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Quando la testa tocca il cielo… La nostra montagna e il CAI

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Brain storming: cerchiamo insieme le parole, le idee che ci vengono in mente quando pensiamo alla montagna;  nel brainstorming di gruppo le idee degli altri stimolano le idee di ognuno; ciascuno seleziona e utilizza alcune delle parole; può metterle in sequenza, creando una scaletta oppure può collegarle in mappe concettuali; con le idee organizzate, costruiamo dei testi.

Disegni delle classi 1^, 2^ e 3^; testi e foto classi 4^ e 5^.

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IL FUTURO DELLA NOSTRA MONTAGNA

Siamo ormai nel 2032, non potete sapere che cosa ci è accaduto ieri!
A Gavinana era una, fredda e noiosissima,  giornata d’autunno  (come tutte le altre ).
Stavamo camminando quando abbiamo visto una piccola palla infuocata scendere giù dal cielo.
Noi, ovviamente, incuriositi l’abbiamo seguita.
Appena arrivati vicino abbiamo visto che la palla, in realtà, era un meteorite.
Poi ci siamo accorti che si muoveva, era vivo! Impauriti allora siamo scappati…
Narratore:
Eh, no! Tu, sei scappato!!! Scusate piccolo contrattempo tra narratori!
…Ehmm, insomma, beh, continuiamo,all’improvviso abbiamo sentito una voce: era quella del meteorite che chiedeva aiuto.
Noi ci siamo avvicinati piano piano e ci siamo presentati:
C-c-iao-o io sono Ambra!
E -e-e io sono Fabio!
Lui ci ha detto che era caduto dal suo pianeta e doveva riposare finché non trovava il modo di tornare lassù, anche se non sapeva come.
Noi ci siamo offerti di ospitarlo a casa nostra e lui contentissimo ha accettato.

Dopo qualche giorno ci siamo accorti che il meteorite era triste e gli abbiamo chiesto come mai.

Lui ci ha risposto: Sapete… nel mio paese, una settimana all’anno d’autunno si celebra una manifestazione che si chiama “La Pittoresca Raccolta di Rifiuti dei Pittori con Pittura.”
Noi, interessati, abbiamo chiesto spiegazioni sull’argomento.
Ci ha detto che, per tre giorni, bisogna fare la raccolta dei rifiuti, un giorno, invece,va dedicato alla creazioni di disegni, con pennarelli, matite, tempere, sculture,…e gli altri tre giorni sono dedicati a feste, con tanto cibo e divertimenti.

Così abbiamo deciso di farlo sentire più a suo agio e abbiamo organizzato una manifestazione simile nei nostri paesi.

Era ormai giovedì e stavamo attaccando i nostri capolavori in giro per fare pubblicità, tutti ci prendevano per matti… e non avevano visto ancora il meteorite!!!
Eravamo a venerdì e la festa era cominciata ma, ahimè, c’era solo una vecchietta addormentata.
Poi però è arrivata sempre  più gente.  Alla fine era tutto pieno!!!
Il meteorite ci ha ricordato che nel suo paese i quadri prendevano vita.
Noi  per accontentarlo abbiamo chiamato cittadini, paesani e campagnoli e gli abbiamo chiesto…
Con nostra sorpresa, poco dopo, sono arrivate molte persone che, truccate,facevano finta di uscire dai dipinti.
Per i giorni seguenti la gente era andata a dormire nell’albergo Franceschi.
Durante la notte il meteorite ci ha detto che era pronto per tornare a casa.
Ci siamo salutati con affetto e dopo qualche secondo l’abbiamo visto sparire nella nebbia.
In quel momento abbiamo capito che era tornato nel suo paese e che non lo avremmo più rivisto ma le sue feste, i suoi ricordi, il suo amore sarebbero rimasti per sempre qui con noi!

Ambra Marcon & Fabio Giuntoli, classe quinta, Primaria Maresca

Racconto pubblicato in “Marrakeska”, Autori Vari, Edizioni Atelier, 2016

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25 maggio 2016, in montagna con il CAI – Classi quarta e quinta

Domenica 3 luglio 2016 “Festa al MONTANARO” e premiazione del concorso!

La festa

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La premiazione

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Petra, terza classificata per la sezione “Disegno”

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Emma, terza classificata per la sezione “Racconti”

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Rappresentanti del CAI e del nostro Istituto con il Dirigente Carlo Rai

LA MONTAGNA INCANTATA

Era una giornata così così d’estate ma Giulia, Martina e Sara decisero comunque di andare a camminare in montagna. Insieme prepararono lo zaino, si vestirono e subito partirono !

Appena arrivate iniziò a piovere ma era sopportabile, si infilarono l’impermeabile e continuarono a camminare, però si accorsero che pioveva solo sotto la montagna: alzarono la testa e videro che la montagna piangeva e vollero subito andare in cima per scoprire come mai. Dopo lunghe ore di cammino le bambine riuscirono ad arrivare in cima e le chiesero del perché stesse piangendo. La montagna gli rispose che piangeva perché lei in inverno aveva una cima tutta bianca, innevata e bellissima e le altre montagne la invidiavano, ma poi era arrivata la bella stagione e il sole aveva sciolto tutta la neve: la sua cima era piena di sassi e brulla e non era più così bella! Le bambine vollero subito aiutarla e pensarono a come poter fare. Poi a Sara venne in mente di ricoprirla di erba sintetica ma la sua idea non venne apprezzata, a Martina venne un’idea bellissima: di costruire un cappello gigante con fiori, erba, piante, alberi e terra. Le bambine, ritornate dalla passeggiata, iniziarono a costruire il cappello e dopo un mese ritornarono in cima alla vetta. Il cappello era bellissimo, pieno di colori e la montagna se ne innamorò; appena indossato tanti animali andarono a vivere su quella montagna e tutte le altre vicine erano invidiose perché tutti i turisti salivano su di lei per fare le foto; anche il sole si era innamorato di lei e quindi la montagna era illuminata tutto il giorno fino al tramonto. Perfino la luna era diventata la sua migliore amica e dal quel giorno la montagna d’estate, primavera e autunno indossava il cappello, e d’inverno si faceva coprire dalla neve in modo che era bella per tutto l’anno!

Emma, terza classificata

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Una gita in montagna

Era un caldo giorno di luglio e eravamo io ,degli amici e parenti; siamo partiti da Campolino, con l’intenzione di andare al lago Nero chiamato così non perchè è nero ma perché il riflesso delle rocce scure è nero. Il lago è di origine glaciale e circondato da monti appenninici tra cui l’Alpe delle Tre potenze.

Siamo partiti di mattina, abbiamo fatto molte soste fra la natura incantata di quel posto, dopo due ore siamo arrivati lassù esausti.

Io sono andata a raccogliere i mirtilli in mezzo al lago, ho anche notato che lì non ci sono pesci ma tritoni.

Mentre la mia famiglia era dentro il rifugio con bivacco sempre aperto, oltre a tritoni e mirtilli ho scoperto che ci sono anche le marmotte!

Poi ci siamo spostati su un tavolo all’aria aperta e abbiamo mangiato. Dopo abbiamo anche provato a camminare sul monte ripido, ma non ci sono riuscita: ero troppo piccola!

Dopo tante foto, divertimenti e risate siamo tornati in giù; siccome era caldo ci siamo fermati a fare il bagno nel fiume bello fresco, ci siamo asciugati e siamo andati a casa.

E’ stato un giorno che non scorderò mai!!!

Vittoria

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UNA GITA IN MONTAGNA

Un giorno d’estate, i miei genitori mi dissero che l’indomani saremmo andati a fare una gita in montagna con dei nostri amici.

Io, chiaramente, non fui tanto contento, anzi, non ero per nulla contento…..

Ci sarebbe stato da alzarsi presto…, da camminare parecchio…., forse era anche caldo ..…

La mattina della gita, mi svegliai di buonora, e avrei voluto tanto, ma tanto che piovesse, ma, ahimè, c’era un sole bellissimo, lucente e splendente. Mamma e babbo, tirarono giù dalla soffitta due grossi zaini, le scarpe da trekking, i bastoncini da montagna, “Uffa .. uffa .. uffa…” quei due erano proprio intenzionati a partire per davvero, andarono in cucina ed iniziarono a preparare tutta la roba da mangiare , da bere, frutta e chi più ne ha più ne metta.

Eravamo pronti per la nostra avventura, si prese la macchina e via… direzione Foresta del Teso.

Arrivati, zaini in spalla e si prese il sentiero in direzione “MACEGLIA”.

Mentre camminavo, ammiravo i molti alberi giganteschi pieni di foglie colorate, da un verdolino chiaro ad un bellissimo verde intenso lucente che si “scontrava” con l’azzurro del nostro bellissimo cielo di montagna, e l’aria che si respirava per me era come una fonte di energia e mi sembrava pura e leggera.

Forse era veramente bellissimo quello che avevo intorno, iniziai a diventare sempre più curioso, anche se ogni tanto sbuffavo ancora. Con il mio fratellino, si spiavano le tane e i buchini che gli animali avevano costruito in questa bellissima foresta, si videro poi dei funghi velenosi, fiori che non avevamo mai visto, ciuffi di peli. Il mio fratellino disse subito:

Guardate tutti! Questa è la barba di due folletti che si sono bisticciati” e una grossa risata spezzò il silenzio del bosco. Si continuò la nostra marcia tra cinguettii degli uccellini, fruscii degli animaletti, tra l’erba e scricchiolii dei bastoncini secchi sotto le nostra scarpe e, quando poi il cielo era vicinissimo, quasi mi sembrava di toccarlo con un dito ecco, finalmente arrivammo alla Maceglia.

La prima cosa che vidi fu un grosso monumento di pietra, dedicato ai caduti di guerra e poi tutto intorno stradelli …,speravo di essere arrivato…, ma niente, quei due, non erano ancora stanchi, mentre io brontolavo, loro, zitti zitti, ci fecero arrivare fin a Pian della Pozza.

Per… mica male !!! Si mangiò, ci si riposò un pochino e poi, visto che il cielo cominciava a farsi scuro i miei genitori, decisero di non rifare la stessa strada, ma di passare dal Rifugio del Montanaro.

All’improvviso, si scatenò un fortissimo temporale e noi correndo a “gambe levate” arrivammo al Rifugio del Montanaro! Si aspettò che la “tempesta” finisse e svelti svelti, ci si incamminò verso la Casetta de’ Pulledrari, dove si era lasciata la nostra macchina .

La giornata era finita e, anche se i miei piedini erano stanchi e le mie scarpe piene di mota, dovetti ammettere che era stata proprio una bellissima giornata ed ero veramente felice di averla vissuta!

Lorenzo A.

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LA MONTAGNA INCANTATA

Stanotte ho fatto un sogno molto particolare su una montagna che sembrava incantata: ora ve lo racconto.

Mi ritrovai lungo una strada ripida e piena di sassi di varie dimensioni, alcuni tanto grossi da doverli scalare. 

La salita era veramente dura, ma, con l’aiuto dell’attrezzatura che mi ero portato, riuscii a superarla senza grossi problemi e giunsi ai piedi di una montagna a forma di aquila. 

Guardai in alto e capii che scalarla sarebbe stata dura, ma ero deciso ad arrivare in cima e toccare il becco dell’aquila di pietra. 

Più volte rischiai di perdere la presa e cadere e pensai: “Ma chi me lo fa fare!” Poi mi ricordai che era stata una mia decisione quella di scalare questa strana montagna. 

Giunto finalmente in cima le toccai il becco e poi andai a riposarmi sul suo dorso.

Ed ecco che successe l’inimmaginabile! 

L’aquila di colpo prese vita e cominciò a volare. Fui meravigliato e allo stesso tempo spaventato, molto spaventato! 

L’aquila (che parlava) mi disse di stare tranquillo e io le risposi: “Come posso stare tranquillo di fronte a una cosa così straordinaria?” 

L’aquila mi rispose: “Voglio farti vedere dall’alto le cose più belle del mondo”. Ed io, aggrappandomi stretto alle sue penne, mi lasciai trasportare.

Attraversammo tutta l’Italia e capii quanto fosse bella, volammo sopra le piramidi e la sfinge di Giza, superammo l’Oceano Indiano e arrivammo sopra la Muraglia Cinese percorrendola tutta. 

Felice, ma stanco, chiesi all’aquila di riportarmi a casa. 

Giunti alla montagna scivolai dal suo dorso e, precipitando, mi ritrovai in cima alla strada piena di sassi. 

Mi chiesi come avrei fatto a scendere ma in quell’istante mi svegliai: era mamma che mi chiamava per andare a scuola!

 Lorenzo T.

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Cos’è per me la montagna

Alcuni trovano la montagna noiosa, difficile e stancante. In effetti ti stanca, ma a me piace un sacco. Amo tutti i fiori, i loro profumi, i colori e le grandezze diverse ; adoro l’acqua fresca e cristallina che sgorga dalle sorgenti.

Mi incantano i colori della foresta: verde chiaro e scuro, marrone, rosso, giallo e arancione, i colori del sole. Mi piacciono la luce che filtra tra gli alberi, leggera ma chiara chiara e l’erba verde e tenera con il suo buon profumo . Amo l’aria fresca e leggera.

In montagna è tutto così tranquillo e silenzioso che mi dà pace e quiete.

Il bosco ti può pure nutrire. Nella sua dispensa trovi asparago selvatico, porcini, galletti e tanti altri funghi, però la frutta è quella che mi piace di più, le more, le fragoline di bosco, i mirtilli e l’amore per i lamponi è indescrivibile.

In montagna ci sono sempre nuovi sentieri da scoprire che mi solleticano il senso dell’avventura.

Per me le montagne sono nuovi pianeti da scoprire.

Sofia

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LA MONTAGNA INCANTATA

Un giorno andai in montagna con le mie amiche Rachele e Nadia. Quando si arrivò in cima si sentirono delle vocine che dicevano: “Ragazzi, silenzio, ci sono delle persone! Nascondetevi!”. Noi cercammo di capire da dove provenissero quelle strane voci.

Così trovammo alcuni elfi e chiedemmo loro: “Volete venire con noi?”. Loro ci domandarono: “Sarà divertente?”. “Sì”, si rispose noi. Allora accettarono.

Andando avanti si trovò un rifugio, quando si entrò, si scoprì che era abbastanza strano perché al posto delle persone c’erano gli animali. Allora si uscì subito e per riposarci ci costruimmo un capanno molto spazioso, con un bel fuoco per riscaldarsi.

Il mattino seguente ci svegliammo e andammo avanti ma ci accorgemmo di esserci persi. Allora si cercò la strada giusta, però si trovarono i giganti, che catturarono Nadia e Rachele. I giganti misero Nadia dentro un panino e l’appoggiarono accanto al forno. Rachele, invece, stava per essere tritata. Io salii sulle sbarre dove tenevano i coltelli, ne presi uno e lo lanciai sulla schiena di un gigante che andò a sbattere contro una parete. Il coltello si conficcò nella schiena e il gigante morì. Noi cercammo di scappare, ma Rachele esclamò: “Manca Nadia!”.

Allora si tornò a prenderla. Meno male che era ancora viva! Quando si andò via, si sentì una vocina che diceva: “ Venite, venite qui.” Guardai con il binocolo, erano gli gnomi dei boschi che conoscevano un’uscita segreta. Seguimmo gli gnomi. Gli elfi erano morti catturati dai giganti. Noi eravamo molto dispiaciuti. Quando si arrivò all’uscita, mi arrampicai su un albero e vidi in lontananza il Montanaro: eravamo salvi!

Giovanni

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La montagna incantata

Tanto tempo fa, una montagna in mezzo al paese si illuminava e emetteva scintille. Un giorno, però, la montagna non si illuminò e neanche il giorno dopo. Tre bambini, però, volevano scoprire perché la montagna non si illuminava, allora si incamminarono verso la sua cima. Ma quando arrivarono a metà strada si scontrarono con un’aquila, uno stambecco e un lupo. I tre bambini, impauriti cercarono di scappare ma l’aquila li fermò e disse: ”Non abbiate paura, una volta eravamo come voi!” A quel punto i bambini chiesero:”Ma come avete fatto a diventare così?” Il lupo rispose: ”E’ stata tutta colpa dello stregone che è sulla cima di questa montagna!” Allora la montagna si illuminò di nero e, invece delle solite scintille fece delle fiammate e disse: ”Aiutatemi, lo stregone mi sta lanciando degli incantesimi addosso!”. Allora i bambini scalarono la montagna e videro uno stregone che, come aveva detto la montagna provava degli incantesimi su di lei. A quel punto i bambini si fecero coraggio e lo affrontarono. Arrivarono anche i tre animali ma era inutile, nessuno poteva battere uno stregone. Lo stregone disse: ”Non mi potete battere perché io ho dei poteri e voi no!” A quel punto la montagna esclamò:”E’ vero noi non avremo i tuoi poteri ma siamo amici, allora abbiamo il potere dell’amicizia!” Lo stregone si arrabbiò così tanto che lanciò un incantesimo sulla montagna ma, siccome era troppo arrabbiato, sbagliò formula. Allora la montagna diventò sempre più lucente e, dopo qualche minuto diventò un diamante a forma di cubo! A quel punto lo stregone non aveva niente da perdere e sfidò il lupo, l’aquila e lo stambecco. Loro tre erano grandi amici, unirono la loro amicizia per affrontare lo stregone. Dopo essere stato sconfitto da tre animali, lo stregone capì l’importanza degli amici e, siccome non aveva amici, i bambini gli chiesero se voleva essere un loro amico. Fece tornare gli animali come erano prima e lasciò stare la magia. Quando tornarono tutti a casa la montagna si illuminò dalla gioia e così tutti i giorni e tutte le notti guardavano fuori dalla finestra e vedevano la montagna che non era più una semplice montagna ma era diventata un diamante a forma di montagna!

Nadia

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UNA GITA IN MONTAGNA

Evviva! Oggi andiamo in gita con la scuola alla scoperta della Montagna Pistoiese.

Come ci ha spiegato il C.A.I serve: uno zaino medio, perché se è piccolo non entrerebbe niente, se invece è troppo grande sarebbe pesante da portarselo dietro. Come cibo sarebbe meglio portare frutta fresca o secca e molta acqua o tè dentro una borraccia. Riguardo ai vestiti: guanti leggeri e pesanti, un cambio, il giacchetto sia leggero che pesante, le scarpe alte, la crema solare, il burro di cacao e l’impermeabile. Serve pure il fischietto, perché se sei in gruppo e ti fai male puoi chiamare facilmente aiuto; per questo serve anche il kit medico da portare nello zaino.

Chi vuole, può portare la macchina fotografica per fare foto al paesaggio.

Se ti fermi a dormire, devi portare il sacco e pelo e il materassino.

Dopo aver fatto colazione, mi hanno portato a scuola e da lì siamo saliti sull’autobus che ci ha portati all’inizio del sentiero. Dopo aver camminato a lungo entriamo in un bosco dove vediamo un segnale rosso e bianco e ci spiegano che è un segnale che quelli del C.A.I hanno scelto perché, di notte si vede il bianco, mentre il rosso quando nevica, e si può trovare disegnato sugli alberi e sui sassi.

Questi segni servono quando ci si perde.

Sono le 19:30 e non abbiamo cenato perché ci siamo persi! Tutti i bambini vanno nel panico, allora il mio insegnante decide di chiamare il C.A.I così ci sarebbero venuti a soccorrere.

Dopo poco eccoli! Con l’elicottero, però notiamo subito che riparte e scende un signore che contentissimo si presenta e dice di chiamarsi Claudio. Ci avrebbe fatto da guida turistica fino al giorno successivo, quando saremmo ripartiti per tornare a casa, e ci avrebbe spiegato tutte le cose che non sappiamo. Adesso però, sono le 2:00 del mattino e quindi decidiamo di accamparci lì per passare la notte.

Alle 8:30 di mattina, tutti si svegliano per fare colazione: tirano fuori il porta cibo e si mangiano della frutta. Quindi ci rimettiamo in viaggio. Durante il tragitto incrociamo lo sguardo con un serpente! Claudio ci dice di stare calmi, ma il serpente si mette in posizione di attacco, allora Claudio decide di cambiare strada così che il serpente non ci attacchi. Il maestro però ricorda a Claudio che sono le 12:15 e che mancano pochi minuti prima che l’autobus ci venga a prendere. “Allora lo dovremmo spaventare!” esclama Claudio, e subito ha un’idea, di metterci a fare movimenti strani così si sarebbe spaventato! La cosa funziona! Però ci accorgiamo che mancano 5 minuti prima che l’autobus venga a prenderci. Iniziamo a correre più forte che mai e per fortuna arriviamo in tempo.

Manca però un cosa prima di salutarci: una foto ricordo tutti insieme!

Samanta

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LA MONTAGNA INCANTATA

Tanto tanto tempo fa su una montagna lontanissima,appena sorgeva il sole, si sentiva un gran frastuono e iniziavano a volare coriandoli e la casetta che lì si trovava si trasformava in una casa fatta di dolci, con intorno tutta l’aria colorata di rosa e con dolci e caramelle che volavano. Quella strana casetta era abitata da fate, gnomi ed elfi. Una mattina Giovanni, Rachele e Nadia si svegliarono e non videro tutta la luce, si preoccuparono e allora si misero lo zaino in spalla e partirono. I tre amici felici arrivarono al “Ponte degli incubi”allora Nadia disse:”Adesso dovrebbe arrivare il mago Gugu, il mago più terribile di tutti! Io ho paura!” Però Giovanni e Rachele la rassicurarono dicendole:”Stai tranquilla non ci sconfiggerà mai!”Nadia aveva ragione, ad un certo punto arrivò il mago Gugu che disse a gran voce: “Cosa volete voi?”Allora Giovanni si fece avanti e disse:”Noi, signor mago, vorremmo andare su quella montagna con quella casa magica”. Allora Gugu disse: ”C’è solo un modo per superare il ponte e il modo per superarlo è quello di risolvere questo indovinello: -Non ha bottone nè chiave nè cerniera eppure dentro c’è una dorata sfera- Secondo voi cos’è?” Allora Rachele, Nadia e Giovanni dissero in coro:”Signor mago è per caso “L’uovo”?Allora Gugu disse:”Mi dispiace ma… avete indovinato, potete attraversare il ponte!”I tre amici cammina,cammina cammina arrivarono alla casetta, bussarono e una piccola fata aprì. Nadia e Rachele dissero:”Ciao piccola che cosa succede? Perché la casa non si è accesa?” Allora la fatina disse:”Fate,gnomi ed elfi stanno litigando da ieri sera perché tutti vorrebbero accendere la casa!”Allora Giovanni disse:”Ma con cosa accendono la casa?” Allora la fatina rispose:”Loro accendono la casa con un telecomando con un pulsante rosso” A Giovanni, riflettendo per ore e confrontandosi anche con Nadia e Rachele, venne un’idea e disse: ”Che ne dite se insieme costruiamo tre telecomandi: per le fate quello che trasforma l’aria,per gli gnomi quello che trasforma la casa e per gli elfi quello che fa volare i dolci. Che ne dite?” Le tre ragazze dissero allora :”Sì, buona idea mettiamoci subito a lavoro!” I tre amici si misero a lavoro e dopo poche ore ebbero finito. Distribuirono subito i telecomandi e le fate,gli gnomi e gli elfi smisero di litigare e chiesero a Giovanni, Rachele e Nadia: ”Cari amici voi ci avete fatto accendere la casa noi,che cosa possiamo fare per voi?”I tre amici risposero:”Noi vorremmo un passaggio fino a casa!”Così Giovanni,Rachele e Nadia tornarono a casa dai loro genitori a cavallo di nuvole a forma di unicorno alato e vissero tutti felici e contenti.

Rachele

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                                UNA GITA IN MONTAGNA           

Una domenica di primavera, i miei genitori e i miei zii avevano organizzato una gita in montagna con i miei cugini, siamo partiti con i nostri zaini stracolmi di mangiare e bere per fare un bel pic nic.

Camminando su per il bosco la salita si faceva sempre più ripida e noi eravamo sempre più stanchi ma poi ad un certo punto si vide un bel campo, tutti felici  di essere arrivati ci sdraiammo sull’erba.

I nostri genitori iniziarono a scaricare gli zaini, io e i miei cugini andammo in perlustrazione. Io speravo di incontrare un piccolo cervo che mi portasse sulla schiena, camminai tanto ma non riuscivo a trovare niente.
Ad un certo punto mi sentii seguita mi girai e vidi il piccolo cervo che tanto cercavo. Lui era molto diffidente ma io con pazienza, piano piano, riuscii ad avvicinarmi; lo accarezzai, ci parlai e lui si fidò di me. Sembrava che mi capisse. Gli chiesi se mi faceva salire sulla sua schiena, lui si inginocchiò ed io salii.

Mi portò a vedere la sua tana che era dentro ad una grotta molto buia e fredda io avevo un po’ paura ma lui mi stava sempre vicino. Prima di riportarmi dai miei genitori andammo in cima al monte per farmi vedere il bellissimo panorama.

Sembrava di toccare le nuvole!

Poi ci incamminammo verso il campo dove c’erano i miei genitori molto preoccupati che mi avevano data per persa, poco prima di arrivare da loro mi scese, io lo accarezzai e lo abbracciai forte forte perchè sentivo che non l’avrei più rivisto.

Giulia

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La montagna incantata

C’era una volta a Gavinana, un piccolo paesino in montagna, un ragazzo di nome Fabiano che possedeva una spada magica chiamata DROPOX. Un giorno mentre camminava nel bosco incontrò un nano robot che gli disse:” Dammi quella spada ed io ti darò 3 petali di questo fiore magico.” Il ragazzo chiese allora :” Ma che petali sono, a cosa servono?” E il nano rispose:” Quando esprimerai un desiderio e fisserai un petalo, esso sparirà e il tuo desiderio sarà esaudito!” ” Va bene” disse Fabiano, prendendo i petali e consegnando la spada.

Tutto contento se ne andò verso casa e per la via espresse il primo desiderio… desiderò che i suoi giocattoli diventassero veri… e così fu! Dopo qualche giorno decise di andare ad esplorare di nuovo il bosco in sella ad uno dei suoi giocattoli animati, mentre andava incontrò un gigante incantato che gli disse:” Fermati, qui non puoi passare!” ” Perché?” chiese il ragazzo. “Perché io sono il cattivo gigante incantato e voglio sconfiggerti!” Così Fabiano prese dalla tasca un petalo ed espresse il desiderio di far scomparire il gigante per sempre… riuscì così a continuare per la sua strada.

Galoppa, galoppa arrivò in un punto talmente fitto di sterpaglie, da non vederci più. Decise allora di tornare indietro, ma era troppo tardi, il sole stava calando e tutte le frasche intorno a loro si stavano infittendo sempre di più. Dovette dormire nel bosco e la mattina appena sveglio vide che intorno a loro era tutto pulito, ripresero così la strada per tornare a casa. Ma arrivati ad un certo punto ritrovò il nano robot che con la sua spada, stava tagliando un albero, Fabiano gli urlò:” Fermati così la romperai!” Ma il nano continuò, glielo ripeté per altre 4 volte, ma il nano continuava, allora prese l’ultimo petalo e desiderò di far scomparire il nano e riavere così la sua spada… tutto si esaudì ma non aveva più petali.

Durante l’ultimo tragitto per rincasare, si dovette scontrare con un mostro a sei teste, dall’aspetto inquietante… per fortuna aveva la sua DROPOX, che durante il combattimento si conficcò dentro una roccia, il mostro allora lo afferrò stringendolo con un braccio intorno alla pancia ma con un movimento fulmineo Fabiano afferrò la spada e tagliò alla base il grande collo del mostro… finalmente lo aveva sconfitto!

Tornò a casa e raccontando al padre cosa aveva affrontato, seppe che quel mostro terrorizzava da tempo Gavinana e non era mai stato ucciso. Fu così che da quel giorno il ragazzo fu ricordato come Fabiano il Grande.

Fabio

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UNA GITA IN MONTAGNA

Quasi tutti gli anni io, la mia famiglia e dei nostri amici, a fine estate, andiamo a fare una gita al rifugio del Montanaro.

Lo scorso anno ci siamo divertiti molto perchè abbiamo dormito dentro il rifugio.

Siamo partiti un sabato mattina da Maresca per Pratorsi dove abbiamo lasciato le macchine, da qui ci siamo incamminati verso la nostra prima tappa: la Maceglia dove si trova un monumento ai caduti durante la guerra.

Qua ci siamo seduti e riposati prima di riprendere il cammino.

Siamo poi ripartiti per il Montanaro fermandoci a Pian dell’Orso.

Finalmente arrivati al rifugio abbiamo sistemato tutte le nostre cose nelle due camere con i letti a castello che si trovano al piano di sopra; io scelsi di dormire nel letto di sopra …. quello da cui ero cascato l’anno prima!

Dopo pranzo siamo andati a raccogliere mirtilli, legna secca per accendere il fuoco e per il resto del tempo ci siamo divertiti a giocare nel bosco.

La sera i babbi hanno acceso il fuoco per cucinare bistecche, salsicce, wurstel e rosticciane e io li ho aiutati tutto il tempo.

Dopo cena siamo andati tutti alla Pedata del Diavolo per vedere Pistoia illuminata e le stelle cadenti, anche se io non ne ho viste punte!

Poi tutti a letto.

La mattina, dopo una bella colazione, i genitori hanno deciso di andare a fare una camminata; quindi siamo partiti dal rifugio e passando dalla Pedata siamo arrivati alla fonte dell’Uccelliera dove tutti hanno riempito le proprie borracce.

Poi dopo una bella salita siamo arrivati in cima al monte Gennaio dove abbiamo tutti scritto il nostro nome su un quaderno che si trova in una scatola di latta.

Siamo poi tornati al Montanaro dove abbiamo pranzato magiando la pasta con i funghi, porcini e galletti, trovati dalla mia mamma e con i mirtilli raccolti da noi bambini.

Dopo pranzo era arrivato il momento di tornare a casa, quindi abbiamo ripulito tutto e siamo ripartiti verso casa.

Spero che anche quest’anno possiamo tornarci perchè tutte le volte mi diverto molto!

Dario

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La montagna incantata

C’era una bambina di nome Greta che era molto appassionata di montagna.

Un giorno d’estate la bambina decise di andarci insieme a tutta la sua famiglia, zii e nonni compresi, per passare bei momenti insieme.

Greta era molto felice di andare in montagna perchè nella grande PISTOIA-TOWN non aveva amici nè maschi nè femmine.

La bambina aveva un rapporto unico con la montagna, perchè mettendo una mano a terra poteva sentire il pensiero degli animali, il rumore delle foglie, i vermiciattoli scavare nella terra e persino gli uccellini che mangiavano il cibo della mamma. Insomma lei e la montagna erano una cosa sola.

Un giorno decise di andarlo a dire alla sua famiglia ma loro, pensando che fosse matta, la rinchiusero in un collegio a PISTOIA-TOWN che era molto lontana dalla montagna.

Stette in quel collegio un anno intero, ma poi, stanca di essere creduta pazza, andò nel giardino del collegio mise la mano a terra e chiamò la montagna.

Essa le rispose mandandole tre daini che di corsa vennero a prenderla.

Raggiunto il pezzo più alto della montagna avvenne una cosa strana: le spuntarono la coda, le orecchie, il pelo e i denti, era un lupo!

Ma non un semplice lupo, era il “CAPO BRANCO” della montagna incantata

Amelia

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La montagna incantata

Tanto tempo fa uno gnomo di nome Junior, che aveva 155 anni e viveva fra le radici di un vecchio faggio, era a fare una camminata sul monte Gennaio in cerca di funghi.

La mattina Junior si era preparato la cesta dove avrebbe posato i funghi raccolti e una buona merenda da gustare nel bosco.

Il cielo non prometteva niente di buono: c’erano nuvole minacciose di pioggia e si stava alzando un forte vento, ma ormai la decisione era presa, lo gnomo sarebbe partito comunque.

Alle 10,00 di mattina Junior si incamminò sul sentiero che l’avrebbe portato sulla vetta del monte Gennaio; ad un certo punto trovò un bivio e decise di prendere la strada di sinistra, ma non fu una buona scelta perché dopo pochi passi cadde in un’enorme buca nascosta dal fogliame.

Lo gnomo non si perse d’animo perché, da buon camminatore e conoscitore della montagna, portava sempre con se uno zaino di attrezzi utili per ogni evenienza : una corda, un piccone, un coltello…

S’accorse che la corda non sarebbe servita perché era troppo corta, allora prese il piccone e si mise ai piedi i ramponi e così bardato iniziò a salire le pareti scivolose di fango della buca.

Era stremato e stava per ricadere in fondo quando si sentì afferrare per

un braccio e tirare fuori con forza.

Lo stupore fu tanto quando si accorse che ad aiutarlo era stato un vecchio faggio, il primo istinto fu quello di scappare lontano ma il possente albero lo prese con la sua mano gigante e gli chiese: “E tu chi sei piccola creatura ?”.

“ Io sono Junior” – disse lo gnomo spaventato – “e sono alla ricerca di funghi per la zuppa di stasera, puoi lasciarmi andare che vado di fretta?” – continuò tutto tremante.

Il faggio lo guardò divertito, trovava quello gnomo proprio simpatico e divertente, ma in quel momento aveva bisogno di aiuto e quel piccoletto gli avrebbe proprio fatto comodo e così gli disse: “Ti farò scendere e ti lascerò in pace ma prima ti faccio una proposta: ho bisogno del tuo aiuto per liberare i miei amici dalle grinfie di un malvagio stregone, in cambio ti prometto di portarti nel paradiso dei funghi, un posto sconosciuto da tutti.”

“Voglio saperne di più e poi deciderò” rispose lo gnomo e il faggio allora lo posò a terra, sperando che non scappasse a gambe levate. Ma lo gnomo non scappò, sedette su un sasso e invitò l’albero a raccontare.

Il faggio gli disse che un giorno uno stregone si era presentato al loro villaggio e con false promesse aveva convinto i più giovani a seguirlo.

Lo stregone aveva promesso loro di portarli in un posto magnifico dove il tempo era sempre bello, ma non mancava mai l’acqua, dove non era mai freddo e loro non avrebbero mai perso le foglie.

Ma lo stregone invece voleva privare la montagna dei suoi alberi, facendola diventare un posto arido e inospitale, così gli animali se ne sarebbero andati e lui ci avrebbe costruito una grande città per gli uomini.

I faggi più anziani, con più esperienza e più furbizia, non si erano mai fidati delle parole dello stregone, ma non erano riusciti a convincere i più giovani della sua falsità perché loro erano troppo attirati da nuove avventure.

Lo stregone aveva, con un incantesimo, rimpicciolito gli alberi e poi aveva rinchiuso i poveretti in una grotta buia, ma per fortuna umida e questo aveva permesso loro di sopravvivere.

I vecchi faggi rimasti avevano tentato di entrare nella grotta, quando lo stregone era partito per il viaggio, ma l’entrata era troppo piccola per loro e quindi avevano rinunciato nell’intento.

Per questo sarebbe stato utile l’aiuto dello gnomo che così piccolo sarebbe entrato facilmente nella grotta.

Lo gnomo Junior disse: ”Amico Faggio, certo che ti aiuterò! La montagna e il bosco sono la mia casa, il mio mondo e non me lo farò certo distruggere da uno stregone prepotente! Portami a questa grotta e vedremo come fare.”

L’albero lo prese fra i suoi rami e si incamminò velocemente verso la vetta del monte Gennaio.

Arrivati all’entrata della grotta lo gnomo entrò senza problemi, si fece luce con la sua torcia perché la dentro c’era molto buio e cominciò ad urlare: ”C’è nessuno qui, dove siete fatevi sentire!” e intanto avanzava deciso all’interno della grotta, fino a che non sentì un debole richiamo: ”Siamo qui!Siamo qui!”.

Finalmente riuscì a vederli quando alzò la testa verso l’alto: erano migliaia di piccole piantine dentro un’enorme rete appesa al soffitto.

“Ecco, ora come faccio a staccare la rete di lassù?” – pensò fra se disperato – ”Qui ci voleva il grande amico faggio…” poi gli venne in mente che aveva nel suo zaino l’attrezzatura per l’arrampicata: corde, chiodi, imbracatura …

Con coraggio iniziò la salita sulla scivolosa roccia e in poco tempo raggiunse il gancio dove era appesa la rete e urlò alle piccole querce: ”Tenetevi forte che ora taglio la corda!” e zac! Le piantine caddero a terra , per fortuna le loro belle foglie fecero in modo che la caduta non fosse molto dolorosa.

Appena lo gnomo fu a terra tutte corsero verso di lui per ringraziarlo : ”Grazie piccolo gnomo per averci liberato, che sciocchi che siamo stati a credere a quel bugiardo stregone!” e così finalmente liberi si incamminarono verso l’uscita.

Appena fuori ebbero una brutta sorpresa: lo stregone era tornato e con un incantesimo aveva ghiacciato tutti i vecchi faggi, che nel frattempo erano arrivati alla grotta per accogliere ed aiutare le piccole piantine.

Junior e i piccoli faggi provarono a fermare lo stregone, che nel frattempo aveva chiamato altri stregoni in aiuto, ma non riuscirono nell’intento perché gli stregoni erano troppo forti: i faggi dicevano: ”Non ce la faremo mai, siamo troppo piccoli per sconfiggerli!”.

Ma avvenne il miracolo: il cielo che fino ad allora era ricoperto di nuvole si aprì e i raggi del sole inondarono il bosco.

Appena le piccole piante furono raggiunte dalla luce del sole ritornarono grandi e possenti, per gli stregoni non ci fu scampo: furono spazzati via dalla forza dei giovani faggi.

Quando gli stregoni furono lontani, i vecchi faggi ripresero la vita e tutti festeggiarono la vittoria con canti e balli, che durarono fino alla mattina dopo.

Il Faggio allora portò come promesso lo gnomo nel paradiso dei funghi, un posto bellissimo e nascosto dove Junior riempì la sua cesta fino all’orlo, poi salutò il nuovo amico di avventure e si incamminò verso casa.

Appena arrivò alle porte del villaggio Junior vide tutti i suoi amici andargli incontro, erano preoccupati di sapere come stava e anche per chiedergli cosa era successo, visto che mancava da due giorni!

Junior con un sorriso rispose: ”Niente di speciale, sono solo andato a cercar funghi, ma mi ero promesso che sarei tornato con la cesta piena per fare una bella zuppa per tutti noi! E ora che ce l’abbiamo sono contento! Andiamo a festeggiare”.

Filippo S

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La Montagna incantata

Una sera durante le feste di Natale, ormai ottantenne, ero seduto vicino al caminetto circondato dai miei tre nipotini che volevano che gli raccontassi una storia; così mi venne in mente una cosa che mi era capitata quando ero bambino….

Tanto tempo fa, nella Foreste del Teso, venne un terremoto che scatenò un gran disastro. Dopo tre giorni, come se non fosse successo niente, sulla Foresta si sentirono raccontare storie, come per esempio che erano state trovate strane impronte che non appartenevano nè ad animali e nemmeno ad uomini.

Un giorno, io e altri quattro amici incuriositi dai racconti, andammo a vedere e trovammo una piccola casetta costruita vicino al grande albero chiamato “IL FAGGIONE” .

Essendo noi troppo alti, non riuscimmo ad entrare. Così decidemmo di nasconderci tra i cespugli. Quando calò la notte tre di noi si addormentarono mentre io e il mio amico Niccolò restammo svegli. A un certo punto vedemmo una piccola creatura entrare nella casetta. Svegliammo gli altri amici e gli raccontammo ciò che avevamo visto. I tre amici impauriti corsero a casa, mentre io e Niccolò decidemmo di rimanere ad osservare il comportamento del piccolo essere.

Quando uscì, io ed il mio amico, gli saltammo addosso, ma lui scomparve nel nulla. Non ci arrendemmo e rimanemmo a dormire nella Foresta vicino alla casetta, aspettando che quell’essere si facesse vivo.

La mattina successiva ci svegliammo ritrovandoci all’interno della casetta circondati da gnomi e piccoli orchi.

Spaventati credemmo di essere stati catturati per poi essere mangiati. Invece i piccoli esseri magici volevano solo fare amicizia. Da quel giorno si racconta che la Foresta del Teso sia abitata da strani esseri magici.

Finito il mio racconto, mi accorsi che i miei nipotini si erano oramai addormentati; a quel punto mi rilassai anche io, ripensando a quei momenti di gioventù passati insieme ai miei amici, diventati anche loro nonni

Samuele

imageI licheni, che abbiamo studiato, indicano che l’aria è pulitissima!

UNA GITA IN MONTAGNA

In una grande città un ragazzo di nome Jim prima di diventare maggiorenne decise di andare in montagna perché, essendo un po’ maldestro, nessuno lì conosceva la sua reputazione. Prese questa decisione anche perchè andava pazzo per la farina dolce di castagne.

Jim era sguaiato, distratto, deboluccio, ma molto furbo e intelligente.

Preparò lo zaino con il necessario e oltre, prese l’autobus e partì per Maresca. Mentre andava a sedersi, gli cascarono le cimici in piccionaia e nel corridoio così quando salirono altre persone si bucarono i piedi e l’autobus si infestò di urla di dolore dei poveri passeggeri.

Arrivato in paese Jim uscì dall’autobus rosso come un peperone perché, quando i passeggeri si accorsero che le cimici le aveva perse lui, lo pestarono come l’uva. Pure l’autista si unì a questo rituale di vendetta sul povero Jim. Giunto in paese aprì la sua bottiglia di acqua, cadde in terra, scivolò nel porcile e si conciò come un maiale a merenda. Per fortuna facevano il bagno ai maiali e lavarono il povero ragazzo assieme ai suini. Jim era pulito ma bagnato come un pulcino!

Cammina, cammina arrivò in un podere e, siccome aveva gli occhi pieni di sapone, tastò una cosa morbida e bianca. Pensando fosse un asciugamano si asciugò, ma dopo si accorse che era il sedere di una pecora. La scenetta fu vista da una giovane pastorella. Si presentarono e fecero amicizia. La ragazza si chiamava Giorgina. Lo accolse nella sua casa, gli dette dei vestiti asciutti e preparò i necci con la farina dolce che piacevano tanto al ragazzo. Jim le raccontò la sua storia e la ragazza si commosse ascoltando le disavventure del poveretto. Decise allora di tenerlo con sè per insegnargli a vivere in natura, ad amarla e rispettarla.

Si diressero verso il Rifugio del Montanaro e appena arrivati alla sbarra della casetta Puledrari, Jim chiese a Giorgina: «Dove prendiamo la “Freccia Rossa”?». «Eccola lì» disse lei indicando i loro piedi. Iniziarono a camminare e dopo poco videro una serpe. Lui cercò di “agguantarla” con le mani, ma Giorgina urlò: «Fermo è una vipera!», Jim disse: «Aiuto, non è un giocattolo!» Giorgina la bloccò con il bastone evitando che Jim fosse “pinzato”. Arrivati al rifugio il ragazzo chiese ai presenti: «Dov’è la televisione che voglio vedere la partita?». Giorgina disse che era nel focolare; Jim cercandola troppo vicino al fuoco, si bruciò urlando come un matto. Un presente sorridendo disse: «Hanno fatto goal!». Prepararono da mangiare e Jim, dopo essersi dato al vino, prima di andare a letto, si lavò i denti con la schiuma da barba e si fece la barba con il dentifricio poichè era “briaco” come un tegolo. La mattina dopo si alzò con un gran mal di testa e capì che il vino doveva essere bevuto con moderazione. Giorgina gli insegnò ad accendere il fuoco con la legna e fecero colazione con pane e formaggio. Jim imparava a rispettare il bosco e la natura.

Andarono a fare la legna e a cercare i funghi. Imparò a distinguere quelli buoni da quelli velenosi, (specialmente quelli rossi con i puntini bianchi che sono mortali ). La sera Jim fece da mangiare, ma non venne molto buono così cercarono di non vomitare tutto. Piano, piano imparò anche a cucinare le buone cose che può offrire la montagna senza comprarle alla Coop. Un giorno arrivarono al rifugio delle persone dalla città che volevano comprare un gelato e Jim disse loro che non ne avevano perchè non erano al bar ma in alta montagna, se volevano avrebbero potuto mangiare dei necci e fare una partita a carte.

Nel tempo Jim è diventato un socio del CAI e anche un membro sempre attivo del rifugio. Adesso insegna ai cittadini come possono vivere bene in montagna.

Andrea

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Una gita in montagna                                                                                                                                                                                                                                                                In un giorno di sole Marco e Luca furono informati che ci sarebbe stata una gita in montagna.

L’indomani si presentarono al punto di partenza e saliti in autobus si unirono al gruppo.

Lasciato il bus s’incamminarono verso il rifugio, il punto più alto e la meta della gita.

La primavera stava sbocciando, tante margherite e piccole 

viole tappezzavano il tragitto, alberi altissimi, pini, castagni e bellissime foglie di felci, sembrava che la natura 

desse al gruppo il benvenuto.

Camminando, arrivati stanchi ma soddisfatti, dopo aver anche visto scoiattoli rincorrersi giocando, finalmente raggiunsero la loro meta e mai come in quel momento si resero conto di 

quanto il silenzio (senza cellulare e tecnologie varie) ed i colori della natura fossero così belli.

Trascorsa la giornata anche fin troppo in fretta, rientrati a casa, Marco e Luca riparlarono più volte della montagna 

ripromettendosi di ripartire al più presto all’avventura.

Jonathan

image I muschi

Cos’è per me la montagna.

 La montagna, bella domanda.

La montagna per me è un territorio che può essere diverso di posto in posto, può avere forme diverse e colori vari.

La mia mamma mi racconta che un tempo era tutto differente c’erano più popolazione, più turisti, più ragazzi, insomma la montagna era più ricca di negozi e gente! Ora invece i negozi diminuiscono e le persone, specialmente i ragazzi,  vanno verso la città perché non c’è lavoro.

Io invece lo sai come la vorrei? Com’era un tempo: PIENA DI VITA! Così farei amicizie nuove. Però questo non può accadere perché ormai la montagna è “morta!”

Anche se è così, ci sono talmente affezionata che quando vado giù dai miei nonni che stanno nel Lazio mi viene sempre un po’ di malinconia, laggiù ci sono le montagne ma sono completamente diverse. Questa è la mia montagna. Anche se da grande voglio andare via da qui. Ma metà del mio cuore rimarrà per sempre su questi bellissimi monti!

Forse mi piacciono così tanto anche perché un po’ me li ha tramandati mio nonno e me li ha fatti conoscere.

Vorrei solo dire una cosa e ne approfitto in questo tema, forse se ci impegnassimo la montagna potrebbe rivivere come quando era piccina la mia mamma. Ecco solo questo volevo dire.

Ginevra

imageAlla Casetta de’ Pulledrari abbiamo studiato il percorso che avremmo fatto

Una gita in montagna

Oggi sono giunta a scuola, finalmente è arrivato il giorno che aspettavamo da tanto: LA GITA IN MONTAGNA con il CAI.

A scuola c’erano quattro persone del  CAI e due maestri. I maestri hanno fatto   l’ appello  e non mancava nessuno, poi abbiamo controllato lo zaino se ci fosse tutto e se avevamo messo le cose meno importanti in basso e le cose più importanti in alto.

E’ arrivato l’ autobus, noi siamo saliti ed è partito.

Arrivato alla Doganaccia, ci siamo sistemati e siamo partiti.

Durante il percorso ci si raccontava le cose che dovevamo fare quando si arrivava al  Lago Scaffaiolo.

Ecco le regole, primo: si deve montare le tende e ci aiutiamo a vicenda; secondo: dobbiamo sistemare le cose dentro alla tenda come: sacco a pelo, materassino ecc…; terzo: le cose che ci servono le teniamo nello zaino le altre in tenda, per alleggerirci lo zaino.

Durante la camminata un bambino ha preso il suo telefono e ha iniziato a giocarci, ovviamente non vedendo dove metteva i piedi è scivolato su un sasso, ma per fortuna la maestra è riuscita ad afferrarlo e poi uno del CAI lo ha tirato su.

 Ci siamo fermati e i 4 del CAI ci hanno detto: “Scusate ragazzi, siamo a fare una gita in montagna e allora godiamoci i nostri monti!”.

Noi abbiamo risposto: “Avete ragione!”

Siamo ripartiti e abbiamo visto tutti i segni rossi e bianchi. Uno del CAI ci ha chiesto: “Perché ci sono questi segni secondo voi?” Noi abbiamo risposto: “Perché indicano quanto c’è da un posto a un altro! In questo caso quanto manca ad arrivare al Lago Scaffaiolo”

Uno del CAI ci ha chiesto ancora: “Ma perché vengono usati proprio il rosso e il bianco ?”

Tutti in coro abbiamo risposto perché il bianco si vede la notte e il rosso nella nebbia e nella neve. Gli accompagnatori del CAI ci hanno fatto i complimenti dicendoci: “Bravi sapete proprio tutto!”

Arrivati al Lago Scaffaiolo, per prima cosa, abbiamo montato le tende e come da accordi abbiamo tolto le cose dallo zaino meno importanti, così lo zaino è diventato più leggero.

Allora ci siamo messi in cerchio e ci siamo presentati dicendo i nostri nomi, hanno iniziato i  quattro del CAI Marco,Gabriele,Daniele e Maurizio, poi noi che ci eravamo già conosciuti.

Marco e  gli altri non hanno tolto nulla dallo zaino perché sono gli accompagnatori e quindi in caso di problemi devono avere il necessario.

Abbiamo mangiato siamo andati a camminare.

Abbiamo visto cose stupende della nostra montagna, fiori di ogni colori, farfalle e tanto altro.

Poi è arrivato il buio….. ci siamo riuniti intorno alle tende a chiacchierare sgranocchiando cose da mangiare.

Quando è cominciato a fare tardi ci siamo messi nelle tende. Abbiamo sentito gli ululati dei lupi e i cinghiali ma noi ci siamo addormentati lo stesso perché sappiamo che non disturbandoli non ci fanno niente.

Al mattino la luce è entrata nelle tende e una volta risistemato tutto negli zaini ci siamo incamminati per tornare alla Doganaccia.

Una volta arrivati, ci siamo salutati e abbiamo ripreso l’autobus.

Nel tragitto del ritorno ero impaziente di tornare a casa per raccontare questa bella avventura ai miei genitori ma soprattutto a dei nostri amici di San Marino che amano molto la nostra montagna

Chiara M

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Il percorso che seguiamo è il 33

La montagna incantata

Un giorno Martina era insieme alle sue amiche: Maddalena e Ginevra, giravano per Maresca quando trovarono una mappa che conduceva ad un tesoro.

Fin da piccole volevano aprire un negozio per  animali , allora ,iniziarono a cercare questo tesoro che le avrebbe aiutate a iniziare la carriera.

Martina lesse la mappa dove c’era scritto:” Al centro del libro l’indovinello risolverete e il prossimo indizio troverete” allora Maddalena disse:” Voi ci avete capito qualcosa? Io no!”

Ginevra che stava ancora pensando disse:” Ma certo! Il libro di cui parla il foglietto è il Libro Aperto!” “Ma come ci arriviamo là?!”osservò Martina” Potremmo affittare un elicottero!”.

Alle 15:30 erano pronte, con gli zaini ben preparati, a partire con l’elicottero.

Atterrarono  sulla parte sinistra del monte e arrivarono in fondo ,con gli sci perché c’era  ancora neve, in meno di 10 minuti

Lì fecero uno spuntino, dopotutto erano le 16:00; mangiarono una mela a testa e bevvero dell’acqua.

Qualche metro dopo trovarono un folletto con la barba lunghissima che gli faceva da tunica, appena gli passarono davanti Ginevra lesse: ”Guarda il mio mento, dammi un momento! Mi sveglio, lento 1… 2… 3… ECCOMI!” appena finita la frase il folletto si svegliò, ringiovanì e disse: “Ciao! Io sono Tino il folletto!  Voi chi siete?” Martina disse :”Io sono Martina loro sono Ginevra e Maddalena” “Immagino vogliate il prossimo indizio!” disse Tino” Ma prima vi faccio un bell’indovinello!!! Allora… com’era…. Ah!… Bene!…Quale parola fa rima con Tino?” incominciarono a pensare “Gino!” disse una ”Mino!” l’altra ”Lino!” l’ultima “E’ un albero …” continuò Tino “Pino! La parola è pino!” disse Ginevra.

Bene! Questa è difficile…unite le parole del mio disegno” e disegnò una croce, un’arca e un ”na”, Martina lo ricopiò. Erano le 19:20, il folletto era scomparso; accesero il fuoco e piazzarono le tende.

La mattina Maddalena risolse il rebus e disse :”Dobbiamo andare alla croce arcana!” alle 9:00 partirono. Dopo un paio d’ore arrivarono e si sedettero su un grande sasso ma dopo poco cascarono giù per un tunnel. Là sotto trovarono un troll che dormiva, si svegliò e disse: ”Chi c’è?!” e si riaddormentò  notarono che sulla sua pancia aveva l’indizio per la meta successiva. C’erano disegnati un lago, uno scaffale,  -le   +iolo . Lo segnarono e si risalirono su, poi mangiarono un  toast.

 Martina  risolse l’indovinello e disse:” Lago Scaffaiolo, è questa la nostra meta!” era l’13:00.

Dopo  un’ora di viaggio arrivarono al Lago, si misero i costumi e fecero un bagno. Uscirono e videro tre sirene che si presentarono :” Ciao! Io sono Acquamarin, il  mio potere è l’acqua!” lei aveva coda, costume e capelli sul celeste “Io sono Silvia e ho il potere del fuoco “lei aveva coda costume e capelli sul rosso “Io sono Sara, il mio potere è quello della terra” lei aveva coda costume e capelli sul verde. “Noi siamo Martina,  Ginevra e Maddalena!” disse Martina. Le sirene iniziarono a cantare: ”Su, giù, di qua e di là una fata nel percorso incontreran e dal diavolo andran!”. Le ragazze si fermarono un po’ a pensare e a mangiare. Erano le 16:00 quando Ginevra disse: “Andiamo alla Pedata del Diavolo” ma le sirene dissero ”No! Non subito! Tenete scorte d’acqua e di cibo fresche!”. “Grazie!” risposero le tre ragazze.

Verso le 18:30 erano sul monte Gennaio, montarono le tende, accesero il fuoco e cucinarono le verdure date dalle sirene. Prima di dormire trovarono Naturina, la fata della natura. Partirono per la Pedata del Diavolo alle 9:30. Dopo due ore e mezzo di camminata trovarono altre due fate: Laura, la fata che parla con gli animale e Fiorella, la fata dei fiori. Da loro ricevettero dei poteri: Martina quelli del fuoco; Ginevra quelli della natura; Maddalena quelli dell’acqua. Ognuna ebbe anche dei vestiti e ali dello stesso colore del potere. Mangiarono e trovarono il Diavolo che disse “ L’ultima sfida sarà quella di rispondere ad una domanda a testa. Maddalena: è quello che io non ho. Martina: esistono bufere di neve e di?. Ginevra: è l’unione del giallo e del rosso”. Le risposte furono: l’amore; di sabbia; l’arancione.

Il Diavolo diventò un forziere d’oro con cui le tre amiche aprirono il loro negozio per animali.

Chiara DS

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Cos’è per me la montagna

La montagna è un luogo molto bello ma, nello stesso tempo, anche molto
pericoloso. E’ molto pericolosa perchè ci possono essere le frane, le
valanghe, animali pericolosi come i lupi e ci si può anche perdere.
Le frane possono accadere quando piove troppo, le valanghe quando la neve
si stacca e travolge tutto quello che trova.
Ora ci sono più lupi che cinghiali e secondo me non è una cosa tanto
positiva perchè i lupi sono più pericolosi.
In montagna si può perdere l’orientamento, si può sperare di trovare uno
stradello o un sentiero, io penso che la cosa migliore da fare sia camminare in discesa.
Gli uomini del soccorso alpino ci danno consigli utili per andare in
montagna, come portare l’acqua, un fischietto, un cappello, la crema
solare, la crema per gli insetti, qualcosa da mangiare, scarpe buone e
vestiti adatti.
Bisogna stare attenti ai temporali, non stare sotto gli alberi alti
perchè i fulmini ci possono colpire e se possibile bisogna rifugiarsi da
qualche parte.
Per me la montagna è un luogo bellissimo perchè ci sono tante cose da
scoprire, si possono trovare minerali come i quarzi, vedere animali
interessanti, come la volpe, i cervi, gli scoiattoli e insetti strani.
In montagna c’è anche tranquillità e silenzio e questo mi piace perchè
ci sono dei momenti che la confusione non la sopporto.

Alessio C

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La montagna incantata

Quella mattina, entrando nel bosco, su di me si posò lievemente una farfalla.
Come una fata lasciò una scia magica e luminosa che passo passo mi indicò il sentiero e mi portò fino al Rifugio del Montanaro. All’arrivo ormai la consideravo un’amica.
Al rifugio trovai i miei amici Filippo, Lorenzo e Sofia.

Giocammo fino a non poterne più e prima di andare a dormire nei nostri sacchi a pelo lanciammo una lanterna con i nostri desideri.
La mattina dopo i nostri desideri si avverarono: Filippo aveva chiesto la colazione per tutti, Lorenzo, beh, uguale a Filippo, io e Sofia invece avevamo pensato a un equipaggiamento da montagna della Salewa.
Tutto a un tratto ci accorgemmo che era il 3 luglio, il giorno della Festa del Montanaro!

Ci mettemmo al lavoro per aiutare nei preparativi e come ogni anno la festa fu un successone.
Ripartimmo che era quasi buio e appena entrati nel bosco ad aspettarci c’era di nuovo la farfalla, e stavolta la sua scia luminosa ci guidò fino a casa.

Ora vive sopra al mio zaino e aspetta la prossima gita.

Ho proprio trovato un’amica!

Agata

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Cos’è per me la montagna

Sono nata in un piccolo paese della montagna pistoiese che conta sì e no quattrocento abitanti, si chiama Tafoni e si trova nel comune di San Marcello pistoiese.

Tra paesani ci conosciamo tutti e ci vogliamo bene, soprattutto noi ragazzi giochiamo e condividiamo tante cose insieme.

A differenza di quanto accade in città, da noi salutiamo sempre gentilmente quando incontriamo persone per strada, anche se non le conosciamo e, nei limiti del possibile, ci aiutiamo gli uni con gli altri nei momenti di difficoltà.

I miei nonni mi parlano spesso delle tradizioni dei posti in cui viviamo, mi raccontano di quando erano piccoli loro ed i loro genitori e mi insegnano i giochi che facevano da bambini.

Qualche giorno fa, mentre passeggiavamo nel bosco, mio nonno Gianfranco mi ha costruito un fischietto, che si chiama “zufilo”, ha utilizzato solamente un rametto di un albero e un coltellino e funziona davvero!

L’ho fatto provare anche alla mia sorellina Helena e si è divertita tantissimo.

È bellissimo vivere in montagna!

Siamo fortunati perché non tutti vivono in luoghi dove si può vedere così bene il susseguirsi delle stagioni: in primavera vediamo gli alberi fiorire e i prati riempirsi di tante varietà di fiori, d’estate tutto è verde e il cielo è di un azzurro intensissimo, in autunno il bosco si colora e d’inverno la neve imbianca tutto il paesaggio.

Un’amica di Lecce, quando le ho raccontato queste cose, è rimasta a bocca aperta perché loro non hanno questa fortuna, in compenso hanno un mare bellissimo e da loro non è quasi mai freddo.

Mi piace tanto camminare nel bosco e spesso, con i miei nonni, facciamo lunghe passeggiate nei sentieri delle nostre montagne, a volte attraversiamo anche i fiumi passando sui sassi e facendo molta attenzione a non cadere in acqua. Nel bosco tutto è vita, a cominciare dalle piante e dai numerosi animali che ci vivono che non ti fanno sentire mai sola!

Con un po’ di fortuna possiamo incontrare i daini, la volpe che fugge veloce appena ci vede, l’ispido istrice, la timida lepre, i cinghiali in fila indiana,  i maestosi cervi.

Un brutto incontro lo possiamo fare se ci imbattiamo in una vipera che, solitamente, ama godersi il caldo sole estivo e non le piace essere disturbata. In questi casi basta non molestarla e lasciarla beata al sole e lei non ci farà niente!

Se indossiamo gli stivali appropriati, non dobbiamo neppure aver paura di calpestarla inavvertitamente perché saremo protetti nel caso ci morda per difendersi.

In autunno nel bosco cerchiamo funghi e raccogliamo le castagne e mi diverto tantissimo!

Con le castagne si fanno tante cose buone: i ballotti, le frugiate, le sciarbole e, con la farina, i necci, le frittelle dolci, la polenta e tante altre cose golose.

Dove abito ci sono anche tanti alberi da frutto e d’estate mangiamo la frutta direttamente dalla pianta mentre d’inverno mangiamo le marmellate che fa la mia nonna con la frutta che non consumiamo.

Sono buonissime!

Mio nonno coltiva l’orto ed è fantastico seminare e raccogliere la verdura fresca!

Le carote, i cetrioli e i ravanelli hanno un sapore diverso da quelli che compriamo, mamma dice che fanno meglio perché non ci sono pesticidi e conservanti.

Ci sono anche tante feste in montagna e spesso ci vado con i miei genitori.

Molto bella è la festa degli aquiloni, la sagra di mezza estate, Santa Celestina, Sant’Anna, le sagre della castagna e tante altre. Mi piace soprattutto vedere tanta gente e comprare i “chicchi” alle bancarelle.

Vivere in montagna ha anche altri vantaggi, ad esempio a scuola abbiamo il giardino grande con tanta erba mentre le mie amiche di città hanno un piazzale di cemento, possiamo passeggiare senza paura che le macchine ci investano e, con i giardini e tanto verde anche i nostri animali sono più felici.

Sono molto contenta di vivere in montagna e da grande voglio rimanere qui.

Asia A

imageUn altro tipo di segnale

UNA GITA IN MONTAGNA

 Un po’ di tempo fa sono andato a fare una gita in montagna con alcuni miei amici, di nome Dario, Ettore, Vittoria ed Emma. Siamo andati al rifugio del Montanaro, insieme ai nostri genitori. Era un caldo pomeriggio di giugno, siamo andati con le macchine fino a Pratorsi, poi abbiamo camminato per circa 40 minuti lungo un sentiero in mezzo ad un bellissimo bosco di faggi. Una volta giunti al rifugio, noi bambini ci siamo messi a guardare un bellissimo panorama, mentre i nostri genitori si sono messi a preparare la cena, pasta e grigliata di carne. Dopo cena siamo andati con le torce a vedere il panorama notturno, poi una volta rientrati al rifugio, siamo andati a dormire perché eravamo stanchissimi. Il giorno successivo ci siamo svegliati e abbiamo fatto una ricca colazione, e poi abbiamo giocato nel bosco per tutta la mattina. Dopo pranzo, visto che il tempo non prometteva niente di buono, abbiamo deciso di tornare a casa. Concludendo, è stata una fantastica gita in montagna, che sicuramente ricorderò per sempre

Antonio

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E finalmente l’arrivo al Montanaro

Un gita in montagna

Un giorno sono andato a fare una bella gita in montagna, con la mia classe.
Non mi piace molto la montagna preferisco stare su una bella spiaggia al mare, ma sono comunque andato per visitare posti nuovi.

In montagna non ci sono molte cose, ma l’aria è molto più pulita rispetto a quella della città, c’è fresco anche in piena estate e si sta bene.

L’inverno però è molto triste, non mi piace molto la neve ed odio il freddo.

Quel giorno andammo per un sentiero, incontrammo dei cervi, erano belli, si avvicinarono ed io, all’inizio, ero molto impaurito.

Gli demmo un pezzo dei nostri panini e se lo mangiarono.

Poi ci fermammo a mangiare il nostro pranzo al sacco su un tavolino, davanti avevamo un bel panorama. La sera vedemmo, anche dei cinghiali, così cambiai idea e pensai che la montagna non era poi così male.

Alessio G

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