“Dono, dunque siamo” – Pistoia si veste di cultura

Pistoia ha trascorso un weekend di fine Maggio ospitando personaggi di rilievo del panorama culturale italiano e internazionale in occasione dell’evento annuale “Dialoghi sull’Uomo” . Questa terza edizione, caratterizzata da un tutto esaurito raggiunto in tempi assai rapidi, ha visto partecipare, tra gli istituti extra urbem, anche quello di San Marcello Pistoiese, che come gli altri ha garantito la presenza di un piccolo gruppo di volontari nello staff della manifestazione.
Il tema scelto, quello del dono, è stato suggestivo e fecondo, tanto da suscitare l’intervento di sociologi di fama mondiale come Bauman, professori universitari come Settis e Chiara Frugoni, scrittori come Stefano Benni e Daniel Pennac, fino a esponenti religiosi importanti come padre Enzo Bianchi.
Tutti hanno parlato del donare suggerendone una diversa chiave interpretativa, ma tutti sono stati accomunati dall’intendere il dono come capacità di creare e fondare relazioni umane significative.
Salvatore Settis, togliendosi la giacca e parlando in piedi davanti al microfono, ha formulato un collegamento tra il concetto di dono e quello di bonum commune parlando dunque dell’ambiente, o meglio- per citare il suo discorso- di un paesaggio eticamente corretto. Quest’ultimo rappresenta un dono per le generazioni future nel quale viviamo noi e nel quale vivranno i nostri posteri.
Padre Bianchi ha parlato, invece, del dono inteso come ospitalità, cioè come l’incontrarsi all’interno di un crocevia di cammini. L’ospitalità verso l’altro, il vero altro, ossia colui che emerge non scelto davanti a noi, che giunge portato semplicemente dall’accadere degli eventi, è il dono che ci rende uomini, che umanizza la nostra umanità.
Per Benni e Pennac, che hanno intitolato il loro incontro “Il dono della scrittura” , è attraverso un libro che si compie il dono della condivisione: con i propri lettori si instaura una dare composto dalle esperienze, dalle idee e dalle opinioni che lo scrittore espone ai lettori.
Chiara Frugoni, che ha studiato come le figure di S. Francesco e S. Chiara si siano rapportati al denaro e quindi all’elemosina, ben diversa dalla carità. In effetti, la carità era vista nel Medioevo quasi come un’arroganza mossa dal concetto della pietas, mentre l’elemosina era un dovere dei ricchi, che restituivano in quanto dispari ai poveri, ciò che avevano sottratto tramite l’esautorato o la vessazione.
Senza dubbio evento clou dell’intera kermesse culturale è stato l’intervento di Zygmunt Bauman, i cui studi vertono sugli aspetti salienti della società globalizzata, sui processi di individualizzazione e i mutamenti nella definizione di pubblico e privato con conseguenze filosofiche e morali del nuovo capitalismo. Lo studioso ha definito il Precariato l’attuale rimpiazzo dei termini ” zombie” Proletariato e Ceto medio. A suo giudizio, ciò che tiene insieme il precariato – ossia un insieme diversificato- facendone una categoria unica e coesa è la sua condizione di massima frammentazione, atomizzazione. Tutti i precari soffrono, ma tutte le loro sofferenze mostrano una somiglianza sorprendente tra loro: la riduzione ad un’ unica incertezza esistenziale, fonte inesauribile di umiliazione.
Il dono, visto sotto questa luce, assume il nome di solidarietà. Il titolo dell’incontro era, in effetti, “La solidarietà ha un futuro? ” . Le sofferenze dei precari non si sommano, bensì dividono coloro che le subiscono, negando il conforto di un destino comune e facendo apparire risibili gli appelli alla solidarietà. Ciascuno soffre da solo, afflitto regolarmente da un’ ingiusta punizione per aver commesso collettivamente i peccati di scarsa accortezza e mancanza di industriosità. Ma bisogna ricordarsi che a rendere il mercato tanto crudele è il fatto di non tenere minimamente conto che certe persone sono molto meglio attrezzate di altre per scegliere bene, poiché possiedono il capitale sociale, il sapere o le risorse.
Questi, in sintesi, i Dialoghi sull’uomo; doni preziosi elargiti al sapere popolare.

 

Giovanni Albergucci

Supervisione editoriale a cura di Elisa Lucchesi

 


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