[:it]E. Cantarella, “Ippopotami e Sirene” [:]

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Tipologia A – Analisi del testo a cura di Martina Innocenti (I Liceo Scientifico)

“Né circe né Calipso vivono, come è buona regola, all’interno di un gruppo familiare, sotto il comando di un uomo. Anziché obbedire tacendo, come fanno le donne oneste, esse alzano la voce, non solo per cantare, ma anche per comandare. Come fa Circe, per esempio. L’abbiamo già visto: quando Ulisse decide di accettare la sua offerta, Circe ordina alle ancelle di compiere i riti dell’ospitalità. Ma la voce che ordina è voce di donna, di conseguenza il rito è un inganno. Per Circe la sacra regola dell’ospitalità non ha valore: gli stessi gesti che tra uomini comunicano amicizia, quando sono compiuti da – o per ordine di – una donna sono una trappola. Ecco cosa insegnano in questo caso le avventure di Ulisse.”

E. Cantarella, Ippopotami e Sirene, Milano, Utet, 2015.

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Comprensione
Riassumi brevemente il contenuto del brano. (max 10 righe).

Circe e Calipso, a differenza delle donne greche reputate oneste, hanno la tendenza a comandare. Vivendo da sole, non sottostanno al comando di un uomo e svolgono personalmente i riti dell’ospitalità, ordinando alle ancelle che cosa fare. Per Omero, dietro ad una donna che dà ordini, si nasconde una trappola, un inganno. Per mezzo di questi due personaggi femminili cerca quindi di insegnare agli uomini greci come individuare le donne poco serie.

Analisi
Per quale motivo Circe e Calipso rappresentano, agli occhi di Omero, un modello di comportamento negativo?

Agli occhi di Omero, Circe e Calipso appaiono come personaggi il cui esempio non è da seguire, perché ricoprono il ruolo delle seduttrici.
Nell’Antica Grecia, infatti, un uomo poteva permettersi una relazione extraconiugale, purché fosse lui a decidere quando interromperla. E, soprattutto, doveva scegliere come moglie una donna che non appartenesse alla categoria delle seduttrici. Ma come riconoscerle? Omero illustra le analogie comportamentali che uniscono Circe e Calipso per distinguerle dalle “donne oneste”: prima di tutto, entrambi i personaggi omerici cantano. Questo deve subito allarmare un uomo, poiché le donne per bene non cantano. In secondo luogo, le due seduttrici vivono da sole, non all’interno di un gruppo familiare comprendente elementi maschili. Questi, per Omero, sono chiari segnali per individuare il pericolo e scegliere come comportarsi di conseguenza.

Qual è invece il modo di porsi di Erodoto con le donne? Individua alcuni esempi significativi tratti dalle Storie.

Erodoto, rispetto agli altri uomini greci, riusciva a vedere le donne da un altro punto di vista. Egli infatti non era per nulla misogino, anzi: nutriva interesse e simpatia verso il genere femminile, in particolar modo verso le figure di potere. Tutto ciò è confermato dalla presenza nelle Storie di narrazioni che descrivono il comportamento di donne con un certo rilievo nella società. Mi riferisco alle descrizioni, accompagnate da commenti positivi dell’autore, di Artemisia che combatte nella battaglia di Salamina, o di un aneddoto riguardante la regina babilonese Nitocri.

Un nuovo modello negativo di comportamento, nell’Odissea, è rappresentato dal Ciclope: quali gli aspetti passibili di critica da parte di Omero?

I Ciclopi erano ritenuti un modello di comportamento negativo nell’Odissea perché erano visti come il simbolo delle barbarie e delle inciviltà. Essi infatti, in varie occasioni, andavano contro gli ideali che erano alla base della cultura greca: in primo luogo, non praticavano l’agricoltura, bensì vivevano di pastorizia, cibandosi soltanto di carne e latticini. Per i greci, la mancanza di agricoltura era simbolo di sottosviluppo e arretratezza. Inoltre, i Ciclopi non praticavano i riti dell’ospitalità, che per Greci avevano un’importanza notevole. L’apice dell’inciviltà, tuttiavia, viene toccato con l’assenza di leggi e assemblee. Essi vivevano in gruppi familiari basati su una socialità prepolitica, dove la supremazia era attribuita secondo la legge del più forte.

Qual è invece il modo di porsi nei confronti dell’Altro di Erodoto? Motiva la risposta sulla base di un congruo numero di esempi.

Erodoto si rapporta con l’Altro in modo molto tollerante e neutrale, la sua curiosità infatti non suscita alcun giudizio. Se per Omero l’incontro con l’Altro è solo un pretesto per rafforzare la propria identità e trasmettere i valori fondanti della sua cultura, Erodoto desidera solo saziare la sua sete di conoscenza. Questo si deduce non solo dal diverso fine delle due opere ma anche da come gli autori parlano dei singoli personaggi trattati.

Interpretazione
La curiosità di Erodoto pare il tratto più significativo che emerge dal ritratto del grande storico ad opera di Eva Cantarella. Spiega le motivazioni che ne fanno, oltre che il padre della storiografia occidentale, anche un precursore dell’antropologia il primo reporter dell’antichità.

Erodoto è ritenuto il padre della storiografia occidentale e il precursore dell’antropologia per la sua modalità di lavoro, per la sua grande attenzione ai dettagli. Dettagli di ogni tipo, poiché affronta anche temi poco utili alla narrazione storica, come per esempio la flora e la fauna dei luoghi visitati.
Per quanto riguarda la definizione di “reporter dell’antichità” attribuitagli da Ryzcard Kapuściński, Erodoto può essere identificato come tale poiché raccoglie con cura le informazioni per poi riportarle nella sua patria.
Una sorta di mass-media del tempo.

Spiega la genesi delle Storie facendo riferimento sia alla definizione tucididea di Erodoto come logografo che indicando l’importanza che il soggiorno ateniese ha rappresentato per l’Autore nel definirsi dell’economia complessiva dell’opera.

Le Storie sono una narrazione particolare, che dovrebbe avere come unico soggetto le Guerre Persiane ma che invece è integrata con importanti descrizioni geo-etnografiche e da forti riferimenti mitologici. Erodoto infatti inizialmente era un logografo che scriveva opere suddivise in logoi, ossia discorsi da recitare di fronte ad un uditorio. In seguito al trasferimento ad Atene avvenuto nel 454 a. C. il suo stile, anche grazie all’ingresso nell’entourage di Pericle – dove peraltro conobbe Sofocle e Fidia – mutò, e l’opera stessa adottò un diverso criterio di suddivisione. Inoltre, da questo momento, poiché il suo era pubblico ateniese, iniziò a dare maggior enfasi al conflitto greco-persiano.

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