Piccole distrazioni/classe quinta

Lavoro individuale: il FLASHBACK! 

Arricchiamo, pian piano, i nostri racconti…

((()))

Come al solito la maestra capì subito che cosa avessi quella mattina…

 

Aurora

…pensavo a quando, da piccola, mi piaceva giocare con le bambole.

Era uno dei mie giochi preferiti, però mi piaceva giocare anche a palla.

Spesso le persone con cui giocavo erano le mie due sorelle maggiori, Arianita e Eleonora .

Pensavo anche a quanto mi piaceva aiutare la mamma, in cucina soprattutto.

Rivedevo nella mente tanti di quei bellissimi momenti!

Molto è cambiato dopo che è nato mio fratello; cominciai a giocare spesso anche con lui, però non mi divertivo un granchè  perchè lui era molto piccino.

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Ginevra

…stavo pensando a quel giorno in cui io e la mia amica Clara eravamo nel corridoio della scuola e io decisi di raccontarle una cosa che non sapeva nessuno.

Io ho l’udito come il cane e la vista di gatto!

Infatti un giorno mentre eravamo in attesa di Linda, una nostra compagna, io dissi a Clara che la sentivo !

Stava arrivando e, quando sbattei il piede a terra, era all’ entrata del corridoio!

Entrambe eravamo stupite, io non ci credevo e Clara era rimasta a bocca aperta … così le dissi subito nel orecchio : “Io ho i superpoteri!”.

Linda

…quella mattina, mentre la maestra scriveva alla lavagna, una mia compagna di nome Sara le chiese di andare in bagno.

Subito mi venne in mente la scenata di gelosia tra Sara e Marisa, a causa della nuova arrivata, Teresa.

La nuova compagna, aveva portato in classe tanti oggetti colorati della sua terra natale in Africa.

Le sue lunghe treccine e i suoi vestiti luminosi attiravanoMarisa  che, in poco tempo, divenne sua amica.

Mentre il tempo delle due nuove amiche trascorreva felice, Sara, sempre più gelosa, trascorreva tanto tempo in bagno a piangere.

La maestra, essendosi accorta di tutto ciò, mi chiese sottovoce di andare in bagno per consolarla.

Così corsi subito da Sara e per consolarla le chiesi di diventare mia amica.

Da quel giorno siamo state sempre insieme.

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FrancescoP 

… pensavo a quella mattina in cui ero triste e molto preoccupato: “Perché sei così triste?” mi chiese la maestra.

“Perché il nonno Armando è all’ospedale. Si è sentito male: gli è venuta un’emorragia al naso!”

“Mi dispiace tanto! L’andrò a trovare presto.”

“Grazie, glielo dirò! Sa il nonno è importante per me, mi ha anche insegnato a giocare a pallone! Da piccolo giocavo con il nonno Armando sempre a pallone. Quanto mi divertivo! Vincevo sempre io perché probabilmente mi faceva vincere: buttavo sempre la palla in rete. Il nonno da giovane era stato un calciatore, giocava per la Fiorentina. Era il numero 10. Ora vado a trovarlo, sai che da grande farò anch’io il calciatore?”

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ANNA DP

… ripensavo a quel giorno… mentre stavamo andando in mountain bike, l’ istruttore ci chiese : <<Come avete imparato ad andare in bicicletta?>>.

A me venne subito in mente il ricordo di quel giorno di primavera, avevo tre anni e mezzo.  Ero appena tornato da scuola, quando vidi la bicicletta  senza le rotine laterali e mi misi a piagnucolare dicendo :<< Appeche? Appeche! Come faccio?>>.

Il giorno dopo che era sabato papà  mi portò alla pista per provare ad andarci ma io non volevo, non volevo e non volevo!

Però papa’, rassicurandomi che non sarei caduta, mi convinse ed io un pò preoccupata montai sulla bicicletta.

Lui mi stava dietro tenendomi il sellino, dopo mi lasciò a sorpresa, mentre io pensavo che mi stesse ancora reggendo.

Quando feci la curva vidi papà che mi salutava ed io rimasi a bocca aperta: avevo imparato ad andare in bicicletta!

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Alice

… quando da piccola giocavo con il nonno a carte. Che divertimento! Vincevo sempre io! Lui vinceva qualche volta ma con i punti non mi ha mai superato!

Nelle giornate più belle mi portava al parco a fare un giro, invece nei giorni più brutti stavamo ore e ore a giocare a qualsiasi tipo di giochi con le carte, come uomo nero, scopa, rubamazzo, scala quaranta…

Anche se a giocare a carte vincevo sempre io, lui era comunque un campione e l’unica cosa in cui non lo batteva nessuno era dama!

Io a dama sono piuttosto brava ma se gioco con lui perdo ogni singola partita. Qualche volta, mentre giocavamo gli dicevo: “Nonno, m’insegni a giocare a dama bene come sai tu?” e lui rispondeva:”Ma certo! E sono sicuro che quando sarai più grande diventerai molto brava!”

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Gemma

… pensavo a quella mattina che ero molto pensierosa, non riuscivo a stare al banco e giocherellavo con le penne. La maestra spiegava e io non riuscivo a seguire la lezione.

Nonostante facessi l’ indifferente, la maestra capì subito che qualcosa non andava. Mi chiese varie volte cosa cci fosse ed io, non riuscendo più a trattenermi, iniziai a piangere.

Il giorno prima avevamo avuto la verifica di storia ed io morivo dalla paura di averla sbagliata. La maestra mi disse che dovevo stare tranquilla e che comunque anche i brutti voti aiutano a crescere.

 

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XXX

…ripensavo a quando, un pomeriggio, insieme a babbo e mamma imparai ad andare in bici con due ruote.

All’inizio il mio babbo mio babbo mi tolse una sola rotelle a, cominciai a girare intorno all’aia. Dopo un po’ mi tolse anche quella.

Non fu subito facile rimanere in equilibrio ma, dopo vari tentativi, ci riuscii!

I miei genitori furono molto fieri di me ed io ero veramente felice!

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Clara

…ripensavo a quando chiesi a mia sorella Nadia se voleva giocare con me a “Uno” e lei rispose di sì. Io detti le carte e iniziammo a giocare. Dopo qualche tiro, io, finii le carte e vinsi. Mia sorella, mi chiese come avevo fatto  a essere così brava e io le dissi che non glielo potevo dire.

Lei si arrabbiò e me lo chiese tantissime volte. Dopo un po’, mi stancai di sentirmelo dire e le raccontai tutto.

Quando io ero malata  e lei andava all’ asilo , veniva nonno che giocava a “Uno” con me. Visto che io mi ammalavo spesso, imparai  benissimo a giocare e lo battevo sempre.

Poi, un giorno, persi le carte e nessuno me le voleva ricomprare. Così smisi di giocare. Dopo un anno le ritrovai e ricominciai a giocare. Mia sorella, mi chiese di giocare tante volte, per diventare brava come me e io gli risposi di sì. Dopo un po’ diventò molto brava, quasi più di me.

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Tommaso

…ripensavo a quella mattina che ero molto euforico perchè dopo pranzo saremmo andati in piscina con altre classi.

A me piace particoralmente il nuoto e avevo deciso di mettercela tutta nelle gare che le insegnanti ci avevano anticipato. Però  allo stesso tempo  ero anche preoccupato: quando affronto una gara, prima di cominciare mi viene la tremarella. Ho questa reazione per la paura di perdere o di lottare contro qualcuno più forte o più veloce di me.

La maestra per farci stare calmi ci assegnò un lavoro a gruppi; nonostante questo, parlavamo solo e soltanto della piscina.

Finalmente l’ora di pranzo arrivò, mangiammo la pasta in bianco e dopo quarantacinque minuti partimmo.

Quel giorno la gara era di recuperare il cerchietto che veniva gettato a metà della vasca e si adagiava sul fondo.

Due concorrenti si tuffavano per andarlo a riprendere: chi lo portava per primo in superfice vinceva.  Quando toccò a me dovevo assolutamente recuperarlo per riportare la squadra in parità.

Ero contro Francesco P, molto più forte e muscoloso di me.

 Ci mettemmo in posizione e poi il temuto: “Via!!!”.  Subito mi tuffai e quando ritornai in superfice avevo in mano il cerchietto!!!

Tutti mi stavano applaudendo; avevo riportato la squadra in parità e soprattutto avevo sconfitto la mia paura dalle gare.

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