Aprile, 2016

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Il suolo e il lombrico/classe quarta

Stavo cercando il modo di “entrare” nel mondo animale… e poi è spuntato il LOMBRICO!

Suolo e lombrico un legame indissolubile.

Quell’animaletto che fa tanto bene al terreno, che lo mangia e lo espelle, era la soluzione al mio problema!

In questo lavoro siamo partiti dallo studio del suolo.

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PRIMA abbiamo cercato di capire cosa fosse e da cosa fosse composto lo strato più superficiale della Terra.

Abbiamo preso, perciò, alcune terre da ambienti diversi, le abbiamo messe in vasi trasparenti e abbiamo aggiunto acqua.

Abbiamo aspettato.

Con il passare dei giorni le varie parti delle terre si sono divisi, alcune hanno cominciato a galleggiare, altre sono rimaste in basso.

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Abbiamo compreso che il suolo è un biosistema molto importante per tutti gli esseri viventi, “esso garantisce la sopravvivenza degli altri ecosistemi,… oltre a essere il substrato dove si sviluppa la diversità biologica”. “La sua azione di filtraggio (abbiamo costruito anche un filtro naturale!) consente di contrastare l’inquinamento delle riserve d’acqua, mentre gli elementi nutritivi di cui è composto sono la risorsa più preziosa per lo sviluppo della vegetazione” (FAIscuola).

Alcuni bambini hanno costruito un semplice depuratore con bottiglia di plastica e sassolini sempre più piccoli.

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Hanno provato a “pulire” dell’acqua fangosa, non ci sono riusciti ma un po’ più chiara è diventata!:-)

Il suolo insomma è una specie di “pelle” che ricopre la Terra, che la fa “respirare”, svolgendo un ruolo fondamentale nel ciclo del carbonio, in particolare catturando il CO2; ed è anche habitat di tanti esseri viventi, dai batteri ai microrganismi, ai piccoli mammiferi,…

Il suolo è parte del paesaggio e contiene tracce della storia della Terra, della NOSTRA storia.

Purtroppo è anche una risorsa non rinnovabile e quindi deve essere protetto e tutelato.

Articolo 9 della Costituzione italiana

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”

Carta Europea del Suolo- Consiglio d’Europa, 1972

“Il suolo è uno dei beni più preziosi dell’umanità. Consente la vita dei vegetali, degli animali e dell’uomo sulla superficie della Terra, Il suolo è una risorsa limitata che si distrugge facilmente”

Dopo aver discusso del suolo e della sua importanza ci siamo occupati di un suo piccolo ma importantissimo abitante, IL LOMBRICO!

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I ragazzi hanno fatto davvero un bel lavoro di gruppo! Complimenti!

Ciascuno ha raccontato agli altri ciò che lo aveva più colpito del lombrico… e poi abbiamo preparato un piccolo lombricaio per vedere le gallerie di questo tenero animaletto!

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Abbiamo preso un contenitore di vetro non troppo largo, vi abbiamo messo vari tipi di terreno, alcuni lombrichi e abbiamo coperto il tutto con del fogliame. Abbiamo rincartato il barattolo di vetro e aspettato. I bambini hanno voluto aggiungere dei pezzetti di mela perché avevano scoperto che i lombrichi mangiano:

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Di tanto in tanto i ragazzi hanno umidificato la terra.

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Dopo due giorni c’erano già le prime gallerie

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E, mentre aspettavamo che i lombrichi facessero il loro lavoro, dalle riviste tutti i bambini hanno ritagliato tante immagini di animali. Prima abbiamo provato a sceglierne alcuni e a farci delle descrizioni “oggettive” e/o “soggettive”, poi abbiamo messo tutte le immagini su un tavolo e i ragazzi hanno provato a raggrupparli secondo dei criteri loro.

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Come potrebbero essere classificati gli animali

-animali di terra, acqua e aria

-animali buoni/animali cattivi

-secondo la grandezza: animali piccoli, medi e grandi

-mammiferi e non mammiferi

-animali erbivori, carnivori, onnivori

-animali con il pelo e senza pelo

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Dopo che ognuno aveva spiegato il perché della propria classificazione è stata proposta quella ufficiale.

La distinzione è fatta fra chi ha e chi non ha la colonna vertebrale.

Ecco i VERTEBRATI (schemi riassuntivi)

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E gli INVERTEBRATI

L’Appennino si racconta…/ classi quarta e quinta

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Questi sono alcuni dei racconti scritti dai ragazzi con l’aiuto dei nonni.

Nonni che ringrazio molto per aver fatto conoscere ai loro nipoti e a noi un pezzetto del nostro passato

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BAMBOLE DI PEZZA E GIOCHI NELL’AIA, di Ambra Marcon, prima classificata

Giocattoli e divertimenti di un tempo lontano

Mi chiamo Giovanna e sono una bambina di otto anni.
Fra molti anni, ma proprio tanti, diventerò la nonna di Ambra, la bambina che voi conoscete e che ha messo nero su bianco quello che vi racconto.
Sono nata nel 1943 quindi gli anni della mia infanzia sono stati segnati fortemente dalla pochezza e dalla miseria che il dopoguerra ha lasciato.
La mia famiglia è di origini modeste, facciamo molti sacrifici, da mangiare c’è poco e quel poco è spesso a base di necci o manufatoli… credetemi non posso nemmeno più sentire l’odore della farina di castagne per quanta ne devo mangiare!!!
Quindi figuratevi i mie giocattoli!!!
Non ho mai avuto un giocattolo vero e proprio ma io e mia sorella gemella ci ingegniamo ugualmente per divertirci.
Con scatole vuote, che troviamo in giro, facciamo delle pentole, i gusci di noci li trasformiamo in tazzine ed ecco fatto!!!
Adesso possiamo giocare a signore che preparano da mangiare!!!
Poi andiamo nel bosco, raccogliamo le foglie di castagno con le quali costruiamo una specie di coroncina per agghindarci la testa e giochiamo a piccole indiane!!!
Quando siamo annoiate scendiamo lungo la riva del fiume e andiamo a pescare i broccioli, facciamo una vera e propria gara a  chi  ne prende di più!!!
Ma il divertimento più grande con mia sorella è quello di scambiarci di persona, perché siamo così uguali nell’aspetto e nella voce che è un  gioco da ragazzi fingere di essere l’una o l’altra, nessuno se ne accorge e noi giù a ridere a crepapelle ingannando a volte anche la mamma!!!
Quando andiamo a scuola i giochi che facciamo con i nostri compagni sono nascondino, mosca cieca e campana.
Con una palla di stracci facciamo una sorta di palla avvelenata.
Poi di ritorno da scuola per la strada mi capita di trovare scatolette vuote di fiammiferi, le raccolgo e le porto a casa, anche queste mi servono per il mio servizio di  cocci e pentoline!!!
Ci sono alcune bambine, poche a dire la verità però ci sono, che a scuola portano delle bellissime bambole!!!
Bambole! Bambole! Bambole vere! Di porcellana, con capelli biondi lunghi e vestiti bellissimi!!!
Io le guardo incantata! Come mi piacerebbe averne una!
L’ho chiesta tanta  volte ai miei genitori e a volte non capisco perché ci sono compagne che ne hanno diverse oltre che pupazzi e altri tipi di giochi e io e mia sorella non ne possiamo avere nemmeno una da dividere io e lei!!!
Ma un giorno la nostra nonna ci ha fatto una sorpresa: con ovatta, stracci e lana ci ha confezionato due bellissime bambole!!!
Una per ciascuna!
Uguali, così non ce le litighiamo!
Non saranno bambole confezionate in negozio, non saranno sofisticate ed eleganti ma per me e mia sorella sono le bambole più belle del mondo!!!
Questi sono si giochi che faccio quando ho del tempo libero che non è molto perché dopo la scuola da quando abbiamo perso il babbo dobbiamo aiutare la mamma nei campi e badare agli animali…
Comunque trovo spunto di gioco anche quando accudisco i coniglietti : per esempio se mia sorella non c’è prendo uno di quei morbidi batuffoli e faccio finta che io sono la mamma e lui il mio bambino…
Questa è la mia infanzia che a voi può sembrare povera e forse triste, ma per me non è così: la felicità penso che stia nelle piccole cose, come stare insieme alla persone care e divertirsi con poche cose ma con tanta fantasia e immaginazione!!!

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BAMBOLE DI PEZZA E GIOCHI NELL’AIA, di Asia Arcangioli, terza classificata

Giocattoli e divertimenti di un tempo lontano

Quando erano piccoli i miei nonni non godevano di tutti i vantaggi che ci sono oggi, per esempio, a scuola non andavano nè in macchina nè con il bus ma a piedi.

Mio nonno Gianfranco abitava in una casetta nel bosco dell’Orsigna, un luogo lontano dalla sua scuola e anche quando pioveva o nevicava ci doveva andare lo stesso; per arrivarci, ogni giorno doveva attraversare a piedi un fiume camminando sui sassi, quando era ghiacciato rischiava di farsi molto male.

Lui si divertiva con gli attrezzi da lavoro del nonno e costruiva carretti, aquiloni ,fischietti e zufoli. Mio nonno Gianfranco era bravissimo fin da bambino ad utilizzare il coltellino; oggi invece i genitori non fanno più tenere in mano questi strumenti ai bambini perché hanno paura che si facciano male, a me piacerebbe molto avere un coltellino tutto mio e imparare a costruirmi i giocattoli.

I giochi costavano troppo e non tutti se li potevano permettere.

Mia nonna Marzia non aveva tanti divertimenti così li doveva inventare insieme ai suoi amici. Si ritrovavano in un’aia vicino a casa e giocavano a campana, a mosca cieca, ai quattro cantoni, a fare la corsa dei sacchi, alla “bella insalatina” ed a tanti altri giochi. La bella insalatina e’ un gioco che piace tanto anche a me ed ai miei amici, noi lo chiamiamo il gioco della cavalletta, un bambino si mette in ginocchio e gli altri gli saltano sopra cercando di scavalcarlo.

Il gioco della campana lo faceva anche la mia bisnonna, disegnavano per terra con un gessetto un grande rettangolo diviso in dieci parti . A questo punto ognuno doveva prendere un sasso piatto e metterlo sul primo quadrato. Ad ogni lancio ognuno doveva saltare su una gamba sola prendendo il sasso senza perdere lequilibrio, senza mettere giù laltro piede o toccare le linee altrimenti doveva ritornare al punto di partenza, vinceva chi arrivava prima a dieci.

A volte bastava una corda per inventarsi un gioco: due la facevano girare e gli altri tentavano di saltarla senza inciampare.

Tra tutti i divertimenti dei miei nonni, c’era anche sassolino, un gioco dove a turno si tira un sasso in aria e, prima di riprenderlo, bisogna riuscire a raccogliere uno, due , tre , quattro, fino a nove sassolini che rimangono sul tavolo. Mia nonna e i suoi amici ci giocavano sempre a ricreazione e lei era la seconda migliore.

Nei divertimenti c’ erano anche i girotondi: Madamadorè, Il mio bel castello, gatto e topo e molti altri, alcuni li facciamo anche oggi.

Oltre a questi giochi c’ era la guerra: prima si costruivano armi di legno e pietra e poi facevano finta di combattere. Si divertivano molto perché oltre a costruirsi le armi, si nascondevano, correvano, facevano la lotta e fingevano di rimanere feriti o di morire.

Nell’ascoltare i miei nonni mi sono accorta che tra i loro giochi ce nerano anche molti che facciamo anche oggi come mamma e figlio, il mercatino, nascondino, acchiappino e giochi con la palla come pallavolo, palla a mano e palla prigioniera.

D’estate si divertivano anche a fare il bagno nel fiume e giocavano con i tappi delle bottiglie come se fossero biglie disegnando una pista per terra con tante curve e facendo a gara a chi finiva prima il percorso, spingendo il tappo con uno scatto dell’indice.

Mio nonno Pierino, che e’ il più anziano dei miei nonni, viveva in campagna a Pistoia e giocava sempre con il suo amico Livio in un piccolo torrente vicino a casa sua, lì giocavano con barchette fatte da loro, si divertivano a schizzarsi, a prendere pesci e girini e a fare saltare i sassi piatti nell’acqua.

Mia nonna Paola, da quello che ho capito, è quella che aveva più giochi: giocava con le bambole, aveva la bicicletta, con sua sorella e le amiche facevano giochi da tavolo come scacchi, dama e tombola e si divertivano a fare i mercatini  dell’usato, organizzavano delle merende con il tè e giocavano insieme con il cerchio. A volte, quando non le vedeva la mamma, giocavano a fare le sfilate indossando i vestiti che trovavano nell’armadio dei nonni.

Ai tempi dei nostri nonni non esistevano tutte le tecnologie di oggi: computer, il tablet, il telefono e la televisione quindi stavano molto tempo a giocare con gli amici all’ aria aperta, ed è un vero peccato che oggi non sia più così.

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BAMBOLE DI PEZZA E GIOCHI NELL’AIA

GIOCATTOLI E DIVERTIMENTI DI UN TEMPO LONTANO

di Andrea Mori

I giochi di cinquant’anni fa erano completamente diversi dai giochi di oggi. Non esisteva completamente l’elettronica. Grosso modo i giochi seguivano le stagioni soprattutto l’inverno e l’estate. C’era poi da considerare quando il tempo permetteva di giocare all’aria aperta e quando no.

In primavera, in estate e in autunno i giochi con il bel tempo venivano svolti nei campi, nei boschi e sui monti. Il pallone era il gioco principale. C’era poi quello con le rare biciclette che venivano usate a turno. Si giocava anche con i cerchi delle biciclette senza il copertone e con i trampoli di legno. Non mancavano i giochi collettivi come le sfide tra Indiani e Cowboy. Le armi erano costruite da bambini: fucili, pistole e archi. Facevano le capanne con i legni e le frasche. Si imitavano i personaggi dei fumetti del “Monello” e dell’“Intrepido”. Quando non era possibile giocare all’aria aperta perché era brutto tempo si riunivano e giocavano a boccino, sassolino, campana, quattro cantoni ecc. D’inverno con la neve si giocava con sci rudimentali, si giocava a pallate di neve e si facevano grossi pupazzi. Quando era troppo freddo o pioveva si riunivano intorno al focolare, stufe e caldani a parlare di storie paurose di mostri immaginari. Si divertivano tanto in compagnia.

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Bambole di pezza giochi nell’aia, giocattoli di un tempo lontano

di Samanta Buscioni

 

In questi giorni di vacanza sono andata con la nonna a trovare una persona speciale, la mamma della mia nonna (o nonna “bis”, come la chiamo io) e visto l’arrivo di Babbo Natale e Befana a seguire le ho chiesto quali doni riceveva lei da bambina e quali giochi aveva.

Sicuramente i nostri nonni non avevano tanta tecnologia e tanti giocattoli come ne abbiamo noi oggi, anzi i più possedevano un solo giocattolo.

Le bambine avevano le bambole di pezza che venivano ritagliate da vecchie lenzuola e imbottite con lana di pecora, pezzettini di stoffa o erba essiccata. Due vecchi bottoni servivano per gli occhi mentre naso e bocca venivano disegnati con il carbone o, se si era “benestante”, ricamati con fili colorati. Gli abiti, rigorosamente fatti a mano venivano cuciti dalle nonne, mamme e qualche volta dalle stesse bambine, usando cose che potevano permettersi; oggi io a casa ho una bambola grande, con capelli dorati che profuma di vaniglia…..

Per i maschietti erano di gran moda archi e fucilini costruiti con il legno, un po’ di spago e un tappo di sughero.

Avevano però una grande ricchezza: avevano tanti amici, anche di diversa età con cui giocare all’aperto e tutti potevano partecipare al gioco.

E di giochi da fare in tanti all’aria aperta ne sono stati inventati veramente molti, basta pensare al classico nascondino, ai quattro cantoni, 1/2/3 stella, strega comanda colore, salto alla corda, giochi che tutti noi conosciamo anche oggi, per non parlare della pista per le biglie che noi bambini moderni oggi facciamo in spiaggia al mare con le palline di plastica, mentre allora usavano le biglie di vetro.

Ci sono poi i giochi che sono un po’ meno conosciuti e che forse solo chi ha una nonna “bis” come me ne ha sentito parlare, come ad esempio alla larga, alla stretta.

Come si gioca?

Semplicemente un bambino dirige il gioco recitando la filastrocca, tutti gli altri seguono compiendo i movimenti da lui indicati; il tutto saltellando senza mai fermarsi.

Curiosi di sapere il testo della filastrocca? Vi accontento subito:

ALLA LARGA

ALLA STRETTA

E

PINOCCHIO

IN

BICICLETTA

ALLA PI

ALLA PO

E

PINOCCHIO

RUZZOLÓ

Un altro gioco molto praticato era palla a muro, dove cantando delle filastrocche la palla veniva lanciata contro il muro, ripresa e così via, finché non cadeva, per un errore, a terra.

Erano molti i giochi che potevano fare con poche cose e tanta voglia di giocare e soprattutto di stare tutti insieme, non mancavano i litigi, ma poi si tornava a giocare e a fare anche scherzi, stando attenti poi alle varie punizioni perché, come mi ha detto la mia nonna “bis”, i genitori di allora erano molto severi, pensate che prima i bambini davano ai propri genitori del voi o del lei. Come sono cambiati i tempi, vero?

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BAMBOLE DI PEZZA E GIOCHI NELL’AIA: GIOCATTOLI E DIVERTIMENTI DI UN TEMPO LONTANO “

di Emma Biondi

I nostri nonni da piccoli giocavano diversamente da noi, ora possediamo ogni gioco che vogliamo, invece loro non avevano niente .

Le bambine giocavano con le bambole di coccio o di legno ma non erano divertenti come quelle di ora che si possono spogliare, pettinare ecc…… finché un giorno arrivò Cicciobello di gomma ma la mia nonna Manuela preferiva giocare con suo fratello agli indiani e suo padre le aveva insegnato come fare l’arco e le frecce con un ramo di nocciolo e uno spago .

Quando arrivava l’inverno stavano tutto il giorno sulla neve e andavano a chiedere i vassoi al bar ,quelli da birra rotondi , e li usavano come slitte e andavano come saette e si divertivano da matti. In primavera giocavano per lo più con la palla, un gioco che piaceva fare a mia nonna era quello di “palla a muovere” che si giocava con la palla contro un muro e si diceva una filastrocca che recitava così :

”A muovere , non muovere ,non ridere(cioè stare zitti non recitare la filastrocca), con un piè , con una mano ,a battere , zigo zago , violino ,un bacino ,tocco terra , tocco cuore ,angelo , madonna e girasole “. Se uno non riusciva a fare tutta la filastrocca senza far cader la palla passava la mano al compagno di gioco, altrimenti se ci riusciva passava al livello successivo, facendo il gioco ancora più difficile tipo tutto con un piede ecc.

D’estate giocavano a giochi da tavola, insomma giochi rilassanti, tipo carte , monopoli , ma anche a mosca cieca , nascondino , guardie e ladri, poi amavano fare capanne sugli alberi ,andare giù dalle discese con i carretti di legno , e pescare con le forchette nel fiume i broccioli, dei piccoli pesci che poi vendevano per guadagnarci . A mio nonno Dario d’estate piaceva andare a fare il bagno alle “culline al pozzo della sdrugola”, sul torrente Rio a Maresca, dove c’erano delle piscinette naturali formate dai sassi del fiume, dove l’acqua era calda .

Mio nonno Sandro mi ha raccontato che insieme ai maschi del paese facevano battaglie fra gli abitanti dei vari borghi di Maresca tipo Mulino Vecchio contro Case Biondi, Borgo Freddo contro Corniola (case alte) ecc, usando pigne , archi di legno,sassi ,fionde ecc… più o meno tutta roba che si trovava nel bosco ed a volte succedeva che prendevano in ostaggio qualche bambino della squadra avversaria ed a quel punto lo “torturavano” tipo facendogli bere intrugli di acqua e fiori come i piscialletto, che facevano diventare l’acqua gialla e amara, ma sempre senza farsi del male, solo per giocare.

Altri giochi di gruppo da fare fuori erano : Campana, forte colonna ,un gioco dove uno si metteva con la testa al muro e gli altri gli dovevano salire sopra e lui non doveva mai cadere e se cadeva toccava ad un altro ,rimpiattino (nascondino) , sbarba cipolle, dove alcuni bambini si siedono uno sopra l’altro e uno deve tirarli via tutti fino ad arrivare all’ultimo , poi c’è il salto alla corda . La mia nonna Anna insieme alla sue sorelle cantava con un mestolo al posto del microfono, e invece delle bambole aveva i fratelli minori da guardare e quindi giocava a “mamme” con loro per tutto il giorno.

Facendo un confronto tra i giochi di ora e quelli dei nostri nonni per me erano meglio quelli di prima perchè si svolgevano quasi tutti all’aperto ed in compagnia, adesso con i telefoni cellulari, tablet, televisione, video games, internet, possiamo anche giocare da soli e dentro casa, ma ci perdiamo il gusto di conoscere tanti amici e anche la natura dei nostri paesi, che sono circondati da boschi, attraversati da fiumi che noi conosciamo poco.

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Bambole di pezza e giochi nell’aia:

giocattoli e divertimenti di un tempo lontano

di Sofia Xhani

Un tempo, mia nonna albanese non aveva giocattoli come ora, quindi giocava a giochi semplici, in compagnia. Uno tra questi era “Onomana donomana’’, un gioco in cui si contano le dita delle mani cantilenando: “Onomana donomana, trieferi kanaferi, pesë pesë xhinaferi, urthi çiurthi, zingëlamanurthi, zëfëliçe këtë hiqe, fute në fur edhe piqe! “ In questo gioco, chi viene toccato per ultimo deve levare quel dito, vince quello a cui rimangono piú dita nel gioco. Mia nonna giocava anche a nascondino, acchiappino e altri giochi che si fanno anche oggi.

Un altro gioco di cui mi aveva parlato, che però io non ho mai provato, è “Loja e Shteteve”, il Gioco dei Paesi. Si disegnano quattro quadrati per terra e si dà ad ognuno il nome di un Paese, ad esempio Romania, Albania, Italia e Polonia. Il primo giocatore lancia un sasso ad occhi chiusi e salta sulla casella dove questo è caduto, cercando di indovinare il Paese. Se indovina, sta di nuovo a lui, altrimenti tocca a un altro giocatore.

Un gioco molto divertente che faccio sempre con la nonna s’intitola “Hapu kyçe, mos u hap!” Si gioca in due o più giocatori, mettendo i pugni uno sopra l’altro; un giocatore, che non li mette, deve cercare di aprire quelli dei suoi avversari, infilando il ditto dentro e ripetendo più volte: “hapu kyçe, mos u hap!”, cioè “apriti lucchetto, non aprirti!”, finché non glieli ha aperti.

Mia nonna giocava con sassolini, bastoncini e le dita delle mani; non abbiamo bisogno di tanti giochi per divertirci, basta stare in compagnia e avere fantasia!!!

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I GIOCHI DEI NONNI di Fabio Giuntoli

Quando mio nonno era piccolo, soldi e tecnologia non erano come quelle di ora, quindi anche giochi e giocattoli erano molto diversi. I giocattoli scarseggiavano ed erano oggetti molto semplici: palle, palloni, cerchietti, tamburelli, bicicletta, calcio balilla,tombola, carte e dama e in alcuni luoghi di ritrovo per ragazzi era disponibile il Monopoly. Venivano anche utilizzati come giocattoli, oggetti comuni come il fazzoletto, ( per giocare a bandierina), stecchi e pezzi di legno come spade, lance o frecce per il tiro a segno, infatti molti giochi erano di movimento e all’aperto.  Per questi divertimenti non c’era il bisogno di alcun giocattolo o oggetto particolare; per fare lo scivolo era sufficiente usare l’argine del fiume e i pantaloni corti, macchiati di verde e marrone facevano capire alla bisnonna che il nonno, aveva giocato a scivolare. Altri giochi erano le gare di corsa acchiappino, nascondino, braccio di ferro, lotta con le braccia, salire sugli alberi, saltare i fossetti, “indovina chi ti ha picchiato”, “acchiappanaso” e altri che il nonno non ricorda. I giochi al chiuso e da tavolo erano pochi. Mio nonno dice che i giochi di un tempo, erano quasi sempre fatti in compagnia di altri ragazzi o anche con gli adulti, ha detto che questo era molto utile per imparare a crescere e a stare insieme agli altri. Nonno mi dice sempre che un oggetto comune che tutti hanno, può essere utilizzato per fare diversi giochi; il fazzoletto, appunto, può diventare: una bandierina, una bandana per fare il pirata, una benda per giocare a mosca cieca, oppure una bandana per fare il bandito o per nascondere gli oggetti e indovinare cosa sono.

 

Bambole di pezza e giochi nell’aia e divertimenti di un tempo lontano”

di Chiara Martinelli

Ai tempi di mia nonna, non c’erano i giochi di oggi.

Quindi se li costruivano da soli; ad esempio mia nonna aveva delle bambole e lei si divertiva a giocarci, anche se ci giocava da sola perché era un po’ lontana dal paese.

Mia nonna  si  divertiva così  non  avendo  la  casa  per  le  bambole  andava nell’aia,  prendeva  un  panchetto  ci  metteva  qualche  pezzo     di    stoffa  e  ci  faceva  il  letto.         

Andava  nei  campi  e  raccoglieva erba, fiori  e  ci  faceva  da  mangiare.

Una  sera  come  tutte  le  altre  dopo  aver  mangiato  andarono  a  letto, la  mamma  della  mia  nonna  spense  tutte  le  luci  e  si  misero  a  dormire,  durante  la  notte   sentirono   dei  rumori  e  impauriti   rimasero  a letto. La notte  passò,  era  giorno  nonna  suo  fratello  e  sua  mamma  si  alzarono,  andarono  a  fare  colazione  e  si  vestirono,   dopo  andarono   a  vedere  cosa  era  successo   fuori. Nella stalla era tutto a posto, mia nonna impaurita andò nell’aia e trovò tutto distrutto,piangendo tornò a casa e gli raccontò cosa era successo nell’aia,suo fratello triste gli disse: ”Non ti preoccupare,ti aiuterò io a risistemare tutto”, mia nonna rispose: ”Grazie!”.

Dopo una settimana di lavoro l’aia era come nuova, quel giorno erano tutti contenti perché tornò anche il babbo dalla Svizzera: che era andato per lavoro. Quando vide cosa avevano fatto i due bambini e da cosa gli avevano raccontato, entrambi i genitori erano molto orgogliosi di mia nonna e suo fratello, perché se avevano bisogno tutti e due erano disponibili ad aiutarsi.

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BAMBOLE DI PEZZA E GIOCHI NELL’AIA: GIOCATTOLI E DIVERTIMENTI DI UN TEMPO LONTANO

di Rachele Bicocchi

I miei nonni Renzo e Oriella sono nati e cresciuti in un paesino della Montagna Pistoiese chiamato Casa di Monte. Sono stati piccoli in un periodo di povertà, quando per giocare bastava veramente poco, non come oggi, che noi bambini ci annoiamo con tutto e quello che abbiamo non ci basta mai! Le bambine ad esempio si divertivano a confezionare bambole di pezza, cucite con le loro mani, si facevano dare delle lenzuola vecchie dalle loro mamme ci disegnavano la sagoma della bambola, la ritagliavano e la cucivano imbottendola con la lana tosata dalle loro pecore, come occhi usavano dei vecchi bottoni, per i capelli altra lana e la bocca era ricamata con il filo rosso. La mia nonna si divertiva anche a confezionare degli abitini graziosi per la sua bambola.

Un altro gioco che si divertivano a fare quando si riunivano tutti assieme lo chiamavano”ci bè zuppalo nel caffè”; per fare questo gioco occorrevano 2 bastoncini, uno veniva messo a cavalcioni ad un sasso e con l’altro ci si batteva sopra per farlo volare in aria, vinceva chi lo lanciava più lontano.

Un altro gioco era “treppio” che consisteva nel prendere dei sassolini lanciarli in aria con il palmo della mano e riprenderli con il dorso della stessa, anche qui vinceva chi riusciva a riprenderne il più possibile.

La sera i bimbi si riunivano nei metati dove si seccavano le castagne e, accoccolati intorno al fuoco, si raccontavano storie e storielle di vita vissuta, visto che con loro si riunivano anche le nonne raccontando le loro esperienze in tempo di guerra.

Mio nonno invece si divertiva a giocare con il cerchio di una bicicletta (senza la gomma) e un bastone, con il quale spingeva il cerchio lungo la strada: anche in questo caso c’era un vincitore ed era quel bambino che arrivava più lontano senza far mai cadere il cerchio.

I bimbi di quei tempi si divertivano anche a ballare nelle piazze e ogni occasione di incontro era sempre una gioia, un divertimento e un’occasione per stare insieme.

Un gioco che facevano i miei nonni e che è stato tramandato fino ai giorni nostri è il gioco della ”campana” che consiste nel disegnare per terra una specie di campana suddivisa in quadri numerati da 1 a 10 sui quali viene lanciato un sassolino che deve essere raccolto dal giocatore saltando nei quadri con un piede solo.

Noi bambini di oggi dovremmo imparare dai bambini di quel tempo passato quando non importava quanti giochi avevi, se erano alla moda o tecnologici, bastava solo stare INSIEME!

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Bambole di pezza e giochi nell’aia: giocattoli e divertimenti di un tempo lontano

di Nadia

Ieri ho chiesto ai miei nonni quali giochi facevano quando erano piccoli, ma siccome non avevano tante cose i loro giochi erano semplici, eccone alcuni raccontati da loro.

Un gioco era quello del tappino. Con il gesso o con un pezzetto di mattone si disegnava una pista in terra, che doveva avere tante curve, si disegnava anche la linea della partenza e quella dell’arrivo. Poi a turno, ogni bambino prendeva un tappino da bottiglia e pizzicandolo con le dita cercava, senza farlo uscire dalla pista, di farlo arrivare per primo al traguardo.

Un altro gioco era quello di arrampicarsi sulle piante. Avevamo un grande parco vicino, che era recintato da un grande muraglione che lo circondava tutto. Giocavamo ad entrarci di soppiatto scavalcando il muraglione, ed una volta dentro si divertivano ad arrampicarsi in cima a dei grossi abeti da dove si vedeva un bel panorama del paese.

Poi giocavano a calcio, ma siccome non si trovavano i palloni di plastica come adesso, giocavano con una palla ricavata dal cartone pressato e legato stretto stretto con uno spago. Quando la palla era pronta se la tiravano e ci giocavano per strada.

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I giochi dei nostri nonni

di Lorenzo Agostini

Oggi è una giornata piovosa, e vi voglio raccontare cosa faceva la mia nonna Rosanna quando era piccola.

Sono qui al tavolo di cucina con la mia nonna accanto a me che mi racconta…………

Ai suoi tempi ,non c’erano molti giochi e quindi i bambini si divertivano ad inventarsi giochi anche con nulla,la mia nonna mi ha raccontato che passava tanto tempo a giocare con due pentoline di rame facendo finta di giocare a mamme oppure a “signore”.

La mia nonna aveva la fortuna di avere il babbo falegname che gli faceva giochi di legno ad esempio:

una carrozzina verniciata di azzurro che la mia nonna oltre a tenerci le bambole ci teneva un gattino di nome Pippo Rosso, poi gli aveva fatto un tavolino con le seggioline per le bambole e una poltroncina,che ancora oggi la tiene per ricordo,dove si sedeva lei quando giocava a mamme e “signore”,le aveva fatto anche un piccolo taglierino e una piccola spianatoia di legno e quando la sua mamma faceva la pasta anche lei si metteva li vicino e spianava.

La mia nonna aveva due bambolotti di celluloide che mi ha fatto vedere e le chiamava Patatina e Gigetto.

Questi erano i giochi “invernali”,poi quando arrivava il tempo bello tutti nell’aia a giocare all’aria aperta…, e questo era uguale anche per il mio nonno che abitava a Lucca.

I giochi erano questi:

Il gioco della campana,con un pezzettino di mattone, disegnavano dei quadrati con dentro dei numeri e buttandoci sopra un sassolino dovevano saltare dentro ai quadrati fino a riprenderlo, senza pestare i contorni, poi giocavano a nascondino, a palla, alle belle statuine, al gioco dei quattro cantoni, ad acchiappino e poi senza che mamma Natalina lo sapesse, faceva la bambina un po’ disubbidiente e andava insieme ai suoi amici lungo il fiume Maresca saltando da un sasso all’altro.

Un giorno,insieme ad una sua amica di nome Sara sotto il ponte di Borgo Freddo,in un punto dove l’acqua era molto alta e i sassi scivolosi, saltando da un sasso all’altro scivolarono dentro l’acqua facendo un bel bagno, e la mamma della Sara accese la stufa a legna per farle asciugare dopo aver fatto una bella brontolata e forse anche qualche sculaccione.

Un altro divertimento spericolato della mia nonna era quello di andare ai pozzi lavatoi e fare l’altalena aggrappandosi al filo dove le donne mettevano a sgocciolare i panni che erano stati appena lavati.

La mia nonna Rosanna e il mio nonno Celso mi dicono sempre: “ ai miei tempi non c’erano tutti i giochi che avete oggi,ma eravamo più contenti e si apprezzavano molto di più tutte le cose”, ai miei tempi…… quando ero piccino io……., quando io ero piccola come te……., ai nostri tempi…….

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I giochi dei nostri nonni

di Vittoria Gargini

 

L’anno scorso, quando era andata via la luce e la corrente, non c’era altro da fare che stare davanti al
camino con una cioccolata calda e sette coperte!!
Mentre ci riscaldavamo ho chiesto a mia nonna a che giocava quando era piccola e lei ha iniziato a
raccontare: <<Quando ero piccola, costruivo le bambole con la lana e il cotone, i maschi con i
tappini delle bibite giocavano a calcino, poi giocavamo a nascondino, saltavamo la corda,
giocavamo a campana, costruivamoi fortini, le dighe e pescavamo le trote>>.
Quando mia nonna ha finito il racconto mi sembrava un p’ò troppo noioso! Così sono andata a letto;
mi sono svegliata il giorno dopo, non c’era eletricità quindi non potevo guardare la televisione e
giocare alla Wii, allora mi è venuto in mente di giocare ai giochi vecchi di mia nonna, ho chiamato
subito i miei amici.
Quando ci siamo trovati abbiamo iniziato a costruire le bambole di pezza con scarti di vestiti, lana e
cotone, mentre i maschi giocavano a calcino con i tappi di bottiglia. Poi abbiamo preso un gessetto
e abbiamo disegnato la griglia per giocare a campana, all’inizio non mi riusciva, poi ho capito come
giocare. Abbiamo preso la corda e uno per uno la saltavamo: io ho fatto ventuno salti!!
Poi tutti insieme siamo andati nel bosco e abbiamo costruito un villaggio con fortini, pozze d’acqua
da cui prendevamo le trote e sembrava un vero villaggio. Insomma ho fatto tutti i giochi di mia
nonna che sembravano noiosi ma non lo erano; ma alla fine del divertimento mi è successa una cosa
strana: mi sono svegliata, era tutto un sogno!
La mattina è tornata la corrente, ma siccome i giochi di mia nonna sono più divertenti di quelli
moderni, sono andata fuori a giocare e mi sono divertita tanto!!!

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I giochi dei nonni

di Ginevra Sartori

Un giorno di dicembre, dopo aver pranzato, sono andata insieme a mio nonno ed a mia nonna a fare una passeggiata nel bosco.

Dopo un po’ che camminavamo iniziò a piovere. Allora per non bagnarci, ci siamo riparati dentro un casolare abbandonato. Mio nonno per scaldarci ha acceso subito il fuoco nel camino e, mentre ci asciugavamo, mia nonna mi disse di come erano cambiati i tempi da quando lei era bambina. Io allora chiesi di raccontarmi i giochi che facevano da piccoli; mio nonno allora iniziò a raccontare che lui da piccolo giocava insieme ai suoi amici a fare le gare per le strade sterrate con un cerchione di una vecchia bicicletta, che doveva essere tenuto dritto e guidato con un ferretto.

Un altro passatempo che amava molto era andare a pesca di “broccioli” (piccoli pesci) nel fiume, per pescarli bisognava entrare nell’acqua fino alle ginocchia ed usare una vecchia forchetta da cucina. Un altro gioco molto di moda a quel tempo era giocare a calcio in un vecchio campo, che ora non c’è più, ed usare come palla qualsiasi cosa rotolasse. I regali delle feste a quei tempi erano pochi, ad esempio un trenino di legno o di latta oppure un soldato a cavallo. Il gioco preferito di mio nonno non era uno solo ma tanti, come ad esempio nascondino, acchiappino e tirare a qualsiasi cosa con la fionda.

Mia nonna invece preferiva giocare a mamme con delle bambole di pezza, che venivano fatte dalle mamme, se il tempo era bello giocava con le sue amiche a campana (gioco svolto disegnando una griglia in terra con del gesso, bisognava saltare all’interno della griglia senza toccare i bordi), a nascondino oppure a saltare la corda.

Poi mio nonno mi ha detto che giocavano anche se il tempo era brutto, bastava una piccola idea per creare un giocattolo fai da te; inoltre un po’ dispiaciuto mi ha detto che tutti questi giochi nel tempo si sono persi e sono stati dimenticati.

Io sono rimasta molto incuriosita ed affascinata da questi giochi, soprattutto mi sono accorta che non ci voleva molto per essere felice e giocare, bastava qualcosa di semplice e di bello per avere la scusa di giocare. Mi sono resa conto che i bambini passavano tanto tempo tra di loro giocando spensierati e felici.

Intanto fuori aveva smesso di piovere, quindi ci siamo incamminati per il bosco in direzione di casa, con la promessa dentro me stessa di trascorrere un po’ più di tempo ad ascoltare le storie dei miei nonni.

Ah, dimenticavo…, appena siamo arrivati a casa sono corsa in soffitta insieme ai miei nonni e da un baule impolverato mia nonna ha tirato fuori una bambola di pezza fatta da sua madre, non è come le bambole di oggi tutte di plastica, ma io mi sono innamorata di questo giocattolo e lo conservo gelosamente insieme ai miei giochi preferiti.

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Bambole di pezza…
di Amelia 

La mia nonna Roberta mi racconta con cosa si divertiva da piccola:

a giocare a nascondino, a campana e a calcio perché bambole e giocattoli non ne avevano, ma il suo gioco preferito era andare a suonare i campanelli le sere d estate.

Una sera lei e le sue amiche sono andate a suonare il campanello del sindaco, non fecero in tempo a scappare che le chiamò in casa.

Gli fece un bel rimprovero con voce molto seria, dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante fece una gran risata e gli disse che lui era giovane ma se andavano dalle persone anziane si potevano impaurire gli fece promettere che non lo facessero più.

Non è stata proprio una promessa perché la sera dopo erano di nuovo in pista.

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Bambole di pezza e giochi nell’aria: giocattoli e divertimenti di un tempo lontano

di Alessio Cinotti

I giochi di una volta erano diversi da quelli del nostro tempo, i nostri nonni si divertivano con poco, se avevano un fiume vicino lanciavano i sassi e li facevano rimbalzare.

Si mettevano in tondo e facevano il girotondo, giocavano con i tappi delle bottiglie , giocavano a campana, con i rocchetti del filo di cotone, a pallone e a mosca cieca.

Sapevano costruirsi una cerbottana o un fischietto, giocavano a correre nei sacchi o al tiro alla fune.

C’era anche l’albero della cuccagna, ruba bandiera e quando arrivava un circo, anche se piccolo, era una festa.

C’erano anche giochi che ci sono ora come: nascondino, l’altalena, l’aquilone, le biglie e la slitta,

anche se noi abbiamo il bob.

I giochi si facevano spesso per strada, ora fuori ci stiamo proprio poco, ci muoviamo poco e stiamo troppo davanti alla tv e al computer.

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BAMBOLE DI PEZZAE GIOCHI NELL’AIA : GIOCATTOLI E DIVERTIMENTI DI ALTRI
TEMPI     di Giulia Tremolini

Ai tempi di mia nonna, quando era piccola, andava a scuola a piedi e nelle classi insegnava una sola
maestra, se i bambini non si comportavano bene, la maestra gli dava le bacchetate nelle mani e non c’era neanche la ricreazione.
Nel pomeriggio, dopo aver fatto i compiti e le faccende di casa, potevano giocare con altri bambini a mosca cieca, al salto con la corda, a giro giro tondo e al gioco dello schiaffo.

Quando era sola giocava con l’unica bambola, fatta di pezza cucita da sua nonna.

“Bambole di pezza e giochi nell’aia”
Giocattoli e divertimenti di un tempo lontano

di Agata Bartolomei Ducci

Mia nonna da bambina giocava con una bambola di stoffa che gli aveva fatto la sua mamma. La bambola aveva i capelli di lana e era vestita con un vestitino fatto a maglia.
Poi giocavano anche a acchiappino, alle belle statuine, a campana, a rimpiattino e a palla dorata. Si giocava tirando la palla contro un muro dicendo una filastrocca: “palla dorata, dove sei stata, dalla nonnina, cosa ti ha dato, una pallina, falla vedere, eccola qua!” e si doveva parare la palla con la gonna.
La nonna aveva anche un triciclo, con cui un giorno fece un bel capitombolo, e anche una bicicletta rosa.

 

Bambole di pezza e giochi nell’aia: giocattoli e divertimenti di un tempo lontano       

di Jonathan Casella                                                                                                                                                                           

Davanti a casa, seduta su uno scalino, la nonna giocava da sola con tazze e piattini di terra cotta improvvisandosi cuoca, mentre con le amiche a rimpiattino e a palla prigioniera; passava però la maggior parte del tempo con la sua mamma ascoltando alla radio le novelle, le commedie del tempo e le notizie sulla guerra. Il nonno invece si divertiva con i cerchi della biciclette,con il pallone fatto di stoffa e con l’altalena attaccata al noce; ma anche il suo tempo era dedicato ad aiutare il suo babbo a lavorare, mattone su mattone, tante fatiche già da bambino per la famiglia. 

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GIOCATTOLI E DIVERTIMENTI DI UN TEMPO LONTANO

di Antonio Vivarelli

Oggi ho chiesto al mio babbo quali erano i giochi e i divertimenti di tanto tempo fa, cioè quelli con cui passavano il tempo e si divertivano i miei nonni e anche i miei genitori. Un gioco molto popolare era la campana che consisteva nel disegnare in terra sei quadrati con dei numeri dentro dove bisognava saltarci dentro con un piede. Altri giochi molto antichi erano: il tiro alla fune, la mosca cieca, il salto della corda, “sbarbacipolla”, nascondino. Altri giochi più recenti erano: per le bambine le bambole, mentre per i maschi c’ erano i soldatini, big Jim, le biglie, camion con le ruspe, e i carretti e le biciclette
Per i più fortunati. Un altro gioco con cui il mio babbo e i suoi amici  si divertivano molto era il Subbuteo, dove si facevano dei tornei molto agguerriti. Anche la pista elettrica delle macchine e il trenino elettrico hanno fatto giocare tanti bambini per molte generazioni. Secondo il mio babbo i bambini di una volta si divertivano molto di più di quelli di adesso, perché avevano meno giochi ma molto più  educativi, semplici e all’ aria aperta.
I giochi dei nonni
di Dario Gargini
RACCONTO
Tanto tempo fa non c’erano i giochi di ora tipo Play Station,Wii eccetera.
Così i miei nonni ed i loro amici si ritrovavano a giocare in piazza di Maresca.
Le femmine si costruivano le bambole: usavano la stoffa avanzata per i vestiti e per i capelli
usavano la lana.
E così gicavano con le bambole di pezza.
Invece i maschi giocavano a calcio con i palloni fatti di stoffa, anche io ne ho uno fatto dalla mia bis
nonna e lo uso in casa per non rompere nulla !
Poi insieme giocavano a nascondino per i borghi e sotto il ponte.
Dopo aver giocato facevano merenda e poi andavano tutti a casa .
Anche a noi oggi garba fare i giochi dei nostri nonni.

 

Il testo di Andrea Petrolini:

 

 

 

 

Le Cosmicomiche, dinosauri e identità/classe quinta

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“Identità, stereotipo, pregiudizio”

“Accettare luoghi comuni, conoscenze non verificate, giudizi preconfezionati: un’economia della mente che diventa un’avarizia del cuore” 

(da Mazzara, Stereotipi e pregiudizi, Il Mulino, Bologna 1997)

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Il lavoro si prefigge di

1. sviluppare un’identità dei ragazzi più consapevole

2. ridurre i pregiudizi e gli stereotipi;

3. rendere più disponibili, al confronto e alla convivenza con l’altro, tutti i ragazzi;

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Parole-chiave

Identità, stereotipo, pre-giudizio, luogo comune, inclusione, esclusione, condivisione, confronto, diversità, somiglianza, ruolo, media, semplificazione, complessità, opinione, informazione, oggettività, soggettività, punto di vista, modo di dire, altro, giudizio, io, noi, voi, emozione, riconoscimento, gruppo, individuo, normalità, empatia,

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Questo lavoro è parte del Progetto di Istituto che ha l’obiettivo di favorire e stimolare la continuità fra i vari ordini di scuola (nel nostro caso stiamo collaborando con la 1A  della Scuola Secondaria di primo grado di San Marcello e la quinta della Scuola Primaria di Piteglio).

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1- Abbiamo iniziato con la proposta del racconto “I dinosauri”, presente ne “Le cosmicomiche” di Italo Calvino

In questo racconto Qfwfq è l’unico esemplare di dinosauro sopravvissuto all’estinzione della sua specie. Dopo essersi rifugiato su un altipiano per lunghissimo tempo, prova a ridiscendere ma trova “gente” (?) mai vista, i “NUOVI”.  Qfwfq è terrorizzato dall’essere riconosciuto come un dinosauro ma, come lui non conosce i NUOVI, questi ultimi non ri-conoscono lui. Tutti rammentano i terribili dinosauri ma non hanno idea di come fossero veramente, non hanno ricordo di loro. Qfwfq cerca di integrarsi con questi e lavorando ci riesce ma poi sceglie di abbandonare il villaggio e scappare. Non essere riconosciuto lì per lì è positivo ma, forse, non avere una propria identità non lo è altrettanto.

Dopo la lettura del racconto abbiamo deciso di sviluppare un percorso, non calato dall’alto, che rendesse i ragazzi protagonisti, che li stimolasse a riflettere, partendo dalla propria esperienza e dalle proprie conoscenze, sul proprio senso di identità e sui concetti di pregiudizio e stereotipo, nonché a porsi in un atteggiamento di ricerca

Il progetto mette al centro del lavoro i ragazzi. Crediamo, infatti, che essere parte attiva del processo di acquisizione di conoscenze e abilità faciliti l’apprendimento e la conoscenza degli alunni sempre ed, in particolar modo, in questo caso dove si cerca di comprendere meglio se stessi e l’ALTRO.

L’insegnante ha il ruolo di consulente e facilitatore nel lavoro di conoscenza reciproca.

I ragazzi sanno che alcune riflessioni anonime saranno pubblicate sul nostro Blog. Discutiamo sul fatto che sarà utilizzato sempre (o quasi) il genere maschile per riferirsi a loro (ragazzi, alunni, bambini,…) in quanto chi leggerà avrà difficoltà nel riconoscerli. Riflettiamo anche intorno al genere maschile, preferito in italiano, quando ci si riferisca a nomi maschili e femminili contemporaneamente.

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“Il termine “stereotipo” deriva da sterotipia (dal greco stereòs = rigido e tòpos =impronta), una tecnica di stampa che utilizza lastre di piombo fuso in un blocco unico, piane o ricurve, per riprodurre copie sempre uguali a se stesse”

Dizionario Garzanti, 2009

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Con queste attività cerchiamo di:

a. Chiarire il concetto di identità individuale (io)

b. Comprendere che l’identità individuale si connette con identità collettive (noi)

c. Cercare di capire se l’identità individuale dei ragazzi corrisponda all’idea che gli altri hanno di loro (la percezione che gli altri hanno del singolo corrisponde o no alla percezione che il singolo ha di se stesso?)

d. Intuire l’esistenza e le caratteristiche di alcune identità collettive

e. Comprendere che le identità collettive  determinano un ambito di inclusione (noi) e uno di esclusione (voi)

f. Comprendere cosa si intende per stereotipo e pregiudizio

g. Saper riconoscere stereotipi e pregiudizi nei confronti degli stranieri

h. Acquisire informazioni reali/dati sul problema

i. Saper riconoscere la differenza tra dati e interpretazioni

l. Sviluppare la capacità di costruire grafici e tabelle che rappresentino i dati emersi

m. Tentare di interpretare i dati

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Il termine stereotipo “…fu usato per la prima volta nel 1922 da Walter Lippmann nell’ambito di uno studio sui processi di formazione dell’opinione pubblica. Secondo Lippmann, il rapporto conoscitivo con la realtà esterna non è diretto, ma mediato dalle immagini mentali che di quella realtà ciascuno si forma.”

( Mazzara,  già citato)

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Giochi e attività

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2- Chi sei fra i personaggi del racconto? Disegnati!

Sei un dinosauro del passato o del presente?

Sei uno dei nuovi del racconto o un nuovo di oggi?

imageimageimage I dinosauri del passatoimageimage

I nuoviimage

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Come immaginiamo i nuovi oggi (se il genere umano si estinguesse come accadde ai dinosauri)

imageimageimageimageimageDinosauri di oggi

3- Che animale sei? Descrivilo/descriviti con tre aggettivi.

4- Perché hai scelto questo animale?

image image Timido, “svolazzante”, simpatico imageimage

Timida, avventurosa, fragile

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Forte, coraggioso, robusto

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Forte,veloce, bravo

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Libera, simpatica, generosa

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Piccola, carina, semplice

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Elegante, libera, colorata

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Affettuosa, esploratrice, simpatica

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Maestoso, libero, misterioso

imageimagePositiva, studiosa, educata

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Educata, brava, simpatica

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Tranquilla, forte, libera

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Figo, forte, bello

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Amichevole, simpatica, timida

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La scimmia: agile, furba, agitata

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5- Descriviamo l’animale scelto in L2 e L3 (inglese e spagnolo), approfondendo la conoscenza di culture “altre”

DESCRIBING IN ENGLISH AND SPANISH – DESCRIBE EN INGLÉS Y ESPAÑOL

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6- CHI SONO IO? (rispondi alla domanda 10 volte, dai risposte semplici)

(da “Gioco e dopogioco”, di Paolo Marcato, Cristina del Guasta, Marcello Bernacchia, Molfetta, La meridiana, 1996.)

Proposta del gioco “CHI SONO IO?”
Si chiede ai ragazzi di rispondere in 10 minuti, per 10 volte, a questa domanda.

Si possono usare aggettivi, nomi o brevi definizioni discorsive, le risposte devono essere sintetiche.

Si è discusso insieme se fosse meglio il lavoro anonimo, la maggior parte di loro lo ha preferito.

Alcuni ragazzi hanno trovato difficoltà nell’individuare le parole per definire chi fossero (e farlo con pochi termini) e si sono descritti con delle frasi complesse. Tre alunni hanno risposto alle dieci domande descrivendosi come personaggi dei cartoni animati. Molti hanno utilizzato un aggettivo e, contemporaneamente, l’esatto opposto… ma, in effetti, ognuno di noi può essere “buono” in alcune occasioni e “cattivo” in altre. Altri hanno parlato di cosa sanno fare, della famiglia, dello sport e delle amicizie.

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I dati sono di non facile lettura e interpretazione ma il nostro obiettivo era che i ragazzi riflettessero su loro stessi, sui loro comportamenti, sui loro modi di essere… e a far questo ci siamo riusciti.

Le scelte dei ragazzi

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“Sono una persona di cui ci si può fidare,… che ha tanti pro e tanti contro, …. Ho dei sentimenti,  questo mi rende una persona speciale e per questo sono felice di essere io”

“A volte mi sento come delle banane in mezzo a delle scimmie, che per un po’ restano buone e non le mangiano ma poi, alla fine, le mordono” “Sono una persona che viene presa in giro, anche dalle amiche,… sono una che sta bene da sola o con poca compagnia…” “Adoro la natura” “Da grande vorrei occuparmi di animali, fare la volontaria ENPA,…  mi piacerebbe avere il potere di trasformarmi in animali a piacere…”

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“Sono sempre consapevole di quello che faccio, … sono una persona pronta ad accogliere tutti,.. sincera e competitiva, orgogliosa di me e di come faccio le cose” “Avevo un piccolo problema fisico per il quale sono stata presa in giro, … la mia cura era piangere, piangere, piangere, credo che a nessuno faccia piacere essere preso in giro per un problema fisico”

“Sono una persona che ha un carattere forte ma un cuore debole” “… con me ci si può confidare, …sono una persona emotiva che si sfoga piangendo e abbracciando,… Io stracolmo di amicizia e non mi vergogno,… mi fanno male la nostalgia, la distanza, il tradimento, la povertà e la guerra…, mi so proteggere e se qualcuno mi fa uno sgarbo gliela faccio pagare…”

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“Sono una persona che cerca di sorridere il più possibile ma quando mi fanno arrabbiare divento una belva,.. a volte sono una persona “incazzosa” e diretta, in altre timida e vergognosa,… quando un amico mi prende in giro mi metto a piangere” “Sono una persona molto giocosa e sensibile, so amare e vi giuro che non sembrerebbe ma so amare, forse penserete che io sia una persona brava ma vi sbagliate perché sono cattiva” “Giorno dopo giorno cerco di migliorare, forse poi diventerò buona!”

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“Sono una fiamma, sì proprio così, una fiamma di fuoco che brucia le emozioni, che sono dentro di me. Mi sento triste ma felice, mi sento felice ma triste.” “Non amo litigare, perché non si risolve niente” “Io sono un seme, che ogni giorno cresce… fino a diventare un albero fiorito.” ” Sono degli occhi che quanto gli metti gli occhiali vedi meglio e quindi chiarisci tutto” “IO sono una e l’altra accanto è la mia gemella, la miaamica, la mia ispirazione” “Io sono una canzone che appena esce è di moda e poi non l’ascolta più nessuno” “Sono un’amica perfetta ma anche malefica”

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“A me piacerebbe volare, infatti vorrei essere un uccellino e volare via dal nido… ma è bello anche essere umani”

“Di carattere sono forte ma a volte anche debole” “Le cose che mi danno noia sono tante ma soprattutto la morte” Non sopporto le prese in giro,… alcuni compagni mi prendevano in giro e quando tornavo a casa piangevo e i miei genitori erano tristi. Mi piace essere così,… voglio essere come i miei genitori mi hanno fatto!”

“Da adulto avrei il sogno di costruire teletrasportatori,.. diventare una truppa imperiale…, avere una città tutta mia”

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“Sono una persona che ha la forza di un lupo,… mi difendo quando ne ho bisogno,… da grande voglio fare il youtuber, ho una sensazione di rabbia quando non smettono di darmi noia…”

“Mi piace andare nel bosco,.. amo gli sport, mi piacerebbe andare alle Olimpiadi,… vorrei essere un esempio di pace, …adoro gli animali, mi piacerebbe che i miei figli crescessero bene,…”

“Quando mi trovo in palestra sento un miscuglio di emozioni: felicità, agitazione, paura,…a scuola a volte si litiga, ma alla fine si risolve tutto,… ogni giorno per me è bello perché io penso positivo”

“Io sono una persona abbastanza strana perchè faccio cose strane, … ho pochi amici ma sono migliori amici,…”

“In passato ho trascorso periodi brutti a scuola, come quelli che sta passando un altro bambino, ma non voglio che succeda più, adesso sono diventato più forte ma non voglio dare noia a nessuno e cerco di farmi più amici possibili,… in futuro voglio fermare le guerre, non voglio che la gente muoia e nemmeno gli animali!” “Mi sento uno Jedi, mi sento una truppa della resistenza”

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“Sono una persona buona e un po’ cattiva, … che dà fiducia a chi la merita, … che da fuori sembra dura ma in fondo è sensibile, … che se vede qualcuno soffrire cerca di consolarlo, … che dona un sorriso, che è molto competente, tanto testarda, perché se voglio qualcosa anche se mi ci vuole del tempo l’ottengo…”

“La mia vita è iniziata a sei anni quando i miei genitori si sono separati. Non è stata una felicità ma neppure un dispiacere enorme. La casa non aveva più quelle litigate ad alta voce. …Credo di essere una persona  forte grazie a mia madre…”

“Sono una persona che se ha uno scopo da raggiungere cerca di raggiungerlo in tutti i modi, sono permalosa, polemica, elegante ma anche buona e generosa,… che ama l’avventura, la fantasia e tutte le cose non reali. A volte penso che sarebbe bello vivere in altri mondi ma, in fondo, mi basta l’immaginazione”

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“Non vorrei essere nei panni delle persone povere perché so che io sono fortunata” “Vorrei essere magica e con un solo pensiero fare cose che non posso fare. Mi sembra strano tutto questo: sogni da cui non mi voglio svegliare, il mondo reale, le domande, il gusto amaro del limone. Adoro assaporare il momento di quando tutti i miei sforzi sono serviti a qualcosa” “In futuro se sarò qualcuno, e so che lo sarò, vorrei migliorare il mondo e rispondere ai miei dubbi”

7- Gioco del “Come mi vedono/come mi vedo”. Verifichiamo se le impressioni coincidono

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Ogni bambino è stato chiamato, a turno, al centro del cerchio.

Gli altri hanno provato a dire come appariva loro, utilizzando aggettivi e brevi frasi.

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Gli aggettivi più frequentemente utilizzati per descrivere “l’altro” sono stati: imbarazzato, contento, sorridente, emozionato, timido, vanitoso; non sono venute fuori descrizioni più precise, forse perché “essere al centro” fa sentire (o immaginare tutti di sentirsi), più o meno, allo stesso modo.

“L’altro” si è riconosciuto, quasi sempre, nella descrizione/negli aggettivi attribuitigli, solo se riferiti a quella precisa situazione ma ha dichiarato di essere, di solito, molto diverso.

In un caso soltanto è stata fatta una descrizione molto lontana da come il bambino pensava di essere. Questa distanza, fra l’idea che egli aveva di sé e quella che gli altri avevano di lui, gli ha permesso di riflettere sugli atteggiamenti e sui comportamenti che lo fanno apparire diverso da ciò che si sente di essere veramente.

***Esempi di gruppi di parole, diverse dalla maggioranza, attribuite ad alcuni bambini: “contento, sciocco, finge emozioni, falso, indossa una maschera” (la risposta a sfida “più felice che mai!”); “offeso, confuso, spaesato” (la risposta “imbarazzato, felice,  spaesato); “felice, sciocco” (la risposta”felice ma un po’ simpatico”); “imitatore, timido, imbarazzato” (la risposta “strano, inventore, fantasioso, che ha bisogno di parlare e di essere ascoltato); “fa il cretino, imbarazzato, non divertente. agitato” (la risposta “pompato e felice”); “vanitoso, spiritoso, arrabbiato, indossa una corazza, nasconde emozioni” (la risposta “ho una maschera, sono schizzinoso, ho paura a mostrare i sentimenti, mostro atteggiamenti da duro per non sembrare una femmina)…***

La capacità di comprendere che gli altri possono vederci in modo diverso da come ci sentiamo o  crediamo di essere ha arricchito tutti.

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8- Gioco di ruolo. Scelgo un biglietto e interpreto un compagno

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“Come vedo l’altro?”

E’ emersa immediatamente la difficoltà, esplicitata da tutti, ad essere veramente sinceri nell’interpretare l’altro. I ragazzi avevano paura di offendere il compagno, anche quello che sopportavano meno.

All’inizio la classe è apparsa visibilmente divisa in “gruppi” che sostenevano ciascuno il proprio “membro”;  poi, gradualmente, attraverso il gioco del mimo e la percezione che si poteva interpretare l’altro senza offenderlo o senza essere platealmente criticati, ognuno è riuscito a improvvisare e a rappresentare il “personaggio” che “aveva pescato”, dal contenitore dei nomi, casualmente.

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In questo gioco si sono evidenziate le capacità di osservazione, di conoscenza reciproca, di ascolto dell’altro, di critica dei comportamenti, di consapevolezza verso atteggiamenti assunti (aggressivi o timidi o sfrontati o…, per nascondere emozioni, sentimenti, debolezze)…

Durante la discussione, seguita all’attività di mimo, i ragazzi hanno provato a riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, empatizzando l’un l’altro, forse per la prima volta.

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***In qualche caso i ragazzi si sono trovati in difficoltà ad imitare/rappresentare l’altro ammettendo di non conoscerlo abbastanza. In altri, gli alunni, non si sono riconosciuti appieno nella loro rappresentazione stereotipata e hanno ritenuto che, alcuni loro atteggiamenti, siano stati un po’ troppo esagerati . In questi casi si è aperta un’interessante e accesa discussione su come crediamo di apparire e come appariamo veramente agli altri. Un alunno si è, invece, dichiarato più strano di quanto fosse stato rappresentato. Dalla discussione che è seguita i ragazzi sono arrivati alla conclusione che i comportamenti che il compagno riteneva essere “strani” erano invece considerati  “normali” perché quasi tutti i bambini, magari a casa, facevano le stesse cose.***

Tutti hanno partecipato e discusso attivamente, hanno espresso le proprie opinioni ad alta voce, hanno ascoltato e richiesto di essere ascoltati.

In alcuni momenti la vicinanza emotiva è stata forte. La comunicazione ha teso alla risoluzione dei conflitti, attraverso l’analisi dei problemi individuali e la ricerca di possibili soluzioni.

Le soluzioni non sono state veramente trovate ma, comunque,  i ragazzi sono stati stimolati al confronto e ad implementare la fiducia in se stessi e negli altri.

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9- Il biglietto sulla schiena. “Come mi vedono gli altri?”

I ragazzi devono scrivere una parola su come si “vede”, si percepisce, il bambino che ha sulla schiena il foglio. Abbiamo deciso di utilizzare un pennarello nero cosicché i commenti risultassero il più possibile anonimi.

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Successivamente ciascuno legge cosa gli altri hanno scritto di lui.

Il gioco è stato bello fino a questo momento, poi i ragazzi hanno tentano di scoprire chi avesse scritto alcuni giudizi, magari non condivisi, e quindi il “clima” è diventato un po’ più caotico.

Non si sono posti in modo “critico” verso loro stessi ma verso gli altri.

Commentiamo insieme i “risultati” del gioco. Chi è rimasto sorpreso da quello che hanno scritto i compagni? Chi condivide i giudizi?

Non ci sono state molte sorprese. Dieci alunni si sono riconosciuti in quanto scritto dai compagni, cinque solo in parte e tre no, ma non sono rimasti stupiti. Interessante è stata la discussione avvenuta intorno alla definizione di alcune parole che o non erano interpretate con il giusto significato oppure erano intese in modo diverso da bambino a bambino.

L’incomprensione spesso nasce proprio così!

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10-Drammatizzazione a coppie. Due bambini interpretano ciascuno un personaggio

Vediamo come i due si comportano reciprocamente seguendo lo stereotipo dato. Le coppie e i personaggi da interpretare sono decise dal caso.

Il polemico, il “casinista”, il secchione, il dormiglione, il distratto, l’urlatore, il tremendo, l’escluso, il positivo, l’incluso, il simpatico, l’intellettuale, l’antipatico, il saccente, il nero, il giallo, l’indiano, il belloccio (che se la tira), lo scapestrato, l’americano, l’inglese, lo spagnolo, il sudamericano, il tenero, il duro, il gentile, lo scortese, il maleducato, il ben educato, la mamma, il babbo, il/la nonno/a, il bullo, il timido, il giovane, il vecchio, il figo,…

imageimageimageL’indiano e il distratto

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Il sudamericano e il saccente

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Il vecchio e il duro

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Il bullo e l’addormentato

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Il simpatico e il maleducato

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Il cinese e il secchione

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La nonna e l’intellettuale

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Il babbo e il tremendo

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I ragazzi si sono divertiti; alcuni personaggi sono stati rappresentati con maggior difficoltà.

E’ stato comunque un gioco interessante per iniziare a parlare in modo più esplicito di stereotipo.

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11- Ogni ragazzo si descrive anonimamente utilizzando alcune categorie

Se fossi un: oggetto, strumento musicale, cibo, animale, evento atmosferico, colore,… sarei? Tante strategie per far parlare i ragazzi (fra loro)

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I fogli sono stati, poi, distribuiti casualmente e i ragazzi hanno cercato di capire chi li avesse scritti.

In questo gioco hanno dimostrato di conoscersi molto di più di quanto potessero immaginare… Aiutati anche dalla calligrafia! 🙂

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12- Assemblea, classi quarta e quinta, per progettare un cartellone

Gli insegnanti devono essere sempre pronti a valorizzare, modificando quanto hanno programmato di fare, gli stimoli che provengono dagli alunni.

Avevamo deciso di lavorare, al pomeriggio, sulla progettazione di due cartelloni da realizzare per un lavoro svolto con il CONI. Abbiamo iniziato dicendo come si possa star bene con l’alimentazione giusta, il movimento, il riposo, … come si possa star bene con gli altri. E qui la discussione si è accesa, con l’analisi di comportamenti vivaci, “esagerati”, polemici, … che non fanno vivere bene né i bambini che li mettono in atto né gli altri.

All’apparenza, in questa attività, chi ha alzato più la voce ha pensato di aver avuto ragione e non ha permesso ai più timidi di intervenire con serenità anche se, alla fine, chi voleva esprimere il proprio pensiero l’ha fatto.

Le conclusioni prodotte da alcuni bambini, alla fine dell’accalorata discussione, sono state:

1- l’assemblea è il luogo dove si può davvero dibattere liberamente oppure chi alza la voce o chi ha tanti alleati, chi è nella maggioranza ha comunque “sempre ragione”?

2- Serve davvero parlare con chi non accetta di ascoltare?

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13- Trovo chi è diverso da me

Individuiamo insieme coppie di parole (azioni o nomi) opposte. Ognuno sceglie la parola della coppia che preferisce. Il gioco consiste nel trovare il compagno che ha fatto scelte più diverse dalle proprie.

E’ più facile confrontarsi con chi ci somiglia ma, a volte, è utile e bello farlo con persone diverse da noi.

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image image image Abbiamo scelto dodici coppie di parole contrarie. Solo in un caso si sono verificate 9 scelte diverse. In alcuni sono state sette. Quasi sempre sono state inferiori a sei.

Conclusioni:

1- Sono più le “cose” che ci uniscono di quelle che ci dividono;

2- La diversità si può trovare anche vicino a noi ed è sempre positiva.

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14- A te darei… Da te vorrei…”

(cerchiamo di lasciarci ripensando a cose positive, visto il percorso di otto anni fatto insieme da quasi tutti gli alunni)

 I ragazzi sono invitati a pensare e a ragionare sulle proprie caratteristiche positive e su quelle dei compagni di classe.

1. Ci si predispone in cerchio e ogni ragazzo è invitato a comunicare oralmente con il compagno che sta alla sua destra. La comunicazione è legata a ciò che, di caratteristica positiva, vorrebbe in regalo dal suo compagno e quale dote gli darebbe in cambio. 

2. Al termine sarà realizzato un cartellone che evidenzi le caratteristiche donate e quelle ricevute

Abbiamo svolto questa attività l’ultimo giorno di scuola, è stato un modo per salutarci guardandoci negli occhi.

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I ragazzi hanno donato simpatia, intelligenza, creatività, calma, curiosità, sincerità, generosità, silenzio, velocità, la forza di non essere permalosi, il naso, i capelli, gli occhi,  la capacità di essere bravi negli sport, nelle materie scolastiche, nei videogiochi….

Hanno voluto sincerità, precisione, riposo, generosità, agitazione; la capacità di disegnare, di scrivere, di giocare ai videogiochi, di giocare a calcio, di essere bravi a matematica, di collaborare, di non prendere in giro, di non odiare, di essere spiritosi,…

15- Le parole che fanno bene e le parole che fanno male.

Parliamo e scegliamo le parole che ci fanno sentire bene e quelle che ci fanno stare male, scriviamole su un cartellone

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I cartelloni sono lasciati “aperti” all’inserimento di altre parole (ne sono state aggiunte molte altre)

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Fino a questo momento abbiamo lavorato affinché ciascuno comprendesse meglio se stesso e cercasse di capire l’esistenza di un senso di identità collettiva utilizzando categorie di identità poco conflittuali e comunque riconducibili a contesti sociali e ambientali nei quali gli elementi di affinità (razza, età, cittadinanza) sono prevalenti rispetto a quelli di contrasto.

Da ora in poi lavoreremo per mettere a confronto identità sociali dove gli elementi di affinità sono minori.

16- Testo: “Stamattina mi sono svegliato con una strana sensazione addosso. Ho fatto colazione, mi sono vestito, mi sono avviato a scuola. Quando sono entrato in classe la strana sensazione si è concretizzata, ho scoperto che tutti i miei compagni di scuola erano neri (o parlavano tedesco, o qualche lingua semisconosciuta…)! Parlavano…”

La prima esclamazione è stata:”Neriiiiiiiiii..!? Ma come?!” Cercare la spiegazione della presenza in classe di bambini con la pelle nera ha impegnato i ragazzi più del necessario. Alcuni hanno ipotizzato di essersi trasferiti in Africa, altri hanno pensato a uno scherzo, molti hanno immaginato di essere in un sogno, quasi tutti si sono dichiarati scioccati, “si sono allontanati dalla classe per bagnarsi e svegliarsi, a volte per piangere”.

Più complicato è stato immaginare come si sarebbero sentiti, unici bianchi in una classe di neri.

“Rimasi imbambolato, e pensai: -Cosa devo fare? … Provai a dire qualcosa ma nessuno mi rispose..”

“Corsi in bagno in cerca d’acqua da tirarmi in faccia… Quando tornai in classe mi accorsi che anche la maestra era nera. Svenni! …mi risvegliai e vidi intorno a me i compagni, erano sempre neri, allora mi scappò un grido: -Ah! no… no… non è possibile! Mi guardarono e, credendo che fossi matta, chiamarono i miei… quando arrivarono gli fecero un disegno che significava che l’uscita da scuola era alle tre. Fuggii in bagno a riflettere. Pensai che forse potevamo parlare in inglese e così iniziammo a comunicare! All’uscita, il paesaggio che vidi era bellissimo… L’esperienza mi ha fatto immaginare  come si sente una persona catapultata in un altro paese. Così anche se i bambini mi prendono in giro, adesso, li sopporto di più!”

“La maestra era di color verde chiaro e diceva frasi incomprensibili: -Allowaturinocetungolo….- Mi risvegliai sul banco dopo una verifica”

“Drin Drin… Suonò la campanella. Tutti, educatamente, presero la merenda poi vennero davanti a me e iniziarono a parlare. Io, sorpresa, pensai: -Ma parlano italiano!   Poi mi mostrarono la scuola, felici di aver conquistato la mia fiducia… Cominciai a conoscere altre persone… Tornai a casa e più tardi i miei compagni di classe mi vennero a chiamare per andare a giocare e mi insegnarono canzoni e giochi africani… Mi stavo divertendo un sacco! … In fondo non fa mai male conoscere persone nuove anche perché, in realtà,  siamo tutti uguali”

“Comunque continuavo a chiedermi come avessi fatto ad arrivare lì, in una sola notte, senza accorgermene! Mi sentivo spaesato, mi guardai intorno e vidi una cartina  dello Sduri, una regione del Madagascar… Avevo letto un libro su questi luoghi, terre ricche di flora e fauna bellissime… Mi procurai un vocabolario Sduri-italiano… cercai la mia casa, mi feci coraggio e entrai, c’era mia madre. Scoprii che aveva trovato lavoro qui. Mi misi a piangere perché avevo capito che saremmo rimasti per parecchio tempo… poi sentimmo uno sparo  e fuggimmo…”

“Mi feci coraggio e entrai, vidi un bambino dalla faccia triste e mi sedetti vicino a lui. Ebbi la sensazione che anche lui fosse spaventato da tutte quelle persone nuove così lo incoraggiai e iniziammo a giocare insieme…”

“Mi misi seduta nell’unico banco libero e sopra c’era scritto: “Juno mastron”… allora presi un vocabolario e controllai cosa volesse dire. Significava “Muso bianco, tu non vali nulla, nullità”. Mi sentii così umiliata che, senza chiedere niente andai fuori dall’aula a piangere come una fontana. Ma perché mi trattavano male? … Poi vidi una ragazza che mi porgeva la mano, io, insicura, la afferrai e lei con forza mi aiutò a rialzarmi”

“A ricreazione arrivò una bambina che mi fece delle domande e mi chiese se volevo essere sua amica. Non ci credevo! Ero arrivata da poco, com’era possibile? Comunque accettai e in poco tempo diventammo grandi amiche”

“Iniziò la lezione ma io non capivo niente. Il maestro se ne accorse e mi domandò: -Do you speak english? Io, essendo figlio di madrelingua inglese, risposi: -Yes! A quel punto la lezione iniziò. Suonata la campanella, tutti vennero a conoscermi. Erano entusiasti e mi fecero anche dei regali. Mi portarono a vedere il loro territorio…”

“Non sapevo cosa dire, balbettai qualche lettera senza significato. Tutti mi guardavano, ero imbarazzatissimo respirai forte e andai al mio banco. Quando la maestra cominciò a spiegare non capivo nulla…. non sapevo cosa fare, sudavo e stavo immobile; la maestra si avvicinò, mi guardò male e tornò verso la cattedra. Dopo un’ora senza fare niente, suonò la campanella; aspettai il momento giusto, che non mi vedesse nessuno e scappai!”

“Tutti mi fissavano, per la prima volta ero al centro dell’attenzione… la maestra mi poneva, ogni tanto, delle domande, ma io non avevo il coraggio di rispondere. Tutti intorno a me facevano dei pettegolezzi, ridacchiavano, non sapevo più cosa fare. A pranzo non sapevo dove mettermi a sedere, così mi misi in un angolino rannicchiata… finchè una ragazza della mia età mi domandò: -Ciao, vuoi venire al mio tavolino? Io rimasi impietrita. -Insomma vuoi venire sì o no? mi richiese con tono deciso. Io risposi un sì incerto… poi cominciammo a conversare e pian piano l’imbarazzò diminuì…”

“Avevo fatto quello strano sogno. Ma, mentre la mamma mi portava a scuola, mi disse che la maestra aveva proposto uno scambio con bambini del Marocco. Avrei dovuto passare una settimana là mentre altri bambini sarebbero venuti al mio posto in Italia. -Andrai in una scuola del Marocco per conoscere nuove culture e usanze, partirai domattina! Io ero spaventata dall’idea ma annuii. Poi la mamma aggiunse: -Stai tranquilla è solo per una settimana! … arrivata davanti all’aula mi bloccai per un po’ di secondi, poi mi feci coraggio ed entrai… all’inizio non parlavamo ma poi…”

“…ma come avrei fatto a parlare con loro? All’inizio scappai in bagno per riflettere, poi cercai un vocabolario… di africano(?)… ma non lo trovai. Mi sentivo esclusa dal mondo, eppure non erano loro ‘i diversi’? Forse è solo la quantità che conta! Il mio cervello era in confusione. Prima o poi sarei dovuta entrare, ero imbarazzata e allo stesso tempo triste. Mi immaginavo la figuraccia che avrei fatto se avessi tentato di parlare con loro, preferivo aspettare. Delusione, tristezza, paura erano i sentimanti che provavo… -Basta, devo conoscere i miei compagni! Mi feci coraggio, andai al banco più vicino e farfugliai qualcosa… mi sembrava che mi guardassero con uno strano sguardo… avevo paura di aver detto qualcosa di male… Poi scoprii che qualcuno parlava italiano… anche se pensavo che fossero diversi, in realtà erano come me, cambiava solo il colore della pelle… diventammo amici…”

17- Cerchiamo modi di dire e proverbi che fanno venire in mente e trasmettono degli stereotipi

Riflessioni

1- Le barzellette, che si rinnovano costantemente, possono contenere stereotipi, giudizi preconfezionati, verso “l’altro” che giungono da luoghi e culture lontani da NOI;

2- I modi di dire e i proverbi, che provengono dal nostro passato, raccolgono idee preconcette verso “altri” vicini a NOI (paesi confinanti, persone di un’altra città..)

3- I pre-giudizi sono sempre esistiti?!

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“Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio”

“Donne al volante, pericolo costante”

“Donne e buoi dei paesi tuoi”

“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei!”

“Buon sangue non mente”

“Nella botte piccola c’è il vin bono”

“Chi nasce tondo non muore quadrato”

“Il lupo perde il pelo ma non il vizio”

Ma pare che il detto “Tutto il mondo è paese!” sia giusto! Ecco che cosa dicono spagnoli e inglesi! (Grazie Flavia!)

“An ape is an ape, a varlet’s a varlet/though he be glad in silk and scalet” (Benché vestita in seta e scarlatto una scimmia è una scimmia e un valletto è un valletto)

“Aunque la mona se vista de seda, mona se queda”(Anche se una scimmia si veste di seta, resta una scimmia)

“Cada oveja con su pareja” (Ogni pecora col suo montone)

Horses for courses (Cavalli per ippodromi. Ogni cavallo è adatto a particolari ippodromi)

“Every ass thinks himself worthy to stand with the king’s horses” (Ogni somaro stima se stesso degno di stare con i cavalli del re)

“Arbol que nace torcido jamàs su tronco endereza” (L’albero che è nato storto non raddrizzerà mai il tronco)

 

 

18- Cercare dati su fatti di discriminazione e pregiudizio accaduti nella nostra società; ricercare articoli giornalistici relativi a fatti non leciti compiuti da “altri” (non italiani ma non solo)

Quasi tutte le informazioni che riceviamo intorno a fatti che avvengono nella nostra società non sono dovute ad esperienze dirette ma ci sono raccontate da altri, dalla TV, dai giornali… quindi sono descritte ed interpretate da altri per noi. I media danno spesso risalto ad alcune notizie piuttosto che a altre, talvolta vengono enfatizzate e ripetute così che tutti noi ci convinciamo che siano più importanti di altre e ne siamo influenzati. Certe notizie subiscono meccanismi di semplificazione, tendono a rinforzare i nostri stereotipi e a distorcere la percezione che abbiamo della realtà.

Sarà interessante provare a lavorare su queste riflessioni nel corso dell’ultimo mese di scuola.

18/a- Lavoro in gruppo-  Proviamo ad individuare, in un articolo trovato dai ragazzi, le opinioni del giornalista distinguendole dalla descrizione dei fatti realmente accaduti.

(Acquisire un atteggiamento critico verso le informazioni date dai media: TV, radio, giornali e riviste, Internet. Ricercare le informazioni distinguendole dalle opinioni dei giornalisti. Mettere a confronto opinioni diverse.)

Alla fine del lavoro ogni gruppo riferirà le sue conclusioni. Seguirà una discussione di classe.

Questo lavoro è risultato piuttosto difficile per i ragazzi. Molti di loro non riescono a concepire che gli adulti possano mentire, anche inconsciamente.

Alcuni di loro hanno provato a intervistare delle  persone sul razzismo e la discriminazione. Tutti gli intervistati hanno dichiarato di non aver mai subito atti di esclusione e di ritenere incomprensibile il razzismo e la diffidenza  nei confronti del “diverso”. Ma allora perché questi atti accadono? Sono sempre “gli altri” a essere razzisti  o piuttosto si tende a non  dire la verità quando si è  intervistati su temi che ci possono connotare negativamente?

Queste sono  alcune delle riflessioni  intorno alle quali abbiamo discusso.

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Anche individuare i fatti realmente accaduti e quelli invece enfatizzati, oppure riuscire a individuare quelli che sono pre-giudizi di chi scrive non è stato semplice. Speriamo che il lavoro sia stato un’altra piccola goccia nello sviluppo del senso critico dei ragazzi.

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Ecco alcuni degli articoli scelti e discussi nel lavoro di gruppo.

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18/b- Lavoro in gruppo- Si sceglie un articolo di giornale e si legge insieme. Ciascun ragazzo seleziona  e interpreta uno dei protagonisti del fatto, difendendo il  suo punto di vista 

Ogni gruppo formato da tre/quattro ragazzi sceglie una notizia; dopo averla letta insieme, ciascun componente individua un protagonista del fatto e, dal suo punto di vista, lo drammatizza insieme ai compagni. Mettersi nei panni dell’altro e difendere le sue posizioni  è l’attività che devono svolgere.

image imageimageLa docente…imageimageLe “amiche”

1- C’è la ragazza nera che “non ha diritto” a ricevere un bel voto.

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2- C’è lo straniero che chiede tolleranza e aiuto nella ricerca di un lavoro.

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3- C’è lo straniero che scippa la signora… Si discute molto

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4- C’è chi viene aggredito… Ma da chi? Forse… Pare…

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5- Infine ci sono il nero e il bianco che, seppur svolgendo il medesimo  lavoro, hanno retribuzioni diverse

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Dopo la drammatizzazione, ogni gruppo presenta il proprio “caso” alla classe; su ciascun fatto si apre una breve discussione.

19- Viene chiesto ai ragazzi di immaginare la vita e i comportamenti delle persone che loro ritengono diverse

Parliamo e disegniamo

Un esempio: image

“Io non sarò  MAI così!”

20- Leggiamo e commentiamo alcuni testi nei quali vengono messi in evidenza stereotipi (a vari livelli: nazioni, popoli, razze,…)

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Mario Gomboli, Sbagliando s’impara, Ed Paoline/Oscar Brenifer, Chi sono io?, Giunti Junior – Da Fantasticare 4, Libro di lettura, Per crescere felici- P. Ceccarelli

I ragazzi hanno letto e discusso il contenuto dei testi, prima in gruppo e  successivamente tutti insieme

21- Rileggiamo a distanza di alcuni mesi il racconto sul bullismo che abbiamo scritto tutti insieme poi ci poniamo la domanda: E se succedesse a me? 

22- Attività svolta insieme alle classi delle altre scuole

-Incontro/confronto con le altre due classi del progetto

Abbiamo deciso di lavorare insieme attraverso la musica al fine di creare la colonna sonora del nostro progetto.

Ci siamo incontrati, alle scuole medie, lunedì 11 aprile 2016  e lunedì 30 maggio, e con l’insegnante di musica di quella scuola abbiamo lavorato sul ritmo e sulle onomatopee.

Nelle nostre scuole abbiamo imparato “La canzone dei dinosauri” e poi,  tutti insieme l’abbiamo  musicata con suoni  onomatopeici.

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SCUOLE PRIMARIE DI MARESCA E DI PITEGLIO – CLASSI QUINTE

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “RENATO FUCINI” – CLASSE 1°A

PROGETTO IN VERTICALE SU “LE COSMICOMICHE” DI ITALO CALVINO

TRASVERSALITA’DISCIPLINE COINVOLTE:

Italiano, Storia, Scienze, Musica, Arte e immagine, Lingue straniere.

CURRICOLO VERTICALE: Focalizzazione sui processi e sulla costruzione delle competenze.

COMPETENZE CHIAVE:

  • Comunicare nella madrelingua
  • Comunicare in L2 e L3
  • Collaborare e partecipare
  • Osservare e descrivere
  • Interpretare
  • Imparare ad imparare

TRAGUARDI PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE:

  • Ascolta e comprende testi di vario genere, riconoscendone la fonte, il tema e l’intenzione dell’emittente.
  • Partecipa a scambi comunicativi (conversazione, discussione di classe o di gruppo) con compagni ed insegnanti, rispettando il turno e formulando messaggi chiari e pertinenti, in un registro il più possibile adeguato alla situazione.
  • Comprende e utilizza, nell’uso orale e scritto, i vocaboli fondamentali e quelli di alto uso; comprende e utilizza i più frequenti termini specifici legati alle discipline di studio.
  • Utilizza le conoscenze e le abilità relative al linguaggio visivo per produrre varie tipologie di testi visivi (espressivi, narrativi, rappresentativi e comunicativi) e rielabora in modo creativo le immagini con molteplici tecniche, materiali e strumenti (grafico-espressivi, pittorici e plastici, ma anche audiovisivi e multimediali).
  • Esplora, discrimina ed elabora eventi sonori dal punto di vista qualitativo, spaziale e in riferimento alla loro fonte.
  • Sviluppa atteggiamenti di curiosità e modi di guardare il mondo che lo stimolano a cercare spiegazioni di ciò che vede accadere.
  • Conosce e rispetta se stesso per imparare a rispettare “l’altro da sé”.

OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO (= CONOSCENZE E ABILITA’):

  • Ascoltare e comprendere l’importanza del saper ascoltare.
  • Ascoltare e individuare l’argomento e le informazioni principali.
  • Ricostruire verbalmente le fasi di un’esperienza.
  • Comprendere il significato di parole non note basandosi sia sul contesto sia sulla conoscenza intuitiva delle famiglie di parole.
  • Trasformare immagini e materiali ricercando soluzioni figurative originali.
  • Utilizzare voce, strumenti e nuove tecnologie sonore in modo creativo e consapevole, ampliando con gradualità le proprie capacità di invenzione e improvvisazione.
  • Organizzare, rappresentare e descrivere i dati raccolti.
  • Stabilire e comprendere relazioni di causa-effetto.
  • Formulare ipotesi che giustifichino un fenomeno osservato.
  • Acquisire consapevolezza riguardo a se stessi e in relazione con gli altri.
  • Imparare a riconoscere e gestire le emozioni.

ATTIVITA’

  • Lettura espressiva
  • Giochi lessicali
  • Attività di riconoscimento di immagini nel brano
  • Giochi di ruolo
  • Attività per individuare collegamenti tra le informazioni ricevute
  • Drammatizzazione
  • Rielaborazione grafico-pittorica
  • Riutilizzo di materiali vari in modo creativo

Fase esecutiva

ATTIVITA’ SCUOLA PRIMARIA PITEGLIO

  • Conversazione esplicativa sul racconto e l’autore
  • Lezione frontale con lettura dell’insegnante
  • Lavori cooperativi ed individuali di rielaborazione scritta :
  • sintesi;
  • analisi del testo e dei termini sconosciuti con ricerca sul dizionario;
  • giochi verbali con i termini individuati;
  • stesura di un copione teatrale relativo al racconto letto;
  • rielaborazione grafico-pittorica:

disegno dei personaggi, dell’ambiente o di scene del racconto utilizzando

varie tecniche: matite acquerellabili, china, pop-up…

  • Rielaborazione creativa di materiale di recupero
  • Lettura ad alta voce e silenziosa
  • Brain-storming delle conoscenze pregresse sull’argomento “I dinosauri “ ed elaborazione di uno schema
  • Conversazione guidata riguardo alle conoscenze pregresse sull’argomento “le teorie sull’estinzione dei dinosauri” e rielaborazione grafico-pittorica di quelle individuate tramite un diagramma di flusso illustrato
  • Approfondimento delle fonti di energia rinnovabile e non
  • Osservazioni sui cambiamenti climatici attuali
  • Attività di educazione al clima che cambia attraverso giochi ed esperimenti proposti da “rete clima” ed “Eni scuola”
  • Ricerca di buone pratiche quotidiane di cittadinanza attiva al fine di promuovere negli alunni comportamenti eco-sostenibili
  • Produzione di uno schema riassuntivo delle forme di energia
  • Produzione di uno schema riassuntivo delle cause e conseguenze dei cambiamenti climatici
  • Ascolto e canto di “La canzone dei dinosauri”
  • Prodotti finali:
  • Poster ”Dov’è l’energia?”
  • Poster “Ecoconsigli”
  • Realizzazione di un libro scultura
  • Raccolta del materiale prodotto in un fascicolo/dispensa individuale

ATTIVITA’ SCUOLA PRIMARIA MARESCA

Identità, pregiudizio, stereotipo

Lettura in classe del racconto

Conversazione/discussione/riflessioni sul racconto

Disegno del personaggio preferito

Test e rappresentazioni grafiche riferiti all’identità personale

Realizzazione di testi realistici e fantastici

Giochi di ruolo

Psicodramma con cambio/scambio di ruolo

Conversazioni, dialoghi sul vissuto personale

Attività di descrizione in lingua inglese e spagnola

Produzione di grafici che sintetizzano i risultati relativi alle attività svolte

Ascolto e canto di “La canzone dei dinosauri”

Prodotti finali

Realizzazione di libri e cartelloni che raccolgono il materiale prodotto.

Pubblicazione dei lavori e delle foto sul blog della scuola “ZITTELLEGGI”

ATTIVITA’ SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO – Classe IA

Nel passaggio da un mondo divenuto impossibile a un mondo di nuovo possibile, attraverso il CAMBIAMENTO, si può realizzare l’Operazione: identità + diversità = integrazione

  • Presentazione del Progetto d’Istituto, i partners in continuità, l’argomento, il protagonista– gli alunni ascoltano con interesse e pongono domande soprattutto sulla creatura magica mutante che attraversa il tempo e lo spazio.
  • Il nostro racconto: parliamo dei dinosauri e delle ipotesi sulla loro scomparsa – lezione dialogata per la rilevazione delle conoscenze pregresse; definizione e mappa delle teorie.
  • Lettura del testo – l’insegnante legge in modo interpretativo, soffermandosi nei punti cruciali per sollecitare anticipazioni e ipotesi sui finali possibili.
  • Dopo l’ascolto: prime impressioni – elaborazioni grafiche.
  • Dopo l’ascolto: ricostruzione cooperativa della vicenda.
  • Dopo l’ascolto: i problemi esistenziali dei personaggi.
  • Analisi del testo: le sequenze; i dialoghi.
  • Scene da I dinosauri – costruzione del testo teatrale a gruppi con i PC; rielaborazioni grafiche con fumetti in inglese.
  • Scoperta guidata di una curiosità linguistica: i palindromi.
  • In sottofondo, un mondo di suoni: come si individuano e si riproducono – il metodo della partitura per la descrizione delle onomatopee.

Prodotti finali

Relazione individuale finale

Realizzazione della striscia fumetto con le scene rappresentate

Elaborazione di un testo teatrale fedele…ma non troppo

Creazione della colonna sonora

INCONTRI TRA LE CLASSI-PONTE

Primo incontro:

  • Presentazioni e scambio di saluti tra gli alunni.
  • Esercizi collettivi di riscaldamento e intonazione della voce.
  • Sonorizzazione del racconto I Dinosauri, utilizzando le onomatopee: riproduzione delle singole voci e riproduzione collettiva della partitura della storia prodotta dagli alunni della Classe IA.
  • Ascolto di brani adatti a costruire la colonna di fondo per accompagnare la sonorizzazione dell’antefatto (scomparsa dei dinosauri).

Secondo incontro:

  • Preparazione e realizzazione della partitura per la riproduzione vocale dell’antefatto con i suoni onomatopeici.
  • Canto della Canzone dei dinosauri con l’inserimento di vocalizzi adatti alle scene.

ATTIVITA’ CONCLUSIVA

Gioco a coppie: TUTTI UGUALI – TUTTI DIVERSI (“Come mi vedi? Come sono?)

GRIGLIA DI VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE

Evidenze manifestate

Livelli di padronanza

COOPERA NEI GRUPPI E FA PROPOSTE,

PARTECIPA AD ATTIVITA’ COLLETTIVE.

A

Elabora proposte che tengano conto delle esigenze degli altri; motiva le proprie proposte adeguandosi alla situazione. Partecipa in modo attivo e cerca di coinvolgere positivamente gli altri

B

Ascolta gli altri ed elabora proposte personali; espone le proprie proposte. Partecipa in modo attivo; dialoga con tutti.

C

Ascolta ed elabora qualche proposta; specifica le proprie proposte. Partecipa alle attività; ascolta tutti attentamente.

D

Elabora qualche proposta, manifesta le proprie idee. Partecipa alle attività; tratta con correttezza i compagni.

E

Segue le proposte degli altri, si distrae e deve essere sollecitato a partecipare.

ASCOLTA E COMPRENDE TESTI DI VARIO TIPO E LI RIELABORA IN FORMA PERSONALE.

A

Ascolta e comprende in modo completo e rielabora in maniera originale e creativa.

B

Ascolta e comprende in modo pertinente e rielabora in modo personale.

C

Ascolta, comprende e rielabora in modo essenziale.

D

Ascolta, comprende e rielabora in modo sommario.

Due parole intorno all’acqua

I disegni sono delle classi seconda, quarta e quinta

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L’acqua compie sulla Terra un ciclo senza fine: dal mare al cielo, alla terra e poi di nuovo al mare.
Il Sole, con il calore dei suoi raggi, è il “motore” di questo viaggio.

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L’acqua evapora e forma le nuvole

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Le nuvole si spostano nel cielo e quando trovano aria più fredda il vapore condensa e piove.

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Se l’aria è più fredda l’acqua solidifica e nevica…

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…quando la temperatura sale, la neve si scioglie e forma rivoli, ruscelli, torrenti, fiumi…imageimageforma laghi, 

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viene raccolta, depurata e arriva nelle nostre case,

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infine torna al mare… E il ciclo ricomincia…

È importante che l’acqua sia mantenuta pulita. Guardate come l’acqua “sporcata”, con coloranti alimentari o inchiostro, riduce un vegetale…

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E i vegetali sono il primo anello della catena alimentare, se sono inquinati tutti gli esseri viventi lo saranno.

L’acqua viene consumata anche direttamente da tutti i  viventi e quindi è importante, per il loro ben-essere, che sia pulita e/o depurata.

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Abbiamo letto tante poesie che parlano dell’acqua, poi ne abbiamo scritta una tutti insieme.

Acqua
L’acqua della fontanina
esce fresca e cristallina,
va allegra nel ruscello
gira intorno ad un castello,
dal torrente scende giù
diventando un po’ più blu.
Entra poi dentro il lago
ed incontra un brutto drago,
fugge via terrorizzata,
per il fiume è disperata!
Ma il grande magico mare
la fa subito calmare,
vien cullata dalle onde
che si muovon vagabonde!

Classe quarta

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Una interessante curiosità 

Classe terza

La nostra scuola sceglie di utilizzare carta per fotocopie riciclata, guardate quale incredibile risparmio di acqua, alberi, anidride carbonica ed energia si riesce ad ottenere con una piccola e facile scelta!

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L’acqua nell’arte

libere riproduzioni da Paul Klee, Acqua selvaggia, 1934

classe quinta

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Einstein e le onde gravitazionali/febbraio 2016


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