputati…

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…in un bosco fitto e colorato. Sembrava autunno.

Erano su un sentiero che si biforcava in due. Si fermarono a pensare: “Quale prendere per uscire il più velocemente possibile dal quadro e tornare alla normalità!?” Passò lì vicino a loro un uomo con lo zaino in spalla. Lo fermarono e chiesero a lui. Suggerì loro di prendere il sentiero di destra. Così fecero.

Quell’uomo pacato e sereno gli dette sicurezza.

Ma poco più in là incontrarono un gatto che frettolosamente li consigliò di tornare indietro perché il fuoco spinto da un vento fortissimo stava distruggendo quella parte del bosco.

I ragazzi si unirono al gatto, tornarono indietro ma l’uomo non c’era più. Sconcertati e preoccupati presero il viottolo di sinistra.

Superarono un torrente su dei sassi galleggianti che raccolsero e portarono con loro.

Per un po’ il sentiero fu libero ma poi trovarono una frana. Come superarla?

Videro dei buchi e, a fatica, ci passarono all’interno. Alla fine del passaggio si trovarono davanti un picco altissimo, che riuscirono a superare grazie ad una corda ferrata lasciata chissà da chi.

Camminarono ancora, finché raggiunsero un lago… buttavano sull’acqua una pietra, poi un’altra, raccoglievano quella appena superata e così via. Continuarono fino alla linea dell’orizzonte e lì non trovarono più nulla… e scomparvero nel vuoto. (fig.3)

I bambini erano al museo con la scuola, chissà come si stavano preoccupando per loro, pensavano!

  (Kandinsky,Blu cielo, 1940)        Epson_11112015_214355

Un vuoto BLU, come un cielo infinito nel quale volavano esseri fantastici.

Si mossero e cominciarono a volteggiare. Ma dov’erano adesso?

Una creatura si avvicinò a loro, assomigliava alla tartaruga perché aveva sulla schiena un guscio. Faceva un verso strano così i due bambini risero; sembrava che si rivolgesse a loro.

“Juliane, che starà tentando di dirci?” domandò Marco.

“Mi pare che voglia farci salire su per la scala, arrampichiamoci sul suo guscio!”

Appena raggiunta la scala la “tartaruga” scomparve, perdendo una chiave che i due raccolsero.

Salito il primo scalino arrivò un essere, sembrava un gallo. Disse ai bambini: “Non salite, la tartaruga vi vuole imbrogliare, andrete a finire in un posto orrendo! Tornate subito indietro!”

Gli credettero e scesero con lui in una strana stanza, vuota.

“Vi ho fregato! Ahahahah!” sogghignò il gallo e li chiuse dentro.

Il tempo passava poi a Marco venne in mente la chiave persa dalla tartaruga, la cercarono nelle loro tasche ma non c’era.

“Ce l’ho io, ce l’ho io!” e sbucò fuori un elefantino strano, minuscolo “Sono il miglior amico della tartaruga! Ora usciamo e vi riporterò alla scala!” disse. Così fece e scomparve.

I due salirono.

Arrivati in cima, invece della tanto desiderata porta incontrarono una creatura che pietrificava.

“Sembra un serpente che si mangia da solo!” disse Juliane.

I bambini erano bloccati dal terrore. Ma proprio quando stava per pietrificarli arrivò un granchio-guanto da cucina, dai denti lucenti come uno specchio, il serpente li guardò e si pietrificò da solo.

“Grazie!” dissero i bambini in coro “Ora corriamo verso la porta”.

L’aprirono ed entrarono…

(Kandinsky, Vecchia Russia, 1904)  vecchia russia

…in un prato. C’erano dame e cavalieri e, in lontananza, un castello dai torrioni strani. Lo raggiunsero. Entrarono e girarono ammaliati per le strade, era un luogo magico, un luogo come questo loro non l’avevano mai visto. Le torri sembravano coni gelato dai gusti più strani.

Si divertirono a guardare i negozi e le persone che contrattavano il prezzo. Juliane vide un abito bellissimo, lo indicò a chi vendeva e questo rispose: ”Война и мир!”.

Si domandarono dove fossero capitati e si allontanarono velocemente per non destare sospetti.

Finalmente si ricordarono che il loro obiettivo era tornare a casa e così cercarono porte strane.

Non videro un buco, ma c’era la scritta “EXIT”… corsero verso la scritta e…

(Immagini che ingannano, Giovane donna o vecchia signora?)

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…si ritrovarono davanti ad una dama.

“Chi siete e dove state andando?”

“Siamo Marco e Juliane e cerchiamo la porta per uscire da qui!”

La dama disse che l’uscita era a sinistra (ma quale sinistra?)

I bambini uscirono ma si ritrovarono nello stesso quadro.

Invece della dama videro una vecchia signora simpatica che disse: “Non dovete fidarvi di quella signorina perché vi vuol far entrare nel suo castello. Se c’entrate la seconda volta diverrete suoi prigionieri!”

Per sbaglio si appoggiarono alla parete e la porta, che era scorrevole, li inghiottì.

Erano imprigionati! Vagarono per giorni e giorni dentro il castello senza incontrare anima viva. Infine decisero di reagire.

Si arrampicarono sopra le mura e dall’alto videro una carrozza, vi si tuffarono ma la dama era lì: “Che fate?” “Fuggiamo dalla tua prigione e dal quadro!”

La dama si stava trasformando in un’orribile strega così i due tentarono di allontanarsi.

Per fortuna, incontrarono subito la buona vecchietta che indicò loro la porta per uscire.

Erano inseguiti dalle guardie della giovane dama così si nascosero e, quando calò la notte e tutti dormivano, uscirono.

La vecchia era ancora lì, pronta ad aiutarli.

Li nascose nel suo giacchetto peloso, li accompagnò alla porta magica, l’aprì e li fece passare in un altro quadro.

I bambini la ringraziarono e chiusero volentieri la porta di quel terribile inganno.

                                                                   (Marcella Silvestri, Lucchio)

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C’erano delle montagne in lontananza poi, osservando meglio, videro le maestre e i loro compagni che osservavano proprio il loro quadro.

“Aiuto, salvateci!”

Gridavano e battevano i pugni sul vetro.

Ma nessuno li vide. Loro non se ne accorgevano ma, di quadro in quadro, prendevano le sembianze dei personaggi che lì vivevano, trasmutavano le loro sembianze in animali, esseri fantastici o informi, righe o triangoli.

Piansero dalla disperazione.

Poi videro davanti a loro un grande muro.

Una persona gli disse:”Questo muro è il confine che divide la realtà dal quadro. Passate il tunnel e sarete liberi”

Entrarono ma una guardia gridò:”Attenti! Da lì nessuno è mai tornato indietro!”

Juliane ebbe paura:”Forse non è una buona idea entrare!” esclamò.

“Tentiamo!” le rispose Marco.

Si incamminarono nel tunnel finché incontrarono una porta mezza verde e mezza viola.

Girarono le manopole e entrarono, senza pensare, ognuno in una delle due mezze porte.

Non si videro più l’un l’altro e così, spaventati, tornarono indietro. Quando si rividero, si abbracciarono stretti, che terribile e meravigliosa avventura stavano vivendo insieme!

Decisero di entrare nella porta verde che ricordava i loro boschi.

Si ritrovarono sopra le montagne e videro paesaggi bellissimi.

Camminando si trovarono davanti a una barca che galleggiava sull’acqua.

Salirono e la corrente li trascinò in mezzo a un fiume.

Marco disse.”La strada sembra molto lunga, andiamo a riposarci!”

Si addormentarono e sognarono le loro case, cullati dall’ondeggiare della loro barca.

Ma dopo un po’ il mezzo li tradì e l’acqua cominciò ad invadere lo spazio dove stavano dormendo.

Si svegliarono di soprassalto e iniziarono a gridare e chiedere aiuto!

La voce gentile di una signora gli chiese: “Chi siete?”

Si guardarono intorno e si accorsero che non erano più nell’acqua. “Siamo Marco e Juliane! E lei chi è?”

“Sono Marcella. Io so dove si trova la porta che state cercando! Vedete? E’ sull’occhio, ancora più in alto della montagna. Ora vi condurrò all’uscita del quadro!”

I tre si incamminarono verso la parte opposta dell’occhio. Ma dove stavano andando, si domandavano i due bambini!

Marcella allora disse:” Signore, aprici la porta del cielo e portaci con te!”

Si aprì un passaggio luminoso e la donna disse:”Io non posso passare, voi sì, attraversate la porta!”

Mentre passavano un uomo disse di seguirlo che li avrebbe condotti nel loro mondo ma era un inganno.

I due si ritrovarono al punto di partenza, nel primo quadro!

Ma loro si ricordarono le parole di Marcella, dissero: “Signore, aprici la porta del cielo e portaci con te!”

Il passaggio luminoso fu di nuovo davanti a loro.

Entrarono nell’occhio e si ritrovarono nel museo che stavano visitando!

Ce l’avevano fatta!

Nessuno si era accorto della loro sparizione, stupefatti si domandarono come fosse possibile!

Da quel momento guardarono i quadri in un altro modo, con gli occhi del cuore!